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Pene sostitutive: quando richiederle dopo la riforma

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’imputata condannata per bancarotta che aveva richiesto le pene sostitutive per la prima volta in appello. La Corte ha stabilito che, essendo il giudizio di primo grado pendente all’entrata in vigore della Riforma Cartabia, la richiesta andava formulata in quella sede. La scelta di chiedere e ottenere la sospensione condizionale della pena in primo grado preclude la possibilità di richiedere successivamente le pene sostitutive, data la loro incompatibilità.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: la Cassazione fissa i paletti sulla richiesta

La recente Riforma Cartabia ha introdotto importanti novità nel sistema sanzionatorio penale, ampliando l’applicazione delle pene sostitutive alle pene detentive brevi. Con la sentenza n. 15152/2025, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale su un aspetto procedurale fondamentale: la tempistica per la richiesta di tali pene. La pronuncia stabilisce che la scelta effettuata in primo grado tra sospensione condizionale e pene sostitutive è vincolante e non può essere modificata nel successivo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un’imputata condannata in primo grado e in appello per reati di bancarotta documentale semplice e aggravamento del dissesto. In primo grado, a seguito di una riqualificazione del reato originario (da fraudolenta a semplice), la pena rientrava nei limiti per la concessione della sospensione condizionale, che veniva infatti richiesta e ottenuta dalla difesa.

Successivamente, nel giudizio di appello, la stessa difesa cambiava strategia, rinunciando alla sospensione condizionale e chiedendo, per la prima volta, la sostituzione della pena detentiva con una pena pecuniaria, ai sensi della nuova normativa introdotta dal D.Lgs. n. 150/2022 (Riforma Cartabia). La Corte d’Appello dichiarava tale richiesta inammissibile, decisione contro cui l’imputata proponeva ricorso per cassazione.

La questione giuridica: quando formulare la richiesta di pene sostitutive?

Il nodo centrale della questione era se un imputato potesse richiedere le pene sostitutive per la prima volta in appello, specialmente dopo aver già richiesto e ottenuto la sospensione condizionale della pena in primo grado.

La difesa sosteneva che l’interesse alla sostituzione era sorto solo dopo la sentenza di primo grado e che nessuna norma prevedeva una decadenza. Inoltre, invocava la disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95 D.Lgs. 150/2022), che ne estende l’applicazione ai processi in corso, e sollevava dubbi di legittimità costituzionale per disparità di trattamento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il ragionamento dei giudici si fonda su punti chiari e logicamente connessi.

In primo luogo, la Corte ha sottolineato che al momento dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia (30 dicembre 2022), il processo era pendente in primo grado. L’imputata, quindi, aveva già in quella sede la piena facoltà di scegliere tra la richiesta di sospensione condizionale e quella di applicazione di una delle nuove pene sostitutive.

Avendo scelto la sospensione condizionale, ha operato una scelta processuale che, secondo la Corte, preclude la possibilità di un ripensamento in appello. La Cassazione ha evidenziato come la sospensione condizionale e le pene sostitutive siano istituti alternativi e incompatibili tra loro, come espressamente previsto dall’art. 61-bis della legge n. 689/1981. La richiesta di una implica una rinuncia implicita all’altra.

La disciplina transitoria, ha chiarito la Corte, consente l’applicazione delle nuove norme ai processi pendenti in primo grado o in appello, ma non permette di “recuperare” in appello una facoltà non esercitata in primo grado quando se ne aveva la possibilità. La richiesta in appello è ammissibile solo come motivo di impugnazione contro un provvedimento di diniego del giudice di primo grado, non come istanza presentata per la prima volta.

Infine, sono state respinte come manifestamente infondate le questioni di legittimità costituzionale. Non vi è disparità di trattamento, poiché la situazione di chi ha scelto e ottenuto un beneficio (sospensione condizionale) è diversa da quella di chi ha chiesto una pena sostitutiva e se l’è vista negare. Né viene frustrata la finalità rieducativa della pena, in quanto la scelta tra istituti alternativi rientra nella discrezionalità del legislatore.

Conclusioni

La sentenza n. 15152/2025 della Corte di Cassazione stabilisce un principio procedurale di notevole importanza pratica: nei processi in cui la Riforma Cartabia è divenuta applicabile in corso di causa, la scelta tra sospensione condizionale e pene sostitutive deve essere effettuata nella prima occasione utile. Una volta operata la scelta in primo grado, questa diventa definitiva e non può essere oggetto di ripensamenti nel giudizio d’appello. Questa pronuncia impone quindi agli operatori del diritto una valutazione strategica attenta e tempestiva, poiché la strada processuale intrapresa in primo grado condizionerà irrevocabilmente l’esito del giudizio.

Quando si possono richiedere le pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia nei processi già in corso?
La richiesta deve essere formulata nel grado di giudizio in cui il processo è pendente al momento dell’entrata in vigore della riforma. Se il processo è in primo grado, la richiesta va fatta in quella sede; non è possibile attendere il giudizio di appello per formularla per la prima volta.

È possibile chiedere una pena sostitutiva in appello se in primo grado si è ottenuta la sospensione condizionale della pena?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la richiesta e l’ottenimento della sospensione condizionale della pena in primo grado rappresentano una scelta che preclude la possibilità di chiedere, in un momento successivo, l’applicazione delle pene sostitutive.

La richiesta di sospensione condizionale della pena esclude la possibilità di ottenere una pena sostitutiva?
Sì. La sentenza chiarisce che la sospensione condizionale della pena e le sanzioni sostitutive sono istituti tra loro incompatibili, come stabilito dall’art. 61-bis della legge n. 689/1981. La scelta di uno dei due benefici comporta l’implicita rinuncia all’altro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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