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Pene sostitutive: quando richiederle in appello

Un imputato, condannato per resistenza a pubblico ufficiale, si è visto negare in appello la richiesta di pene sostitutive perché presentata solo durante l’udienza. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che, in virtù della Riforma Cartabia, la richiesta può essere formulata fino alla discussione finale del giudizio di appello, senza la necessità di essere inserita nell’atto di impugnazione iniziale.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Richiesta Pene Sostitutive in Appello: La Cassazione Chiarisce i Termini

La recente Riforma Cartabia ha introdotto importanti novità nel sistema sanzionatorio penale, tra cui le pene sostitutive delle pene detentive brevi. Una questione cruciale, sorta fin da subito, ha riguardato il momento processuale entro cui l’imputato può formulare tale richiesta nel giudizio di appello. Con la sentenza n. 30307/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, allineandosi all’orientamento più favorevole all’imputato e stabilendo che la richiesta può essere avanzata fino alla discussione finale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. La Corte di Appello di Firenze confermava la sentenza di primo grado. Durante l’udienza di discussione in appello, la difesa dell’imputato aveva richiesto la sostituzione della pena detentiva con una pena pecuniaria o con il lavoro di pubblica utilità.

Tuttavia, la Corte territoriale dichiarava la richiesta inammissibile. La motivazione si basava su un’interpretazione restrittiva legata al principio devolutivo dell’appello, secondo cui ogni richiesta deve essere formalizzata nell’atto di impugnazione iniziale o, al più tardi, con i motivi nuovi. Poiché la richiesta era stata presentata solo oralmente in udienza, i giudici l’avevano respinta.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’imputato, annullando la sentenza impugnata limitatamente al punto del diniego delle pene sostitutive. La Corte ha rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte di Appello di Firenze per una nuova valutazione.

I giudici di legittimità hanno stabilito che la richiesta di applicazione delle pene sostitutive può intervenire anche nel corso dell’udienza di discussione del gravame, e non necessariamente con l’atto di impugnazione.

Le motivazioni sulla richiesta di pene sostitutive

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi della disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95, D.Lgs. n. 150/2022) e del nuovo meccanismo processuale introdotto (art. 545-bis c.p.p.). I giudici hanno evidenziato come l’orientamento giurisprudenziale si sia consolidato a favore di una maggiore flessibilità.

Il ragionamento della Corte si articola su due punti principali:

1. Assenza di Preclusioni Temporali: La disciplina transitoria, volta a garantire l’applicazione delle norme più favorevoli anche ai processi in corso, non introduce sbarramenti temporali specifici per la formulazione della richiesta in appello. L’obiettivo del legislatore è quello di favorire al massimo il ricorso a sanzioni alternative al carcere.

2. Logica del Sistema Bifasico: L’art. 545-bis c.p.p. ha creato un sistema “bifasico” che permette al giudice, anche in appello, di acquisire informazioni sull’imputato dopo la decisione sulla colpevolezza ma prima della determinazione della pena. Questo sistema consente una valutazione ponderata sulla pena più adatta, inclusa la sua eventuale sostituzione. Di conseguenza, è logico permettere all’imputato di formulare la richiesta anche in una fase avanzata, come l’udienza di discussione, quando il quadro processuale è definito.

La Cassazione ha quindi superato l’orientamento più restrittivo che, ancorandosi rigidamente al principio devolutivo, imponeva una richiesta preventiva. La decisione si pone nel solco del favor manifestato dalla Riforma Cartabia per il contenimento della pena detentiva.

Conclusioni: cosa cambia per le pene sostitutive in appello?

La sentenza in esame rappresenta un punto fermo e di grande importanza pratica. Si afferma definitivamente che la richiesta di accesso alle pene sostitutive non è un’istanza soggetta a rigide preclusioni temporali nel giudizio di appello. L’imputato e il suo difensore possono quindi avanzare tale richiesta strategicamente anche durante la discussione finale, senza temere che venga dichiarata inammissibile per tardività.

Questa interpretazione non solo rispetta la volontà del legislatore della Riforma Cartabia, ma garantisce anche una maggiore effettività del diritto di difesa, consentendo una valutazione completa e aggiornata sulla sanzione più adeguata per il condannato.

Fino a quando si possono chiedere le pene sostitutive in appello?
Secondo la sentenza, la richiesta di applicazione delle pene sostitutive può essere formulata fino al termine dell’udienza di discussione nel giudizio di appello.

È obbligatorio inserire la richiesta di pene sostitutive nell’atto di appello iniziale?
No, non è obbligatorio. La Corte di Cassazione ha chiarito che la richiesta non deve essere necessariamente formulata nell’atto di impugnazione o con motivi nuovi, ma può validamente intervenire anche in un momento successivo, fino alla discussione orale.

Per quale motivo la Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Cassazione ha annullato la sentenza perché la Corte d’Appello ha erroneamente dichiarato inammissibile la richiesta di pene sostitutive, ritenendo che fosse stata presentata tardivamente. Questa interpretazione è contraria all’orientamento ormai prevalente e alla logica della Riforma Cartabia, che non prevede preclusioni temporali rigide per tale richiesta nel giudizio di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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