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Pene sostitutive: sì anche per chi è già detenuto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19776/2024, ha stabilito un importante principio in materia di pene sostitutive. La Corte ha annullato l’ordinanza di un Tribunale che aveva dichiarato inammissibile la richiesta di sostituzione della pena detentiva presentata da un condannato, solo perché quest’ultimo si trovava già in stato di detenzione. Secondo la Cassazione, la normativa transitoria della Riforma Cartabia non prevede la detenzione come un ostacolo all’applicazione delle pene sostitutive, accogliendo così il ricorso e rinviando il caso per una nuova valutazione nel merito.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: La Cassazione Apre le Porte anche ai Detenuti

Con una recente e significativa sentenza, la Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale riguardo l’applicazione delle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia. La decisione afferma che lo stato di detenzione di un condannato non impedisce la possibilità di richiedere e ottenere la sostituzione di una pena detentiva breve. Questa pronuncia apre nuove prospettive per i condannati che, pur trovandosi già in carcere, possono beneficiare delle nuove disposizioni normative.

Il Fatto: la Richiesta di Sostituzione della Pena dal Carcere

Il caso ha origine da un’istanza presentata da un condannato al Tribunale di Marsala, in funzione di giudice dell’esecuzione. L’uomo, la cui condanna a una pena detentiva era diventata definitiva, chiedeva di sostituire la reclusione con una delle pene sostitutive previste dalla legge n. 689/1981, come modificata dal d.lgs. n. 150/2022.

Il giudice dell’esecuzione, tuttavia, dichiarava l’istanza inammissibile. La motivazione addotta era una sola: il condannato si trovava già in stato di detenzione per espiare la pena definitiva. Secondo il Tribunale, questa circostanza precludeva l’accesso al beneficio.

Il Ricorso in Cassazione e l’Accoglimento

Contro questa decisione, la difesa del condannato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge. Il ricorrente sosteneva che il giudice avesse erroneamente interpretato la normativa, introducendo un ostacolo non previsto dal legislatore.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi, giudicando il ricorso fondato. Gli Ermellini hanno sottolineato come la decisione del giudice dell’esecuzione fosse viziata da un errore di diritto.

Le Motivazioni della Cassazione sulle Pene Sostitutive

La Corte ha basato la sua decisione sull’analisi dell’articolo 95 del d.lgs. n. 150/2022, che contiene le disposizioni transitorie in materia di pene sostitutive. Questa norma consente ai condannati a una pena detentiva non superiore a quattro anni, il cui procedimento era pendente in Cassazione al momento dell’entrata in vigore del decreto, di presentare un’istanza al giudice dell’esecuzione entro trenta giorni dall’irrevocabilità della sentenza.

Il punto cruciale, evidenziato dalla Corte, è che la normativa transitoria non pone in alcun modo lo stato di detenzione del condannato come condizione ostativa all’accoglimento della richiesta. In altre parole, la legge non dice che chi è già in carcere non può chiedere la sostituzione della pena.

Il giudice dell’esecuzione, ancorando la sua decisione di inammissibilità proprio alla condizione di detenzione, ha commesso una violazione di legge, poiché ha basato il suo provvedimento su un presupposto normativo inesistente. La detenzione non è un impedimento legale all’esame nel merito della richiesta.

Le Conclusioni: Cosa Cambia Ora

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso al Tribunale di Marsala per un nuovo giudizio. Il giudice del rinvio dovrà ora esaminare l’istanza senza considerare lo stato di detenzione come un ostacolo. Dovrà, invece, verificare se sussistono o meno tutte le altre condizioni previste dalla legge per l’accoglimento della richiesta di applicazione delle pene sostitutive.

Questa sentenza rappresenta un precedente importante: riafferma il principio di legalità, secondo cui i giudici non possono introdurre limiti o preclusioni non espressamente previsti dalla legge, e garantisce che le nuove e più favorevoli disposizioni in materia di sanzioni possano essere applicate a tutti coloro che ne hanno diritto, indipendentemente dal fatto che abbiano già iniziato a scontare la pena in un istituto penitenziario.

È possibile chiedere le pene sostitutive se si è già in carcere a scontare la pena?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, lo stato di detenzione del condannato non costituisce un ostacolo legale alla presentazione e all’esame di un’istanza per la sostituzione della pena detentiva, ai sensi delle disposizioni transitorie della Riforma Cartabia (art. 95, d.lgs. 150/2022).

Perché il Tribunale aveva inizialmente respinto la richiesta?
Il Tribunale aveva dichiarato l’istanza inammissibile basandosi unicamente sulla constatazione che il richiedente era già detenuto in espiazione della pena definitiva, ritenendo erroneamente questa condizione come un impedimento all’applicazione delle pene sostitutive.

Cosa succede dopo la decisione della Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato il provvedimento e ha rinviato il caso allo stesso Tribunale (in diversa composizione) per un nuovo giudizio. Il giudice dovrà ora valutare la richiesta nel merito, verificando la sussistenza delle condizioni previste dalla legge per la concessione delle pene sostitutive, senza poter più considerare lo stato di detenzione come un motivo di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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