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Pene sostitutive: quando richiederle in appello

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per guida sotto l’effetto di stupefacenti. La decisione sottolinea che la richiesta di applicazione delle pene sostitutive deve essere specificamente formulata nei motivi di appello, non potendo essere sollevata per la prima volta in sede di legittimità. La Corte ribadisce inoltre la propria impossibilità di riesaminare il merito dei fatti.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene sostitutive: la Cassazione chiarisce quando e come chiederle

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: la richiesta di applicazione delle pene sostitutive deve essere presentata in modo specifico durante il giudizio di appello. Se questa richiesta manca, non è possibile lamentare la loro mancata concessione per la prima volta con il ricorso in Cassazione. Questa decisione offre spunti cruciali sull’importanza della strategia difensiva e sulla corretta formulazione dei motivi di impugnazione.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un automobilista condannato in primo e secondo grado per il reato di guida in stato di alterazione psico-fisica dovuta all’assunzione di sostanze stupefacenti, previsto dall’articolo 187 del Codice della Strada. La condanna inflitta dalla Corte d’Appello di Catania confermava la pena di tre mesi di arresto e 750,00 euro di ammenda.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi su due principali motivi:
1. Errata valutazione della responsabilità penale: si contestava la configurazione del reato, sostenendo che non fosse stata adeguatamente provata la condotta di guida in stato di alterazione.
2. Mancato riconoscimento di benefici di legge: si lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche e, soprattutto, la mancata sostituzione della pena detentiva con una delle pene sostitutive previste dalla legge.

Le motivazioni della Corte di Cassazione: il principio devolutivo e le pene sostitutive

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, fornendo chiarimenti essenziali su due aspetti procedurali di grande rilevanza pratica.

Il Divieto di Rivalutazione del Merito

In primo luogo, la Corte ha ribadito un suo consolidato orientamento: il giudizio di cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Ciò significa che la Corte non può “rileggere” gli elementi di fatto o sostituire la propria valutazione delle prove a quella fatta dai giudici dei gradi precedenti. Il ricorso, nella parte in cui contestava la ricostruzione dei fatti e la valutazione della responsabilità, è stato ritenuto un tentativo inammissibile di ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda.

Sulla Richiesta di Pene Sostitutive in Appello

Il punto cruciale della decisione riguarda la doglianza sulla mancata applicazione delle pene sostitutive. La Corte ha sottolineato che, in base al principio devolutivo che governa il processo d’appello, il giudice di secondo grado decide solo sui punti della sentenza che sono stati specificamente impugnati.

Nel caso di specie, l’imputato non aveva mai richiesto, nei motivi di appello o nelle conclusioni del relativo giudizio, l’applicazione delle pene sostitutive previste dall’art. 545-bis del codice di procedura penale. Di conseguenza, il giudice d’appello non era tenuto a pronunciarsi su una questione che non gli era stata sottoposta. Lamentarsi di tale omissione per la prima volta in Cassazione è, pertanto, una censura inammissibile. La Corte ha chiarito che il potere di applicare le sanzioni sostitutive in appello è subordinato a una specifica richiesta della parte interessata.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito sull’importanza della precisione e della completezza dei motivi di appello. La difesa deve articolare tutte le sue richieste, comprese quelle relative alle pene sostitutive, in modo esplicito e tempestivo nel giudizio di secondo grado. Attendere il giudizio di legittimità per sollevare questioni non precedentemente dedotte si traduce in una sicura declaratoria di inammissibilità. La decisione rafforza la natura del processo di appello come sede propria per la discussione di tutti gli aspetti della vicenda, sia di fatto che di diritto sanzionatorio, e ribadisce i confini invalicabili tra il giudizio di merito e quello di legittimità.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità e non può effettuare una nuova valutazione dei fatti o delle prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

È possibile chiedere l’applicazione delle pene sostitutive per la prima volta con il ricorso in Cassazione?
No, la richiesta di applicazione delle pene sostitutive deve essere specificamente formulata nei motivi di appello. Se non viene presentata in quella sede, non può essere sollevata per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione, in quanto violerebbe il principio devolutivo dell’appello.

Cosa succede se la difesa non chiede le pene sostitutive durante il processo d’appello?
Se la difesa non sollecita l’applicazione delle pene sostitutive, il giudice d’appello non è tenuto a considerare d’ufficio tale possibilità. Di conseguenza, l’imputato perde la possibilità di beneficiare di tali sanzioni alternative e non potrà lamentare questa omissione in un successivo ricorso per cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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