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Pene sostitutive: quando richiederle in appello?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30339/2024, ha stabilito che la richiesta di applicazione delle pene sostitutive in appello può essere presentata fino all’udienza di discussione. La Corte ha annullato una decisione che riteneva tardiva un’istanza presentata 5 giorni prima dell’udienza, in applicazione della disciplina transitoria della Riforma Cartabia.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive in Appello: La Cassazione Fissa il Termine Ultimo

Con la recente sentenza n. 30339/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sui termini per richiedere le pene sostitutive nel giudizio di appello. La decisione, emessa nel contesto delle novità introdotte dalla Riforma Cartabia, stabilisce che la richiesta può essere avanzata fino all’udienza di discussione, superando un’interpretazione più restrittiva che la legava alla presentazione dell’atto di impugnazione. Questo principio amplia le garanzie difensive e favorisce l’applicazione di misure alternative al carcere.

I Fatti del Caso: Una Condanna e una Richiesta Tardiva?

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Bologna. L’imputato, condannato per un reato previsto dal Codice della Strada (omissione di soccorso), vedeva rideterminata la sua pena in un anno di reclusione. La sua difesa, cinque giorni prima dell’udienza di discussione, aveva depositato via PEC un’istanza per la sostituzione della pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità.

La Corte d’Appello, tuttavia, dichiarava tale istanza inammissibile. Secondo i giudici di secondo grado, la richiesta era stata presentata tardivamente, poiché avrebbe dovuto essere formulata o nell’atto di appello originario o tramite motivi nuovi da depositare almeno quindici giorni prima dell’udienza, come previsto dall’art. 585, comma 4, del codice di procedura penale. Di conseguenza, la pena detentiva veniva confermata.

Il Ricorso in Cassazione e l’Impatto della Riforma Cartabia sulle Pene Sostitutive

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge. Il ricorrente, sostenuto da recenti orientamenti giurisprudenziali, ha argomentato che la richiesta di pene sostitutive potesse essere validamente formulata anche nel corso dell’udienza stessa, e non necessariamente entro i termini rigidi indicati dalla Corte territoriale. Persino il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione si è espresso a favore dell’accoglimento del ricorso, chiedendo l’annullamento della sentenza limitatamente a questo punto.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Il fulcro della motivazione risiede nell’interpretazione della disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95, d.lgs. n. 150/2022). Questa norma ha reso applicabili le nuove pene sostitutive brevi, introdotte dall’art. 20-bis del codice penale, anche ai processi pendenti in grado di appello al momento della sua entrata in vigore.

La Suprema Corte ha affermato che, affinché il giudice d’appello possa pronunciarsi su tali sanzioni, è necessaria una richiesta dell’imputato. Tuttavia, la disciplina transitoria non impone che tale richiesta sia contenuta obbligatoriamente nell’atto di gravame o nei motivi aggiunti. Al contrario, per favorire la più ampia applicazione delle nuove e più favorevoli disposizioni, la richiesta può intervenire “al più tardi, nel corso dell’udienza di discussione in appello”.

I giudici hanno chiarito che il principio del cosiddetto “effetto devolutivo dell’appello”, che limita il potere del giudice di secondo grado a quanto specificamente impugnato, deve essere coordinato con questa nuova disciplina. L’intentio legislatoris (la volontà del legislatore) era quella di promuovere l’uso di sanzioni alternative al carcere, e un’interpretazione restrittiva dei termini procedurali sarebbe andata contro questo obiettivo. Pertanto, l’istanza presentata cinque giorni prima dell’udienza era da considerarsi tempestiva.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo per quanto riguarda la questione della concedibilità delle sanzioni sostitutive. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte di Appello di Bologna, che dovrà riesaminare nel merito la richiesta dell’imputato, valutando se sussistono i presupposti per sostituire la pena detentiva. La declaratoria di responsabilità, invece, è diventata irrevocabile. Questa sentenza rappresenta un importante precedente che consolida un’interpretazione estensiva e garantista delle norme introdotte dalla Riforma Cartabia, assicurando che le opportunità offerte dalle pene sostitutive possano essere colte dagli imputati fino all’ultimo momento utile del processo d’appello.

Entro quale termine si può chiedere l’applicazione delle pene sostitutive in appello?
Secondo la Corte di Cassazione, la richiesta di applicazione delle pene sostitutive brevi, introdotte dalla Riforma Cartabia, può essere formulata al più tardi nel corso dell’udienza di discussione in appello.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto ammissibile la richiesta presentata solo 5 giorni prima dell’udienza?
La Corte ha ritenuto la richiesta ammissibile perché la disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95, d.lgs. 150/2022) non impone limiti di tempo restrittivi (come il deposito con l’atto di appello o con motivi nuovi), ma mira a favorire la massima applicazione delle nuove pene, consentendo la richiesta fino all’udienza.

La Riforma Cartabia ha modificato le regole per la richiesta di pene sostitutive nei processi già in corso?
Sì, la disciplina transitoria della Riforma Cartabia ha stabilito che le nuove pene sostitutive si applicano anche ai giudizi di appello in corso alla data di entrata in vigore della legge, subordinatamente a una richiesta dell’imputato da presentarsi, al più tardi, nel corso dell’udienza di discussione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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