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Pene sostitutive: quando si chiede l’applicazione?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 117/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante la richiesta di pene sostitutive. La Corte ha chiarito che, per le sentenze d’appello il cui dispositivo sia stato pronunciato prima del 30 dicembre 2022 (data di entrata in vigore della Riforma Cartabia), l’istanza per le pene sostitutive non va presentata alla Corte d’Appello ma al giudice dell’esecuzione, solo dopo che la sentenza è diventata definitiva.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene sostitutive e Riforma Cartabia: la Cassazione chiarisce il regime transitorio

L’introduzione delle pene sostitutive con la Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022) ha sollevato importanti questioni interpretative, soprattutto riguardo al regime transitorio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 117 del 2024, fa luce su un aspetto cruciale: il momento e la sede corretta per presentare l’istanza di applicazione di tali pene per i procedimenti che si trovavano a cavallo dell’entrata in vigore della riforma. La decisione sottolinea una distinzione fondamentale basata sulla data di pronuncia del dispositivo della sentenza d’appello.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. Il dispositivo della sentenza di condanna era stato pronunciato il 12 dicembre 2022. Successivamente, ma prima del deposito delle motivazioni, l’imputato aveva avanzato istanza per l’applicazione delle pene sostitutive in data 1 febbraio 2023. La Corte d’Appello non si era pronunciata su tale richiesta.
L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione dell’art. 95 del d.lgs. n. 150/2022, sostenendo che la Corte territoriale avrebbe dovuto decidere sulla sua istanza.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle pene sostitutive

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Secondo gli Ermellini, la Corte d’Appello di Palermo ha agito correttamente non pronunciandosi sull’istanza. La chiave di volta della decisione risiede nell’interpretazione del regime transitorio previsto dalla Riforma Cartabia e nel concetto di “pendenza del procedimento”.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha fondato la propria decisione su un principio giuridico consolidato. L’art. 95, comma 1, del d.lgs. n. 150/2022 disciplina l’applicabilità delle nuove norme ai procedimenti in corso al 30 dicembre 2022, data di entrata in vigore della riforma.

Il punto centrale della motivazione è che la pronuncia del dispositivo della sentenza di appello (avvenuta il 12 dicembre 2022) determina un avanzamento della fase processuale. Dal momento della lettura del dispositivo, il procedimento si considera “pendente” non più davanti alla Corte d’Appello, bensì “innanzi la Corte di cassazione”, anche se il ricorso non è stato ancora formalmente presentato.

Di conseguenza, la Corte d’Appello non aveva più la competenza per decidere sulla richiesta di pene sostitutive, poiché la sua giurisdizione si era esaurita con la pronuncia della decisione. L’istanza, presentata il 1 febbraio 2023, era quindi tardiva per quel grado di giudizio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza offre un’indicazione pratica molto chiara per i difensori e gli imputati. Per tutti i procedimenti in cui il dispositivo della sentenza di appello è stato emesso prima del 30 dicembre 2022, la via per accedere alle pene sostitutive non è un’istanza alla Corte d’Appello, ma una richiesta successiva al giudice dell’esecuzione.

In pratica, il condannato deve attendere che la sentenza diventi definitiva (cioè, dopo l’esito del giudizio di Cassazione o la scadenza dei termini per impugnare). Solo a quel punto, una volta formatosi il giudicato, potrà presentare l’istanza di sostituzione della pena detentiva al giudice dell’esecuzione, secondo la procedura prevista dall’art. 666 del codice di procedura penale. Questa pronuncia ribadisce un orientamento già espresso in altre sentenze, consolidando un’interpretazione che garantisce certezza giuridica nella delicata fase di transizione tra il vecchio e il nuovo regime sanzionatorio.

Quando si può chiedere l’applicazione delle pene sostitutive per una sentenza d’appello il cui dispositivo è stato pronunciato prima del 30 dicembre 2022?
L’istanza per le pene sostitutive non può essere presentata alla Corte d’Appello, ma deve essere rivolta al giudice dell’esecuzione solo dopo che la sentenza è diventata definitiva, ovvero all’esito del giudizio di legittimità.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, secondo la Corte, la richiesta di pene sostitutive era stata erroneamente presentata alla Corte d’Appello. Al momento della richiesta, il procedimento era già considerato pendente innanzi alla Corte di Cassazione a seguito della pronuncia del dispositivo, rendendo la Corte d’Appello non più competente a decidere.

A quale giudice va presentata l’istanza di sostituzione della pena detentiva in questo specifico caso?
L’istanza deve essere presentata al giudice dell’esecuzione, ai sensi dell’art. 666 del codice di procedura penale, una volta che la sentenza di condanna è passata in giudicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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