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Pene sostitutive: richiesta in appello e riforma Cartabia

La Corte di Cassazione ha chiarito importanti aspetti legati alle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia. In un caso in cui la Corte d’Appello aveva negato la sostituzione della pena a causa della concessione della sospensione condizionale, la Cassazione ha annullato la decisione. Ha stabilito che la richiesta di pene sostitutive può essere avanzata fino all’udienza di appello e che il nuovo divieto di cumulo con la sospensione condizionale non è retroattivo, non applicandosi quindi ai reati commessi prima dell’entrata in vigore della riforma.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Riforma Cartabia: la Cassazione fa chiarezza

Con la recente sentenza n. 17675/2025, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante interpretazione sulle nuove pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia. La pronuncia si concentra sulla tempistica per la richiesta di tali sanzioni in appello e sul loro rapporto con la sospensione condizionale della pena, offrendo chiarimenti cruciali per la difesa. La decisione sottolinea la necessità di applicare la normativa più favorevole all’imputato, nel rispetto del principio di irretroattività della legge penale.

Il caso: una condanna e due benefici in conflitto

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di appello di Bari, che aveva confermato la condanna di un imputato. Durante il processo d’appello, la difesa aveva richiesto l’applicazione di una pena sostitutiva in luogo della detenzione. La Corte territoriale, tuttavia, aveva rigettato l’istanza, sostenendo che la concessione della sospensione condizionale della pena, già disposta in primo grado, precludesse la disamina della richiesta. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge.

Le Pene Sostitutive e la tempistica della richiesta in Appello

Uno dei punti centrali della sentenza riguarda la tempestività della richiesta di applicazione delle pene sostitutive. La Corte d’Appello aveva implicitamente ritenuto tardiva la richiesta, in quanto formulata solo durante la discussione orale. La Cassazione ha smentito questa interpretazione, affermando che la richiesta difensiva non era affatto tardiva.

La disciplina transitoria della Riforma Cartabia

La Suprema Corte ha richiamato la disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95 d.lgs. n. 150/2022), la quale stabilisce che per i processi in corso, la richiesta di applicazione delle nuove sanzioni sostitutive può essere presentata fino all’udienza di discussione in appello. Questa interpretazione favorisce la più ampia applicazione possibile delle nuove e più favorevoli sanzioni, in linea con l’intento del legislatore. Pertanto, la Corte d’Appello avrebbe dovuto esaminare nel merito la richiesta dell’imputato.

Il rapporto tra Pene Sostitutive e Sospensione Condizionale

Il secondo e cruciale errore della Corte d’Appello è stato affermare un’incompatibilità assoluta tra la concessione della sospensione condizionale e l’applicazione delle pene sostitutive. La Cassazione ha ricostruito l’evoluzione normativa, evidenziando una distinzione fondamentale basata sul momento di commissione del reato.

L’impatto del principio di irretroattività

La Riforma Cartabia ha introdotto un esplicito divieto di applicare la sospensione condizionale alle pene sostitutive (art. 61-bis della legge n. 689/1981). Tuttavia, questa norma, essendo più sfavorevole per l’imputato, non può essere applicata retroattivamente. Poiché i fatti del caso in esame risalivano al 2019, ovvero a un’epoca precedente alla riforma, si doveva applicare la disciplina previgente. Secondo l’orientamento consolidato prima della riforma, la sostituzione della pena detentiva era compatibile con la sospensione condizionale. La Corte ha quindi ribadito che il nuovo divieto non si estende ai fatti commessi prima della sua entrata in vigore, in ossequio all’art. 2 del codice penale.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata con rinvio ad altra sezione della Corte di appello di Bari. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la Corte territoriale ha commesso un duplice errore. In primo luogo, ha erroneamente considerato tardiva la richiesta di pene sostitutive. In secondo luogo, ha basato il diniego su un’asserita incompatibilità con la sospensione condizionale, senza considerare che, per i reati commessi prima della Riforma Cartabia, tale incompatibilità non sussisteva. Inoltre, la Cassazione ha evidenziato come la stessa concessione della sospensione condizionale fosse problematica, dato che il giudice di primo grado ne aveva rilevato la mancanza dei presupposti in motivazione, concedendola solo nel dispositivo. La Corte d’Appello avrebbe dovuto considerare questa contraddizione invece di liquidare la richiesta di pena sostitutiva.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Anzitutto, conferma che nei giudizi d’appello pendenti, la richiesta di pene sostitutive può essere validamente formulata fino all’udienza di discussione. In secondo luogo, chiarisce che il divieto di cumulo tra sospensione condizionale e pene sostitutive non si applica ai reati commessi prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia. I giudici di merito sono quindi tenuti a valutare nel concreto la possibilità di applicare le sanzioni sostitutive, applicando la legge più favorevole all’imputato in base al momento della commissione del fatto.

È possibile chiedere le pene sostitutive per la prima volta durante l’udienza di appello?
Sì. Secondo la disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95 d.lgs. n. 150/2022), per i processi in corso al momento della sua entrata in vigore, la richiesta di applicazione delle sanzioni sostitutive può essere presentata fino al momento della discussione nel giudizio di appello.

Le pene sostitutive sono compatibili con la sospensione condizionale della pena?
Dipende dal momento in cui è stato commesso il reato. Per i reati commessi prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, la giurisprudenza ammetteva la compatibilità. La Riforma ha introdotto un divieto esplicito, ma questa norma, essendo sfavorevole, non è retroattiva e si applica solo ai fatti successivi alla sua vigenza.

Cosa deve fare il giudice d’appello se la sospensione condizionale è stata concessa in primo grado pur in assenza dei presupposti?
Il giudice d’appello non può semplicemente usare la concessione della sospensione condizionale per negare l’applicazione delle pene sostitutive. Deve invece affrontare la contraddizione, valutando la possibile revoca futura del beneficio e considerando l’applicabilità delle pene sostitutive a prescindere da una concessione errata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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