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Pene sostitutive: ricorso inammissibile se nuovo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava la mancata applicazione di pene sostitutive alla detenzione. La decisione si basa su due principi cardine: il motivo non era stato sollevato in appello, interrompendo la ‘catena devolutiva’, e il giudice gode di potere discrezionale nel concedere tali misure, non essendo obbligato a proporle.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: Inammissibile il Ricorso se il Motivo è Nuovo

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, n. 4430 del 2024, offre chiarimenti fondamentali in materia di pene sostitutive e sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi. La Suprema Corte ha ribadito principi procedurali cruciali, sottolineando come l’omessa deduzione di un motivo in appello ne precluda la discussione in sede di legittimità. Questo caso evidenzia l’importanza di una strategia difensiva completa fin dai primi gradi di giudizio.

Il Contesto del Ricorso: La Mancata Sostituzione della Pena

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato, condannato per la contravvenzione prevista dall’art. 707 del codice penale. La Corte di Appello di Napoli aveva confermato la sua responsabilità penale. L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, basandolo su un unico motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione per la mancata sostituzione della pena detentiva inflitta. Il ricorrente, in sostanza, lamentava che il giudice non avesse disposto una sanzione alternativa al carcere.

I Motivi dell’Inammissibilità: la catena devolutiva e le pene sostitutive

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per una ragione procedurale dirimente. Il motivo relativo alla mancata applicazione delle pene sostitutive non era stato sollevato come motivo di appello nel precedente grado di giudizio. Né la richiesta era stata avanzata nel corso del processo di secondo grado. Questo comportamento processuale, secondo i giudici, ha causato una “evidente interruzione della catena devolutiva”. Tale principio impedisce di presentare al giudice superiore questioni che non sono state prima sottoposte all’esame del giudice inferiore.

Pene Sostitutive e Potere Discrezionale del Giudice

Oltre all’aspetto puramente procedurale, la Corte ha colto l’occasione per ribadire un importante principio sostanziale. In tema di sanzioni sostitutive di pene detentive brevi, il giudice non ha l’obbligo di proporre d’ufficio all’imputato l’applicazione di una di esse. La scelta rientra nel suo potere discrezionale.

Il Ruolo dell’Art. 545-bis c.p.p.

La difesa implicitamente si doleva anche della mancata attivazione della procedura prevista dall’art. 545-bis del codice di procedura penale. Tale norma prevede che, subito dopo la lettura del dispositivo, il giudice avvisi le parti della possibilità di richiedere la sostituzione della pena. La Cassazione, richiamando un suo precedente orientamento (sentenza n. 43848/2023), ha chiarito che l’omissione di tale avviso non comporta la nullità della sentenza. Al contrario, tale omissione presuppone una valutazione implicita, da parte del giudice, dell’insussistenza dei presupposti per accedere a una misura sostitutiva.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Corte sono state nette e lineari. In primo luogo, il ricorso è stato giudicato inammissibile perché il motivo non era stato precedentemente dedotto in appello, violando così il principio devolutivo. In secondo luogo, e a titolo di completezza, la Corte ha ribadito che la concessione di pene sostitutive è frutto di un potere discrezionale del giudice. L’assenza di una proposta esplicita o dell’avviso post-sentenza non inficia la validità della decisione, ma sottintende un giudizio negativo sui requisiti per la loro applicazione. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza rafforza due concetti fondamentali per la pratica legale. Primo, la necessità di articolare tutte le censure e le richieste difensive sin dal primo grado di appello, per non vedersi precludere la possibilità di discuterle in Cassazione. Secondo, conferma che la speranza di ottenere automaticamente pene sostitutive è mal riposta: la loro applicazione dipende da una valutazione discrezionale del giudice, che non è tenuto a sollecitarne la richiesta. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione la sostituzione di una pena detentiva?
No, secondo la Corte il motivo di ricorso deve essere stato presentato anche nel precedente grado di giudizio. Sollevarlo per la prima volta in Cassazione comporta l’inammissibilità del ricorso per rottura della ‘catena devolutiva’.

Il giudice è obbligato a proporre all’imputato l’applicazione di pene sostitutive?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che il giudice è investito di un potere discrezionale e non ha l’obbligo di proporre l’applicazione di una pena sostitutiva.

La mancata comunicazione dell’avviso sulla possibilità di chiedere pene sostitutive dopo la lettura della sentenza la rende nulla?
No, l’omissione dell’avviso previsto dall’art. 545-bis c.p.p. non comporta la nullità della sentenza. Secondo la Corte, tale omissione presuppone una valutazione implicita da parte del giudice circa l’insussistenza dei presupposti per concedere la misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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