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Pene sostitutive Riforma Cartabia: quando si applicano

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12204/2024, ha stabilito che le pene sostitutive della Riforma Cartabia si applicano a tutti i procedimenti in cui la sentenza diviene definitiva dopo il 30 dicembre 2022. La Corte ha chiarito che un procedimento è considerato ‘pendente’ in Cassazione già dal momento dell’emissione della sentenza d’appello, anche se il ricorso non viene poi effettivamente presentato. Viene quindi respinto il ricorso del Procuratore Generale che sosteneva il contrario.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive Riforma Cartabia: La Cassazione Chiarisce l’Applicabilità

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 12204 del 2024 offre un chiarimento fondamentale sull’applicazione delle pene sostitutive della Riforma Cartabia. Questa pronuncia stabilisce un principio cardine per tutti i procedimenti la cui sentenza è divenuta definitiva dopo l’entrata in vigore della riforma, il 30 dicembre 2022. La Corte ha delineato con precisione i confini temporali e procedurali per l’accesso a queste nuove misure, anche nei casi in cui non sia stato proposto ricorso per cassazione.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna alla Sostituzione della Pena

Il caso trae origine da una condanna a due anni e due mesi di reclusione, inflitta con una sentenza divenuta irrevocabile il 24 gennaio 2023. Il condannato, tramite il suo legale, ha presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la sostituzione della pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità, una delle nuove pene sostitutive introdotte dal d.lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia).

La Corte d’Appello di Roma, in funzione di giudice dell’esecuzione, ha accolto la richiesta, sostituendo i 502 giorni di detenzione residua con il lavoro di pubblica utilità. La decisione si fondava sull’applicazione della disciplina transitoria della riforma, ritenuta più favorevole al reo.

Il Ricorso del Procuratore Generale e il Dubbio Interpretativo

Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha proposto ricorso per cassazione. La tesi dell’accusa si basava su una lettura restrittiva della norma transitoria (art. 95 del d.lgs. 150/2022). Secondo il Procuratore, per poter applicare le nuove norme, il procedimento avrebbe dovuto essere formalmente ‘pendente’ in Cassazione alla data del 30 dicembre 2022.

Nel caso specifico, a quella data era stata emessa la sentenza di secondo grado ed erano in corso i termini per presentare ricorso per cassazione, ma tale ricorso non era stato ancora depositato (e non lo sarebbe stato in seguito). Per il ricorrente, questa circostanza impediva di considerare il procedimento ‘pendente’ e, di conseguenza, escludeva l’applicabilità delle nuove disposizioni più favorevoli.

Le Pene Sostitutive Riforma Cartabia: La Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e fornendo una interpretazione estensiva e logica della disciplina transitoria.

La “Pendenza” del Procedimento: Un Concetto Esteso

Il fulcro della decisione risiede nella definizione di ‘pendenza del procedimento’ innanzi alla Corte di Cassazione. I giudici hanno chiarito che la pendenza della fase di legittimità inizia con l’emissione del dispositivo di secondo grado. Da quel momento, infatti, si apre la fase successiva, caratterizzata dalla decorrenza dei termini per il deposito della motivazione e, successivamente, per la proposizione del ricorso. Esiste, quindi, una ‘continuità’ anche solo virtuale tra le fasi del processo.

Il Momento del Giudicato come Criterio Decisivo

La Cassazione ha affermato che il legislatore ha voluto rendere applicabili le nuove disposizioni a tutti i casi in cui il giudicato non si fosse ancora formato prima del 30 dicembre 2022. Il fatto che il ricorso non sia stato proposto non cambia la sostanza: la sentenza è divenuta irrevocabile in un momento successivo all’entrata in vigore della riforma. Questo effetto è del tutto analogo a quello di un ricorso presentato e dichiarato inammissibile o respinto.

le motivazioni

La Corte motiva la sua decisione evidenziando l’intento del legislatore, desumibile dalla struttura della norma transitoria. Descrivendo tutte le fasi processuali (primo grado, appello, cassazione), la legge ha voluto coprire ogni situazione in cui una sentenza non fosse ancora definitiva alla data spartiacque del 30 dicembre 2022. Ritenere necessaria la presentazione effettiva di un ricorso per cassazione creerebbe una irragionevole disparità di trattamento. L’elemento che conta non è l’atto formale del ricorso, ma il momento in cui la condanna diventa irrevocabile. Poiché in questo caso il giudicato si è formato il 24 gennaio 2023, il condannato aveva pieno diritto di accedere alle nuove e più favorevoli pene sostitutive.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 12204/2024 stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica: le pene sostitutive della Riforma Cartabia si applicano a tutti i processi per i quali, alla data del 30 dicembre 2022, non era ancora intervenuta una sentenza irrevocabile. La ‘pendenza’ del procedimento in Cassazione sussiste anche durante la mera decorrenza dei termini per impugnare la sentenza d’appello. Ciò garantisce una più ampia applicazione delle norme favorevoli, in linea con lo spirito della riforma e con il principio del favor rei.

Quando si applicano le nuove pene sostitutive della Riforma Cartabia?
Si applicano a tutti i procedimenti in cui la sentenza diviene definitiva (passa in giudicato) in una data posteriore al 30 dicembre 2022, data di entrata in vigore della riforma.

Un procedimento è considerato ‘pendente’ in Cassazione anche se il ricorso non viene materialmente depositato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la pendenza nella fase di legittimità inizia con l’emissione della sentenza di secondo grado, poiché da quel momento decorrono i termini per proporre ricorso, creando una continuità virtuale del procedimento.

È necessario che un ricorso per cassazione venga presentato e poi respinto per poter beneficiare delle nuove norme?
No, non è necessario. L’elemento determinante è la data in cui la sentenza diventa irrevocabile. Se ciò avviene dopo il 30 dicembre 2022, le nuove disposizioni più favorevoli sono applicabili, indipendentemente dal fatto che il ricorso sia stato proposto e respinto o semplicemente non proposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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