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Pene sostitutive: quando richiederle nel rito cartolare

La Corte di Cassazione, con la sentenza 43396/2024, ha stabilito un principio fondamentale per le impugnazioni trattate con rito cartolare. Un imputato, condannato per detenzione di stupefacenti, aveva lamentato la mancata applicazione delle pene sostitutive. La Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che nel procedimento senza udienza orale, la richiesta di accesso alle pene sostitutive deve essere formulata esplicitamente dall’imputato tramite atti scritti (atto di appello, memorie o conclusioni). In assenza di una tale richiesta, il silenzio del giudice sul punto non vizia la sentenza e non può essere fatto valere come motivo di ricorso.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Rito Cartolare: La Cassazione Sottolinea l’Onere della Richiesta

Con la recente sentenza n. 43396/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale in materia di pene sostitutive nell’ambito dei processi d’appello celebrati con rito cartolare. Questa modalità processuale, sempre più diffusa, prevede una decisione basata sugli atti scritti senza la discussione orale. La pronuncia sottolinea l’importanza di un ruolo attivo da parte dell’imputato e del suo difensore, stabilendo che la richiesta di conversione della pena detentiva deve essere esplicita.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un uomo per detenzione illecita di una modica quantità di sostanze stupefacenti. La pena inflitta in primo grado, e confermata dalla Corte d’Appello di Ancona, era di 5 mesi e 10 giorni di reclusione, con sospensione condizionale. A seguito di un primo ricorso in Cassazione, la sentenza era stata annullata con rinvio alla Corte d’Appello di Perugia, ma solo limitatamente alla concessione del beneficio della non menzione, che veniva poi accordato.

L’imputato ha proposto un nuovo ricorso per cassazione avverso quest’ultima decisione, sollevando due questioni procedurali: una presunta irregolarità nella notifica del decreto di citazione per il giudizio di rinvio e, soprattutto, l’omessa applicazione delle pene sostitutive previste dall’art. 545-bis del codice di procedura penale. Secondo la difesa, il rito cartolare non avrebbe consentito di avanzare tale richiesta.

I Motivi del Ricorso: Notifica e Applicazione delle Pene Sostitutive

I motivi di ricorso si concentravano su due aspetti principali:

1. Vizio di notifica: La difesa sosteneva che il decreto di citazione non fosse stato notificato correttamente presso il domicilio dichiarato dall’imputato, impedendogli di partecipare all’udienza.
2. Mancata applicazione delle pene sostitutive: Il punto centrale del ricorso riguardava il silenzio della Corte d’Appello sulla possibilità di sostituire la pena detentiva breve. La difesa argomentava che l’assenza di un’udienza orale avesse di fatto precluso la possibilità di formulare tale istanza, violando la legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo entrambi i motivi infondati. Per quanto riguarda la notifica, un esame degli atti ha dimostrato che, dopo un tentativo fallito presso il domicilio dichiarato, la notifica era stata correttamente eseguita presso il difensore, come previsto dalla legge in caso di irreperibilità dell’imputato.

Il cuore della decisione, tuttavia, risiede nella disamina della questione relativa alle pene sostitutive. La Corte ha affermato un principio di diritto di fondamentale importanza pratica.

L’Onere della Richiesta Esplicita nel Rito Cartolare

La Cassazione ha chiarito che, sebbene un imputato possa lamentarsi del silenzio del giudice sulla possibilità di applicare pene alternative, tale doglianza è ammissibile solo a determinate condizioni. In particolare, in un procedimento a trattazione cartolare, dove manca la discussione orale, è indispensabile che l’imputato manifesti attivamente la sua volontà.

L’accesso al subprocedimento per la conversione della pena non è automatico né un dovere d’ufficio del giudice in assenza di uno stimolo di parte. L’imputato deve formulare una richiesta esplicita:

* Nell’atto di appello;
* In motivi nuovi o memorie successive;
* Al più tardi, nelle conclusioni scritte depositate per l’udienza cartolare.

Nel caso di specie, dall’esame degli atti non è emersa alcuna richiesta in tal senso, né da parte dell’imputato né del suo difensore. La passività della parte interessata non può, quindi, tradursi in un vizio della sentenza.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando consolidati orientamenti giurisprudenziali, incluse pronunce delle Sezioni Unite. Il principio generale è che, anche per le statuizioni che il giudice potrebbe disporre d’ufficio, è necessario che la parte interessata solleciti l’esercizio di tale potere. L’assenza di un’udienza fisica non elimina questa necessità, ma la trasferisce interamente sul piano degli atti scritti.

Il rito cartolare esclude la possibilità di attivarsi dopo la lettura del dispositivo, momento tipico in cui, nel rito orale, si possono formulare istanze. Di conseguenza, l’unica via per l’imputato è quella di inserire la richiesta di pene sostitutive negli atti scritti depositati prima della decisione. Non avendolo fatto, l’imputato non può successivamente dolersi del silenzio del giudice, che equivale a una implicita valutazione di insussistenza dei presupposti o, come in questo caso, di mancanza di una richiesta.

Conclusioni

La sentenza 43396/2024 rafforza il principio di auto-responsabilità processuale delle parti. Per i difensori e i loro assistiti, la lezione è chiara: nei procedimenti d’appello a trattazione scritta, ogni richiesta, inclusa quella cruciale per l’accesso alle pene sostitutive, deve essere formalizzata in modo esplicito e tempestivo. Affidarsi a un intervento d’ufficio del giudice è un rischio che può precludere l’accesso a benefici importanti. La proattività processuale, attraverso la redazione di atti completi e puntuali, diventa quindi non solo una strategia, ma una necessità imprescindibile.

È possibile ottenere pene sostitutive in un processo d’appello celebrato con rito cartolare?
Sì, è possibile, ma a condizione che l’imputato o il suo difensore ne facciano esplicita richiesta attraverso un atto scritto, come l’atto di appello, memorie successive o le conclusioni scritte, prima che il giudice decida.

Cosa succede se il giudice d’appello non si pronuncia sulle pene sostitutive in un rito cartolare?
Secondo questa sentenza, se l’imputato non ha formulato una richiesta esplicita, il silenzio del giudice non costituisce un vizio della sentenza. Si considera che manchi l’impulso di parte necessario per attivare il potere del giudice, pertanto non è possibile lamentare l’omissione in Cassazione.

La notifica del decreto di citazione al difensore è valida se l’imputato è irreperibile al domicilio dichiarato?
Sì. La legge (art. 161, comma 4, c.p.p.) prevede che se la notifica presso il domicilio dichiarato risulta impossibile, essa venga effettuata presso il difensore. Questa procedura è pienamente valida e non determina alcuna nullità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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