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Pene sostitutive: richiesta necessaria in appello

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per evasione. La richiesta di pene sostitutive, introdotte dalla Riforma Cartabia, deve essere espressamente formulata in appello e non è automatica. Inoltre, il semplice rientro a casa non integra l’attenuante speciale prevista per chi si consegna alle autorità.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Riforma Cartabia: la Cassazione Chiarisce la Necessità della Richiesta in Appello

Con la sentenza n. 20552/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sulle novità introdotte dalla Riforma Cartabia, in particolare sull’applicazione delle pene sostitutive. La decisione chiarisce un punto procedurale fondamentale: l’applicazione di queste sanzioni alternative al carcere non è mai automatica, ma richiede una richiesta esplicita da parte dell’imputato o del suo difensore, anche nei processi d’appello.

Il Caso: Dalla Condanna per Evasione al Ricorso in Cassazione

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per il reato di evasione dagli arresti domiciliari, con l’aggravante della recidiva. La Corte di Appello di Lecce aveva confermato la pena a un anno, un mese e dieci giorni di reclusione.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione basandosi su due principali motivi:
1. La mancata applicazione delle pene sostitutive previste dalla Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), che, secondo il ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe dovuto valutare d’ufficio.
2. Il mancato riconoscimento dell’attenuante speciale prevista dall’art. 385, comma 4, del codice penale, nonostante l’imputato fosse rientrato spontaneamente nella sua abitazione e si fosse presentato ai Carabinieri giunti per un controllo.

I Motivi del Ricorso e l’Applicabilità delle Pene Sostitutive

Il primo motivo di ricorso si concentrava su un aspetto cruciale della Riforma Cartabia: la disciplina transitoria che rende le pene sostitutive applicabili anche ai processi in corso al 30 dicembre 2022. La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse commesso un errore omettendo di verificare la possibilità di sostituire la pena detentiva con una sanzione alternativa.

Il secondo motivo, invece, mirava a ottenere una riduzione di pena, facendo leva su un’interpretazione estensiva della circostanza attenuante che premia chi, dopo l’evasione, si consegna volontariamente alle autorità.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambi i motivi con argomentazioni chiare e in linea con la sua consolidata giurisprudenza.

Sulla Richiesta di Pene Sostitutive

La Corte ha preliminarmente osservato un dato fattuale decisivo: né nell’atto di appello, né in successive conclusioni scritte, la difesa aveva mai formulato una richiesta di applicazione di pene sostitutive. Questo ha reso il motivo inammissibile.

I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: l’applicazione delle pene sostitutive di cui all’art. 20-bis c.p. non può avvenire d’ufficio da parte del giudice. È necessaria un’apposita istanza dell’imputato. Tale richiesta, pur non dovendo essere necessariamente inserita nell’atto di impugnazione, deve intervenire al più tardi durante l’udienza di discussione dell’appello. In assenza di tale richiesta, il giudice non ha l’obbligo di pronunciarsi in merito. La Riforma Cartabia, quindi, ha introdotto un’opportunità per l’imputato, ma è onere di quest’ultimo attivarla con una specifica domanda.

Sull’Attenuante dell’Art. 385 c.p.

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha ricordato che, secondo la sua costante giurisprudenza, l’attenuante per chi si consegna dopo l’evasione ha presupposti molto specifici. Non è sufficiente rientrare spontaneamente nel luogo di detenzione domiciliare. È indispensabile che l’evaso si presenti presso un istituto carcerario o si consegni a un’autorità che abbia l’obbligo di tradurlo in carcere. Il semplice rientro a casa, sebbene possa dimostrare una ridotta pericolosità, non è sufficiente a integrare i requisiti di questa specifica norma premiale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, conferma che le pene sostitutive rappresentano un diritto che deve essere esercitato attivamente dalla difesa attraverso una richiesta esplicita e tempestiva nel giudizio di appello. Non ci si può aspettare una valutazione automatica da parte del giudice. In secondo luogo, ribadisce la rigorosa interpretazione dell’attenuante per l’evasione, limitandone l’applicazione ai soli casi in cui l’imputato si consegni a un’autorità preposta all’esecuzione della pena detentiva, escludendo il mero rientro al domicilio coatto.

È possibile ottenere le pene sostitutive in appello senza farne esplicita richiesta?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’applicazione delle pene sostitutive non è automatica (d’ufficio), ma presuppone un’apposita richiesta da parte dell’imputato o del suo difensore, da presentare al più tardi nel corso dell’udienza di discussione del gravame.

Per ottenere l’attenuante prevista per l’evasione, è sufficiente tornare spontaneamente a casa?
No. Secondo la giurisprudenza costante, l’attenuante di cui all’art. 385, comma 4, c.p. si applica solo se la persona evasa si presenta presso un istituto carcerario o si consegna a un’autorità che ha l’obbligo di tradurla in carcere. Il semplice rientro nel luogo di detenzione domiciliare non è sufficiente.

La Riforma Cartabia ha reso automatica l’applicazione delle pene sostitutive nei processi già in corso?
No. Sebbene la disciplina transitoria della Riforma Cartabia renda applicabili le pene sostitutive ai processi pendenti in appello, la sentenza chiarisce che ciò non elimina la necessità per l’imputato di presentare una specifica richiesta per poterne beneficiare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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