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Pene sostitutive: quando si applicano retroattivamente

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che negava l’applicazione delle pene sostitutive previste dalla Riforma Cartabia. Il caso riguardava una condanna la cui sentenza d’appello era anteriore al 30 dicembre 2022, ma divenuta irrevocabile successivamente. La Corte ha stabilito che un procedimento è da considerarsi ‘pendente’ in Cassazione già dal momento della pronuncia della sentenza d’appello, garantendo così l’applicabilità delle nuove norme più favorevoli anche a tali situazioni.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Riforma Cartabia: la Cassazione fa chiarezza sulla retroattività

L’introduzione delle pene sostitutive con il D.Lgs. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia) ha rappresentato una significativa evoluzione del nostro sistema sanzionatorio. Tuttavia, le norme transitorie, che regolano il passaggio dal vecchio al nuovo regime, hanno generato incertezze applicative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione interviene per chiarire un punto cruciale: quando una persona condannata può beneficiare delle nuove disposizioni, anche se il suo processo era già in fase avanzata al momento dell’entrata in vigore della legge?

I Fatti del Caso

Una persona veniva condannata con una sentenza emessa dal Tribunale e successivamente confermata in secondo grado. La decisione della Corte d’Appello era stata pronunciata prima del 30 dicembre 2022, data di entrata in vigore della Riforma Cartabia. Contro tale sentenza, veniva proposto ricorso per cassazione, e la condanna diventava definitiva solo nel gennaio 2024.

A seguito dell’irrevocabilità della sentenza, la condannata presentava un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la sostituzione della pena detentiva con una delle nuove pene sostitutive. Il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, dichiarava l’istanza inammissibile. La motivazione era che, al 30 dicembre 2022, il processo non era formalmente ‘pendente’ in Cassazione, poiché la decisione di secondo grado era già stata emessa e il ricorso non era ancora stato depositato. Di conseguenza, secondo il giudice, la nuova normativa non era applicabile.

L’interpretazione delle norme sulle Pene Sostitutive

La questione giuridica sottoposta alla Corte di Cassazione riguardava l’interpretazione dell’articolo 95 del D.Lgs. 150/2022. Questa norma transitoria consente a chi ha un procedimento pendente in Cassazione al momento dell’entrata in vigore della legge, di chiedere l’applicazione delle pene sostitutive al giudice dell’esecuzione entro trenta giorni dalla data in cui la sentenza diventa irrevocabile.

Il nodo da sciogliere era: cosa si intende per ‘procedimento pendente in Cassazione’? La pendenza inizia con la pronuncia della sentenza d’appello (che apre la possibilità di ricorrere) o solo con l’effettiva proposizione del ricorso? La risposta a questa domanda determina l’ambito di applicazione di una normativa più favorevole per il condannato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della condannata, annullando la decisione del giudice dell’esecuzione e chiarendo un principio fondamentale. I giudici hanno stabilito che la ‘pendenza’ della fase di legittimità inizia con l’emissione del dispositivo della sentenza di secondo grado. Questo perché esiste una ‘continuità’, anche solo virtuale, tra le diverse fasi del procedimento penale.

La pronuncia della sentenza d’appello, infatti, determina la potenziale apertura della fase successiva innanzi alla Corte di Cassazione. Pertanto, per l’applicazione delle norme transitorie sulle pene sostitutive, è sufficiente che al 30 dicembre 2022 fosse stata emessa una sentenza di secondo grado (o di primo grado inappellabile). Se, successivamente, la sentenza è divenuta irrevocabile a seguito del giudizio di cassazione, il condannato ha pieno diritto di presentare l’istanza di sostituzione della pena.

La Corte ha specificato che il giudice dell’esecuzione ha commesso un ‘errore percettivo’, non cogliendo la corretta portata della disposizione transitoria, la cui finalità è proprio quella di estendere il più possibile l’applicazione del nuovo e più favorevole regime sanzionatorio ai procedimenti in corso.

Le Conclusioni

Questa sentenza ha un impatto pratico notevole. Afferma chiaramente che tutti i condannati le cui sentenze sono diventate irrevocabili dopo il 30 dicembre 2022, a seguito di un giudizio in Cassazione, possono chiedere la conversione della pena, a condizione che il giudizio d’appello si fosse concluso prima di tale data. Viene così garantita una più ampia applicazione retroattiva delle pene sostitutive, in linea con il principio del favor rei (principio di favore verso l’imputato/condannato) che ispira la Riforma Cartabia. La decisione offre un’interpretazione estensiva e logica, assicurando che i benefici della nuova legge non vengano negati a causa di interpretazioni eccessivamente formalistiche dei termini procedurali.

Quando è possibile chiedere l’applicazione delle pene sostitutive per i processi già in corso al 30 dicembre 2022?
È possibile chiederla se, a quella data, il procedimento era ‘pendente’. Secondo la Cassazione, un processo è da considerarsi pendente nella fase di Cassazione già dal momento in cui viene emessa la sentenza di secondo grado, anche se il ricorso non è ancora stato formalmente presentato.

Qual è il termine per presentare la domanda di sostituzione della pena?
La domanda va presentata al giudice dell’esecuzione entro trenta giorni dalla data in cui la sentenza di condanna diventa irrevocabile, ovvero non più impugnabile con mezzi ordinari.

Perché il giudice dell’esecuzione aveva inizialmente respinto la richiesta?
Il giudice aveva interpretato erroneamente il concetto di ‘pendenza’, ritenendo che il procedimento non fosse pendente in Cassazione al 30 dicembre 2022 perché la sentenza d’appello era già stata emessa. La Cassazione ha corretto questa lettura, definendola un ‘errore percettivo’ e stabilendo che la pendenza inizia con la pronuncia della sentenza di secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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