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Pene sostitutive: quando richiederle in appello?

Un imputato, condannato per detenzione di stupefacenti, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando che la Corte d’Appello non lo avesse informato sulla possibilità di richiedere le pene sostitutive previste dalla Riforma Cartabia. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che è onere dell’imputato formulare tale richiesta entro l’udienza di discussione in appello, poiché il giudice non è tenuto a dare un avviso preventivo se non sollecitato dalla parte.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive in Appello: L’Onere della Richiesta è dell’Imputato

La Riforma Cartabia ha introdotto importanti novità nel sistema sanzionatorio penale, tra cui le pene sostitutive delle pene detentive brevi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale sul loro meccanismo di applicazione nel giudizio di appello, stabilendo che l’iniziativa per ottenerle spetta alla difesa.

Il Caso Concreto

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per detenzione ai fini di spaccio di un considerevole quantitativo di hashish. La pena inflitta era di un anno, un mese e dieci giorni di reclusione, con concessione della sospensione condizionale. L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione, non contestando la colpevolezza, ma sollevando una questione procedurale. Sosteneva che la Corte d’Appello avesse violato la legge per non averlo informato della possibilità di sostituire la pena detentiva con una sanzione alternativa, come previsto dall’art. 545-bis del codice di procedura penale. Secondo la difesa, solo dopo la conferma della condanna in appello l’imputato sarebbe stato in grado di valutare concretamente l’opportunità di richiedere una pena sostitutiva.

La Disciplina delle Pene Sostitutive e la Procedura

Il d.lgs. n. 150/2022 (Riforma Cartabia) ha introdotto l’articolo 545-bis c.p.p., che delinea un sub-procedimento specifico per l’applicazione delle pene sostitutive. Questa norma prevede che, se il giudice ritiene di dover applicare una pena detentiva entro i quattro anni, ne dia avviso alle parti, le quali possono richiedere l’applicazione di una sanzione sostitutiva. La Corte di Cassazione, nel decidere il caso, ha dovuto interpretare come questa nuova procedura si applichi nel giudizio di appello, specialmente alla luce delle norme transitorie e delle successive modifiche legislative (d.lgs. n. 31/2024).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, rigettando completamente la tesi difensiva. I giudici hanno chiarito che, nel contesto del giudizio d’appello, l’onere di attivare la procedura per le pene sostitutive grava sull’imputato. Non è il giudice a dover d’ufficio proporre tale possibilità.

Il ragionamento della Corte si basa sui seguenti punti chiave:
1. Onere della Richiesta: Affinché il giudice d’appello si pronunci sull’applicabilità delle pene sostitutive, è necessaria una richiesta esplicita da parte dell’imputato.
2. Tempistica della Richiesta: Tale richiesta non deve essere necessariamente contenuta nell’atto di appello, ma può essere formulata fino all’udienza di discussione. Questo dà alla difesa tutto il tempo per valutare la strategia processuale.
3. Irrilevanza dell’Avviso del Giudice: La difesa non può lamentare la mancanza di un avviso da parte del giudice se non ha mai, in alcuna fase del giudizio di appello, manifestato l’intenzione di accedere a una pena sostitutiva.
4. Autonomia della Sospensione Condizionale: La Corte ha inoltre precisato che la concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena non preclude la possibilità di richiedere una pena sostitutiva, confermando l’autonomia dei due istituti.

Nel caso specifico, la difesa non aveva mai avanzato alcuna richiesta in tal senso durante il processo d’appello. Di conseguenza, la Corte d’Appello non aveva alcun obbligo di avviare d’ufficio il procedimento per la sostituzione della pena.

Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale per la difesa tecnica: la richiesta di applicazione delle pene sostitutive è un atto di impulso di parte. Gli avvocati devono quindi agire proattivamente, valutando fin dall’inizio del giudizio di secondo grado l’opportunità di formulare tale istanza, senza attendere un invito da parte del collegio giudicante. Questa pronuncia sottolinea l’importanza di una strategia difensiva consapevole e tempestiva per poter sfruttare appieno gli strumenti innovativi introdotti dalla Riforma Cartabia, evitando che un’inerzia processuale precluda l’accesso a benefici di legge favorevoli per l’assistito.

Dopo la Riforma Cartabia, il giudice d’appello deve avvisare d’ufficio l’imputato della possibilità di accedere alle pene sostitutive?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non sussiste un obbligo per il giudice d’appello di informare preventivamente le parti, se non vi è stata una richiesta esplicita da parte dell’imputato o del suo difensore.

Entro quale momento l’imputato deve presentare la richiesta per le pene sostitutive nel giudizio di appello?
La richiesta deve essere formulata al più tardi nel corso dell’udienza di discussione in appello. Non è necessario che sia inserita nell’atto di impugnazione originario.

La concessione della sospensione condizionale della pena impedisce di richiedere una pena sostitutiva?
No. La sentenza chiarisce che l’applicazione delle pene sostitutive non è preclusa dalla concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena, essendo due istituti distinti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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