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Pericolo di fuga: salute e carcere per ultrasettantenni

La Corte di Cassazione ha confermato la custodia cautelare in carcere per un uomo di 76 anni, condannato in primo grado all’ergastolo per un omicidio avvenuto trent’anni prima. Nonostante il peggioramento delle condizioni di salute e un nuovo nucleo familiare in Italia, i giudici hanno ritenuto prevalente l’eccezionale pericolo di fuga. La decisione si fonda sulla doppia cittadinanza dell’imputato, i suoi legami con uno Stato estero confinante e la gravità della pena, che costituisce una forte spinta a sottrarsi alla giustizia.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia cautelare per anziani: quando il pericolo di fuga prevale sulla salute

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33187/2025, affronta un tema delicato: il bilanciamento tra le esigenze di giustizia e le condizioni personali di un imputato anziano. Il caso riguarda la conferma della custodia in carcere per un uomo di 76 anni, nonostante un peggioramento della salute, a causa di un eccezionale pericolo di fuga. Questa decisione sottolinea come la gravità della pena e i legami con l’estero possano rendere insufficienti misure alternative come gli arresti domiciliari, anche con braccialetto elettronico.

I Fatti del Caso

Un uomo di 76 anni, accusato di un omicidio commesso quasi trent’anni prima, veniva arrestato e posto in custodia cautelare in carcere. Successivamente, veniva condannato in primo grado alla pena dell’ergastolo. La difesa presentava istanza per la revoca della misura o la sua sostituzione con gli arresti domiciliari, adducendo diversi motivi: un peggioramento delle sue condizioni di salute (problemi cardiaci, di deambulazione e stress emotivo), incompatibili con il regime carcerario, e il suo nuovo radicamento familiare e lavorativo in Italia. L’imputato, infatti, viveva con la moglie e due figli minori, lavorando come pizzaiolo. La difesa sosteneva che questi elementi, uniti all’età avanzata, avessero notevolmente ridotto il pericolo di fuga.

La Valutazione del Pericolo di Fuga e la Decisione dei Giudici

Sia il Tribunale del Riesame che, in ultima istanza, la Corte di Cassazione hanno rigettato le richieste della difesa. I giudici hanno ritenuto che, nonostante gli elementi portati a sostegno della richiesta, persistesse un pericolo di fuga di eccezionale rilevanza. Tale valutazione si è basata su una serie di elementi concreti già emersi e confermati nel corso dei vari gradi del giudizio cautelare.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su un’analisi rigorosa e puntuale, ritenendo infondati i motivi di ricorso. In primo luogo, le condizioni di salute dell’imputato, sebbene aggravate, non sono state giudicate tali da determinare un’incompatibilità assoluta con la detenzione carceraria. Una perizia medica aveva concluso che, pur essendo il carcere un fattore di stress, le patologie erano gestibili con terapie e controlli adeguati. Non era emersa la necessità di un ricovero extra-carcerario.

Il fattore decisivo è stato l’elevato pericolo di fuga. I giudici hanno sottolineato come l’imputato possedesse una doppia cittadinanza e mantenesse legami, anche economici (una pensione), con uno Stato estero. Tale Paese era facilmente raggiungibile dal luogo proposto per gli arresti domiciliari, situato a poche decine di chilometri dal confine e da un aeroporto internazionale. Questo elemento, unito alla recente condanna all’ergastolo, è stato interpretato come una fortissima spinta a sottrarsi all’esecuzione di una pena così grave. Secondo la Corte, l’imputato era ben consapevole che nello Stato estero non avrebbe potuto essere processato per lo stesso fatto, creando un’effettiva via di fuga dalla giustizia italiana.

Infine, è stata ritenuta inidonea anche la misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. La vicinanza al confine renderebbe il dispositivo inefficace, poiché il tempo necessario alle forze dell’ordine per intervenire a seguito di un allarme non sarebbe sufficiente a impedire l’espatrio.

Le conclusioni

La sentenza riafferma un principio fondamentale: per gli imputati ultrasettantenni, la custodia cautelare in carcere è una misura eccezionale, applicabile solo in presenza di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. Tuttavia, la valutazione di tale requisito deve essere concreta e basata su tutti gli elementi disponibili. Nel caso di specie, il radicamento familiare e il peggioramento della salute non sono stati ritenuti sufficienti a neutralizzare un rischio di fuga ritenuto altissimo, concreto e attuale, rafforzato dalla prospettiva di una condanna definitiva all’ergastolo.

Le precarie condizioni di salute di un imputato anziano sono sufficienti per escludere il pericolo di fuga?
No. Secondo la sentenza, se le condizioni di salute, pur aggravate, non sono tali da determinare un’incompatibilità assoluta con il regime carcerario e possono essere gestite in carcere, non sono di per sé sufficienti a vincere un pericolo di fuga ritenuto di eccezionale rilevanza.

In che modo una condanna, anche non definitiva, influenza la valutazione del pericolo di fuga?
Una condanna a una pena molto grave, come l’ergastolo, anche se non ancora definitiva, viene considerata un elemento che rafforza notevolmente il pericolo di fuga. La prospettiva di dover scontare una tale pena costituisce una forte spinta per l’imputato a sottrarsi all’esecuzione della stessa.

Il braccialetto elettronico è sempre una misura idonea a sostituire il carcere per prevenire il pericolo di fuga?
No. La sua idoneità deve essere valutata caso per caso. Nella vicenda specifica, la Corte ha ritenuto il braccialetto elettronico inefficace a causa della vicinanza dell’abitazione proposta per i domiciliari al confine di Stato e a un aeroporto internazionale, circostanze che avrebbero consentito all’imputato di fuggire prima che le forze dell’ordine potessero intervenire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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