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Pene Sostitutive: richiesta in appello è valida

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12991/2024, ha stabilito un importante principio in materia di pene sostitutive. La richiesta di sostituzione della pena detentiva, introdotta dalla Riforma Cartabia, può essere validamente presentata fino all’udienza di discussione in appello, anche se non inclusa nell’atto di impugnazione iniziale. La Corte ha annullato con rinvio la decisione di merito che aveva dichiarato inammissibile tale richiesta perché formulata solo nelle conclusioni scritte, confermando però nel resto la condanna per ricettazione.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: Fino a Quando si Può Chiedere la Sostituzione della Pena in Appello?

La recente sentenza n. 12991/2024 della Corte di Cassazione offre un chiarimento fondamentale sull’applicazione delle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia. La questione centrale riguarda il termine ultimo per l’imputato per richiedere la sostituzione di una pena detentiva breve in sede di appello. La Suprema Corte ha stabilito che tale richiesta è ammissibile fino all’udienza di discussione, anche se non formulata nell’atto di impugnazione originario, delineando un’interpretazione estensiva e favorevole all’imputato.

Il Contesto del Caso: Dalla Condanna alla Questione Procedurale

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Firenze, che aveva parzialmente riformato una condanna di primo grado. L’imputato era stato assolto da un’accusa ma condannato per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.) a un anno e quattro mesi di reclusione. Durante il giudizio di appello, che si è svolto con rito cartolare (scritto), la difesa aveva presentato, in sede di conclusioni, un’istanza per la sostituzione della pena detentiva con una delle nuove pene sostitutive previste dalla Riforma Cartabia.

La decisione della Corte d’Appello

La Corte territoriale aveva dichiarato inammissibile la richiesta, ritenendola tardiva. Secondo i giudici di merito, una simile istanza avrebbe dovuto essere formulata con l’atto di appello o, al più, con motivi nuovi, e non per la prima volta nelle conclusioni finali. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, sollevando due motivi principali.

La Decisione della Cassazione sulle Pene Sostitutive

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato, mentre ha dichiarato inammissibile il secondo. La parte centrale della sentenza si concentra sull’interpretazione della disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95, D.Lgs. n. 150/2022).

L’interpretazione della Disciplina Transitoria

La Cassazione ha affermato che, per favorire la più ampia applicazione delle nuove e più favorevoli pene sostitutive, la richiesta dell’imputato può intervenire in qualsiasi momento fino alla conclusione dell’udienza di discussione d’appello. Questa interpretazione, secondo la Corte, è maggiormente conforme all’intenzione del legislatore. Non è quindi necessario che la richiesta sia inserita nell’atto di appello, superando un’interpretazione più restrittiva legata al principio devolutivo. La disciplina transitoria, infatti, è stata introdotta proprio per ampliare l’ambito applicativo delle nuove sanzioni ai processi in corso.

Il motivo inammissibile: la mancata deduzione in appello

Il secondo motivo di ricorso, relativo alla mancata applicazione di una circostanza attenuante per il danno di lieve entità, è stato invece dichiarato inammissibile. La Corte ha rilevato che questa specifica doglianza non era stata sollevata nei motivi di appello. Il Codice di procedura penale (art. 606, comma 3) vieta di dedurre in Cassazione questioni non prospettate al giudice del gravame, a meno che non siano rilevabili d’ufficio. Di conseguenza, non essendo stata precedentemente contestata, la questione non poteva essere esaminata per la prima volta in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano su un’attenta analisi della normativa transitoria della Riforma Cartabia. I giudici hanno sottolineato che tale disciplina è speciale e prevale sulle regole ordinarie del principio devolutivo. Lo scopo del legislatore era quello di garantire l’applicazione retroattiva della lex mitior (legge più favorevole) anche nei giudizi di appello pendenti al momento dell’entrata in vigore della riforma. Limitare la possibilità di richiesta al solo atto di appello avrebbe vanificato questo obiettivo, specialmente per gli appelli proposti prima della riforma stessa. La sentenza, pertanto, riafferma un orientamento giurisprudenziale maggioritario che favorisce l’accesso alle pene sostitutive, considerandolo un diritto esercitabile fino all’ultimo momento utile del giudizio di merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto della mancata valutazione della richiesta di pena sostitutiva, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte di Appello di Firenze per un nuovo esame. La statuizione sulla responsabilità penale dell’imputato è invece diventata definitiva. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: chiarisce che gli imputati nei processi di appello possono beneficiare delle nuove pene sostitutive presentando la relativa richiesta anche durante l’udienza, senza il rischio che venga dichiarata inammissibile per tardività. Si tratta di una garanzia fondamentale che assicura la piena applicazione dei principi del favor rei nell’ambito della recente riforma processuale.

È possibile chiedere le pene sostitutive per la prima volta durante l’udienza di appello?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in base alla disciplina transitoria della Riforma Cartabia, la richiesta di applicazione delle pene sostitutive può essere formulata fino all’udienza di discussione in appello, anche se non era stata inserita nell’atto di impugnazione iniziale o in motivi nuovi.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza solo in parte?
La Corte ha annullato la sentenza solo riguardo alla valutazione sull’ammissibilità della richiesta di pena sostitutiva, poiché ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse errato nel dichiararla tardiva. Ha invece confermato la responsabilità penale dell’imputato, che è diventata irrevocabile, in quanto il secondo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile.

Cosa succede se un motivo di ricorso non viene sollevato nell’atto di appello?
Secondo l’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale, una questione non prospettata nei motivi di appello non può essere dedotta per la prima volta in Cassazione. Come accaduto nel caso di specie per l’attenuante del danno lieve, tale motivo viene dichiarato inammissibile per tardività della proposizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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