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Pene sostitutive: valutazione del giudice e limiti

Una richiesta di pene sostitutive per una condanna a otto mesi era stata respinta dal giudice dell’esecuzione sulla base dei soli precedenti penali. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che la valutazione deve essere completa, analizzando la personalità del condannato e la sua capacità di reinserimento sociale, e non può basarsi su un’illogica prognosi di inadempimento a prescrizioni non previste dalla pena pecuniaria richiesta.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: La Valutazione del Giudice non può basarsi solo sui Precedenti

Con la sentenza n. 20692/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui criteri di applicazione delle pene sostitutive, introdotte dalla Riforma Cartabia. La decisione sottolinea un principio fondamentale: la valutazione del giudice non può limitarsi a un esame superficiale del certificato penale del condannato, ma deve fondarsi su un’analisi completa e approfondita della sua personalità e delle sue prospettive di reinserimento sociale. Un giudizio negativo basato unicamente sui precedenti si rivela insufficiente e, in alcuni casi, illogico.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla richiesta di una donna, condannata in via definitiva a otto mesi di reclusione oltre a una multa, di veder sostituita la pena detentiva con una pena pecuniaria. Questa possibilità è prevista dalla recente normativa transitoria (art. 95, d.lgs. n. 150/2022) per le pene detentive brevi.

Il Tribunale di Trani, in funzione di giudice dell’esecuzione, rigettava l’istanza. La motivazione si fondava esclusivamente sulla “personalità negativa della condannata”, desunta dal suo certificato del casellario. Secondo il giudice, i precedenti penali costituivano un “chiaro indice dell’impossibilità di formulare una prognosi positiva” sia sulla sua condotta futura sia sul rispetto delle prescrizioni che le sarebbero state imposte. La condannata ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando la genericità, contraddittorietà e illogicità di tale motivazione.

La Decisione della Cassazione sulle pene sostitutive

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale e rinviando il caso per un nuovo esame. La Cassazione ha ritenuto la motivazione del giudice dell’esecuzione “insoddisfacente sotto più profili”, delineando i limiti del potere discrezionale del giudice in materia di pene sostitutive.

Le Motivazioni

La Corte ha evidenziato due errori principali nel ragionamento del giudice di merito. In primo luogo, la decisione di rigetto era basata esclusivamente sui precedenti penali, senza alcuna considerazione approfondita sulla previsione di inadeguatezza della misura sostitutiva richiesta. Il giudice non ha tenuto conto delle condizioni di vita familiari e sociali dell’imputata, né della documentazione presentata dalla difesa a sostegno della sua capacità di reinserirsi socialmente.

In secondo luogo, e in modo ancora più evidente, la motivazione è stata giudicata illogica. Il giudice aveva espresso un giudizio prognostico negativo sul rispetto delle “prescrizioni” da parte della condannata. Tuttavia, la sanzione richiesta era la pena pecuniaria sostitutiva, la quale, a differenza della semidetenzione o della libertà controllata, non prevede alcuna prescrizione. La prognosi di inadempimento, come chiarito dalle Sezioni Unite della stessa Corte, è un ostacolo alla sostituzione solo per le pene che comportano obblighi specifici, non per quella pecuniaria.

Il giudice, pertanto, è tenuto a svolgere una valutazione personologica completa, utilizzando i criteri dell’art. 133 del codice penale, per capire se le pene sostitutive siano idonee alla rieducazione del condannato e a prevenire la commissione di nuovi reati. Un semplice sguardo al passato non è sufficiente.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale per la corretta applicazione della Riforma Cartabia: la concessione delle pene sostitutive non può essere negata sulla base di automatismi legati ai precedenti penali. Il giudice dell’esecuzione ha il dovere di condurre una verifica concreta e individualizzata della prognosi di recidiva e delle possibilità di rieducazione del condannato. La valutazione deve essere completa, logica e coerente con la natura della sanzione richiesta. Limitarsi al certificato penale, ignorando la situazione personale del condannato e la specificità della pena sostitutiva invocata, costituisce un vizio di motivazione che giustifica l’annullamento del provvedimento.

Un giudice può negare le pene sostitutive basandosi solo sui precedenti penali del condannato?
No. Secondo questa sentenza, il giudice deve effettuare una valutazione completa della personalità del condannato, delle sue condizioni di vita e delle sue prospettive di reinserimento sociale, non potendo limitarsi a considerare il solo certificato del casellario giudiziale.

È corretto negare la sostituzione con una pena pecuniaria per il timore che il condannato non rispetti le ‘prescrizioni’?
No, è illogico. La Corte di Cassazione ha chiarito che la pena pecuniaria sostitutiva non prevede alcuna prescrizione da rispettare. Pertanto, una prognosi negativa sul rispetto di eventuali obblighi non può essere usata come motivazione per negare questo specifico tipo di sanzione.

Quali criteri deve seguire il giudice per decidere sulla concessione delle pene sostitutive?
Il giudice deve basare la sua valutazione discrezionale sui criteri indicati nell’art. 133 del codice penale. La decisione deve essere orientata a una prognosi sulla rieducazione del condannato e sulla prevenzione di futuri reati, scegliendo la pena più idonea al suo reinserimento sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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