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Pene sostitutive Riforma Cartabia: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che la norma transitoria della Riforma Cartabia sulle pene sostitutive si applica ai procedimenti pendenti in Cassazione al momento della sua entrata in vigore. Un condannato aveva chiesto la conversione della pena detentiva in lavoro di pubblica utilità, ma il Tribunale aveva erroneamente declinato la propria competenza. La Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che il giudice dell’esecuzione è competente a valutare l’istanza presentata entro 30 giorni dal passaggio in giudicato della sentenza, chiarendo un importante aspetto applicativo delle pene sostitutive della Riforma Cartabia.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive Riforma Cartabia: la Competenza del Giudice dell’Esecuzione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 5178/2025, offre un chiarimento fondamentale sull’applicazione delle pene sostitutive della riforma Cartabia. La decisione si concentra sulla disciplina transitoria prevista dall’art. 95 del D.Lgs. 150/2022, definendo la competenza del giudice dell’esecuzione per le istanze presentate da condannati i cui procedimenti erano pendenti in Cassazione al momento dell’entrata in vigore della riforma. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale per garantire l’accesso a misure alternative al carcere.

Il Fatto: Richiesta di Lavoro di Pubblica Utilità Respinta

Il caso ha origine dalla richiesta di un condannato a una pena di un anno e sei mesi di reclusione. La sua sentenza di condanna, emessa dalla Corte di Appello, era diventata definitiva a seguito di una declaratoria di inammissibilità del ricorso da parte della Corte di Cassazione. Sulla base della normativa transitoria della Riforma Cartabia, il condannato ha presentato tempestivamente un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la concessione della pena sostitutiva del lavoro di pubblica utilità.

Contrariamente alle aspettative, il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, ha rigettato la richiesta, declinando la propria competenza. Secondo il giudice di primo grado, la normativa transitoria non era applicabile al caso di specie, disapplicando di fatto una disposizione specificamente introdotta per gestire la fase di passaggio dal vecchio al nuovo regime sanzionatorio.

Pene Sostitutive Riforma Cartabia: la Norma Transitoria

Il cuore della questione legale risiede nell’interpretazione dell’art. 95 del D.Lgs. 150/2022. Questa norma è stata pensata per i procedimenti che, alla data di entrata in vigore della riforma (30 dicembre 2022), erano ancora pendenti davanti alla Corte di Cassazione. Essa consente al condannato, una volta che la sentenza è divenuta irrevocabile per rigetto o inammissibilità del ricorso, di rivolgersi al giudice dell’esecuzione entro trenta giorni per chiedere l’applicazione di una delle pene sostitutive della riforma Cartabia.

Il Tribunale dell’esecuzione aveva errato nel ritenersi non competente. La Cassazione, accogliendo il ricorso del condannato e le conclusioni del procuratore generale, ha ribadito la piena vigenza e applicabilità di questa disposizione.

La Decisione della Suprema Corte

La Suprema Corte ha annullato l’ordinanza del Tribunale e ha rinviato gli atti allo stesso per un nuovo giudizio, affermando principi di diritto chiari e in linea con la propria precedente giurisprudenza.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la condizione per l’applicabilità del regime transitorio è la pendenza del procedimento ‘innanzi la Corte di cassazione’ alla data di entrata in vigore del decreto legislativo. Una volta che tale condizione è soddisfatta e il giudizio di legittimità si conclude con una decisione che rende la condanna irrevocabile, il condannato ha il diritto di presentare l’istanza di sostituzione della pena al giudice dell’esecuzione. Questo meccanismo, previsto dall’art. 666 c.p.p., è stato erroneamente disatteso dal giudice di merito.

Inoltre, la Cassazione ha richiamato due suoi precedenti (sentenze n. 48579/2023 e n. 33840/2024), nei quali aveva già stabilito che l’applicazione della nuova regolamentazione non è subordinata a una preventiva verifica del suo carattere più favorevole rispetto alla disciplina precedente. La norma transitoria crea un canale procedurale specifico e non discrezionale, che il giudice dell’esecuzione ha l’obbligo di percorrere.

Le conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio fondamentale: il giudice dell’esecuzione è pienamente competente a decidere sulle istanze di applicazione delle pene sostitutive della riforma Cartabia nei casi rientranti nella disciplina transitoria. Annullando l’ordinanza impugnata, la Cassazione ha ripristinato la corretta applicazione della legge, garantendo che i condannati che si trovano in questa specifica situazione processuale possano effettivamente beneficiare delle nuove opportunità sanzionatorie introdotte dal legislatore. La decisione rappresenta una garanzia di certezza del diritto e di uniformità nell’applicazione delle nuove norme sull’esecuzione penale.

Quando si possono chiedere le pene sostitutive della Riforma Cartabia per un processo pendente in Cassazione al momento dell’entrata in vigore della legge?
L’istanza per l’applicazione delle pene sostitutive può essere presentata al giudice dell’esecuzione entro trenta giorni dal momento in cui la sentenza di condanna diventa definitiva, a seguito del rigetto o della declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione.

Quale giudice è competente a decidere sulla richiesta di pene sostitutive in questi casi?
Il giudice competente a decidere è il giudice dell’esecuzione, come specificamente previsto dalla norma transitoria (art. 95 del D.Lgs. 150/2022).

L’applicazione delle nuove norme sulle pene sostitutive è subordinata a una verifica che siano più favorevoli per il condannato?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’applicazione della regolamentazione introdotta dalla Riforma Cartabia, nei casi previsti dalla norma transitoria, non è subordinata alla verifica del suo carattere più favorevole rispetto alla disciplina previgente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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