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Pericolo di incendio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per aver tentato di appiccare un fuoco. L’imputato sosteneva l’innocuità del suo gesto, ma la Corte ha stabilito che la creazione di un concreto pericolo di incendio è sufficiente per la condanna. Il ricorso è stato respinto perché chiedeva una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione, la quale deve limitarsi a un controllo di legittimità sulla decisione impugnata.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di incendio: la Cassazione ribadisce i limiti del ricorso

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico relativo ai reati contro l’incolumità pubblica, specificamente quello legato al pericolo di incendio. La pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere i limiti del sindacato della Corte Suprema e la differenza tra una valutazione di fatto e un controllo di legittimità. Quando un gesto, pur non sfociando in un rogo vero e proprio, può essere considerato penalmente rilevante? E quali sono i requisiti affinché un ricorso in Cassazione sia ritenuto ammissibile?

I fatti del processo

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello alla pena di otto mesi di reclusione per il reato previsto dall’articolo 424 del codice penale. L’accusa era quella di aver appiccato il fuoco a una bottiglia, creando un pericolo per la pubblica incolumità, in un’azione aggravata ai sensi dell’articolo 61 del codice penale. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di proporre ricorso per Cassazione, contestando la decisione della Corte d’Appello su diversi fronti.

I motivi del ricorso e il tema del pericolo di incendio

Il ricorrente basava la sua difesa su due argomenti principali. In primo luogo, sosteneva una violazione di legge e un vizio di motivazione in relazione alla sussistenza stessa del reato. A suo dire, il fatto era da considerarsi inoffensivo: l’incendio non si era mai sviluppato, la bottiglia utilizzata aveva una scarsissima potenzialità incendiaria e mancavano elementi che potessero favorire la combustione. Il gesto, secondo la difesa, aveva una valenza puramente dimostrativa e non era idoneo a creare un concreto pericolo di incendio.

In secondo luogo, il ricorrente lamentava il mancato accoglimento della richiesta di assoluzione per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis c.p., ritenendo che la Corte d’Appello avesse respinto tale istanza senza un’adeguata motivazione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo aspecifico. Gli Ermellini hanno chiarito che il ricorrente, in realtà, non stava denunciando un errore di diritto o un vizio logico della sentenza impugnata, ma stava chiedendo una nuova e diversa valutazione degli elementi di fatto, operazione preclusa al giudice di legittimità.

La Corte ha sottolineato come i giudici di merito avessero adeguatamente motivato la loro decisione. Essi avevano stabilito che dall’appiccamento del fuoco era sorto un effettivo pericolo di incendio, il quale non si era concretizzato solo grazie al pronto intervento delle forze dell’ordine. La pericolosità della condotta era stata valutata tenendo conto del luogo e dell’orario dell’azione, elementi sufficienti a integrare il reato contestato e a mettere a rischio la pubblica incolumità.

Anche il motivo relativo alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. è stato giudicato privo di specificità, poiché la sentenza d’appello aveva esplicitamente motivato la sua inapplicabilità sulla base dei criteri stabiliti dall’art. 133 c.p.

Richiamando consolidata giurisprudenza (tra cui Sez. 3, n. 17395/2023 e Sez. 2, n. 9106/2021), la Corte ha ribadito il suo ruolo: esaminare la correttezza giuridica e la coerenza logica del provvedimento impugnato, non sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. Chiedere alla Cassazione di riconsiderare se la bottiglia fosse o meno incendiaria equivale a chiedere un nuovo giudizio sul fatto, cosa non consentita in sede di legittimità.

Le conclusioni

La decisione riafferma un principio cardine del processo penale: per la configurabilità del reato previsto dall’art. 424 c.p., non è necessario che l’incendio si verifichi, ma è sufficiente che la condotta crei un concreto pericolo che ciò avvenga. La valutazione di tale pericolo è una questione di fatto, riservata ai giudici di primo e secondo grado. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve individuare vizi di legge o palesi illogicità nella motivazione della sentenza, non limitarsi a proporre una lettura alternativa delle prove. In assenza di tali vizi, il ricorso che sollecita una mera rivalutazione del merito è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È necessario che un incendio si sviluppi effettivamente per essere condannati per il reato di cui all’art. 424 c.p.?
No. Secondo la Corte, per la sussistenza del reato è sufficiente che dall’azione derivi un concreto pericolo di incendio, anche se questo non si sviluppa, ad esempio, per il pronto intervento delle forze dell’ordine.

Cosa significa che un ricorso in Cassazione è ‘aspecifico’?
Significa che i motivi del ricorso sono generici e non si confrontano specificamente con le argomentazioni contenute nella sentenza impugnata. Un ricorso aspecifico non individua precisi errori di diritto o vizi logici, ma si limita a contestare la decisione in modo generale, e per questo viene dichiarato inammissibile.

Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti di un caso per decidere se un’azione era pericolosa o meno?
No. La Corte di Cassazione è un ‘giudice di legittimità’ e non un ‘giudice di merito’. Il suo compito non è quello di riesaminare le prove e i fatti, ma di verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza precedente sia logica e non contraddittoria. La valutazione della pericolosità di un’azione è una questione di fatto riservata ai giudici dei gradi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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