Pene Sostitutive e Procura Speciale: La Cassazione Fa Chiarezza
L’accesso alle pene sostitutive delle pene detentive brevi rappresenta un aspetto cruciale del diritto penale moderno, orientato alla rieducazione del condannato. Tuttavia, la procedura per richiederle è soggetta a regole precise che, se non rispettate, possono precluderne l’applicazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illumina i requisiti formali indispensabili, in particolare la necessità di una procura speciale per il difensore.
I Fatti di Causa
Il caso esaminato dalla Suprema Corte nasce dal ricorso di un individuo condannato in primo e secondo grado per il delitto di ricettazione. La Corte d’Appello aveva confermato sia l’affermazione di responsabilità penale sia la pena inflitta. L’imputato, tramite il suo legale, ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando un’unica violazione di legge: la mancata applicazione di una sanzione sostitutiva, pur avendola richiesta in sede di conclusioni nel giudizio d’appello.
Il Motivo del Ricorso: La Richiesta di Pene Sostitutive
L’unico motivo di doglianza si concentrava sulla presunta violazione degli articoli 545-bis e 598-bis del codice di procedura penale. La difesa sosteneva che la Corte territoriale avesse errato nel non concedere una pena alternativa alla detenzione. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva rigettato la richiesta per due ragioni fondamentali:
1. La richiesta era stata avanzata dal difensore senza che questi fosse munito di una procura speciale da parte dell’imputato.
2. La richiesta era stata formulata in modo del tutto generico, senza specificare quale tra le diverse pene sostitutive si intendesse richiedere, nonostante le profonde differenze tra i loro presupposti.
La questione giunta all’esame della Cassazione era quindi se un difensore, in assenza di uno specifico mandato, potesse validamente richiedere per il proprio assistito la sostituzione della pena detentiva.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile, allineandosi pienamente con la decisione della Corte territoriale. Le motivazioni della decisione si fondano su un principio procedurale chiaro e rigoroso.
La Corte ha ribadito che, in tema di pene sostitutive, la legge richiede un’adesione consapevole e immediata da parte dell’imputato. L’articolo 545-bis del codice di procedura penale prevede infatti che l’imputato, personalmente o tramite un procuratore speciale, debba essere in grado di acconsentire all’applicazione della sanzione sostitutiva al momento stesso della lettura del dispositivo.
Questo requisito è fondamentale perché la fase processuale successiva alla lettura della sentenza non prevede ulteriori udienze o istanze di rinvio per permettere all’imputato di riflettere o decidere. La scelta deve essere immediata. Di conseguenza, il difensore non può assumere questa decisione in autonomia, ma necessita di un mandato specifico che lo autorizzi a esprimere il consenso per conto del suo assistito.
Inoltre, la Corte ha sottolineato come la richiesta fosse stata avanzata in maniera troppo generica. Non si può chiedere l’accesso a “una non precisata pena sostitutiva”, data l’eterogeneità dei presupposti e degli effetti di ciascuna misura (es. semilibertà, detenzione domiciliare, lavoro di pubblica utilità). La norma, secondo gli Ermellini, valorizza l’apporto delle parti per individuare la risposta sanzionatoria più adeguata al singolo caso, in linea con il principio di individualizzazione della pena sancito dall’art. 27 della Costituzione.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione
La decisione in commento offre un’importante lezione pratica per avvocati e imputati. Chi intende avvalersi della possibilità di richiedere le pene sostitutive deve agire con lungimiranza e preparazione. È essenziale che l’imputato conferisca al proprio difensore una procura speciale che lo autorizzi a presentare la richiesta e ad accettare la sanzione in sua vece. In alternativa, l’imputato deve essere presente in aula al momento della decisione per poter esprimere personalmente il proprio consenso.
Ignorare questi requisiti formali, come dimostra il caso in esame, rende la richiesta inefficace e preclude al giudice la possibilità di valutare nel merito l’applicazione di una misura alternativa al carcere, con la conseguente dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
Un avvocato può chiedere le pene sostitutive per il proprio assistito senza un incarico specifico?
No, secondo la Corte di Cassazione, l’avvocato deve essere munito di una procura speciale. In alternativa, la richiesta deve essere avanzata personalmente dall’imputato.
Perché è richiesta la procura speciale o la presenza dell’imputato per le pene sostitutive?
Perché l’imputato deve essere in grado di acconsentire immediatamente all’applicazione della pena sostitutiva al momento della lettura della sentenza (dispositivo), senza possibilità di rinvii o ripensamenti successivi.
Cosa succede se la richiesta di pene sostitutive è troppo generica?
Una richiesta che non specifica quale pena sostitutiva si desidera viene considerata inefficace. Come evidenziato nell’ordinanza, la genericità della richiesta contribuisce a renderla inammissibile, poiché non consente al giudice di valutare la misura più adeguata al caso concreto.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 36777 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 36777 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 10/10/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
LA BRUNA NOME nato a CATANIA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 13/11/2024 della CORTE APPELLO di CATANIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza della Corte di Appello di Catania che ha confermato l’affermazione di responsabilità e il trattamento sanzionatorio inflitto per il delitto di ricettazione;
considerato che l’unico motivo di ricorso, con cui si denuncia violazione di legge in relazione agli artt. 545-bis e 598-bis cod. proc. pen., risulta manifestamente infondato, in quanto la Corte territoriale, ponendo a base della omessa applicazione di una sanzione sostitutiva delle pene detentive brevi la mancanza di un’apposita procura speciale da parte del difensore che aveva provveduto ad avanzare la relativa richiesta in sede di conclusioni, ha fatto corretta applicazione dei principi di diritto in materia affermati da questa Corte;
che, infatti, evidenziato il carattere del tutto generico della richiesta, intesa all’accesso ad una non precisata pena sostitutiva nonostante l’eterogeneità dei presupposti, deve richiamarsi il principio secondo cui in tema di pene sostitutive di pene detentive brevi, l’imputato, personalmente o a mezzo di procuratore speciale, deve essere in grado di acconsentire, ex art. 545-bis cod. proc. pen., alla loro applicazione al momento della lettura del dispositivo, senza possibilità di avanzare istanze di rinvio, posto che la fase processuale successiva alla lettura del dispositivo non le prevede e che la norma valorizza l’apporto delle parti, chiamate a contribuire alla più adeguata risposta sanzionatoria al reato, in conformità alle esigenze di individualizzazione del trattamento derivanti dall’art. 27, comma 3, Cost. (Sez. 2, n. 10641 del 20/12/2023, dep. 2024, D., Rv. 286137 – 01);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma il giorno 10 ottobre 2025
Il Consigliere estensore