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Pene sostitutive: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro il diniego delle pene sostitutive. La Corte ha stabilito che la valutazione dei presupposti per la concessione di tali pene, come il lavoro di pubblica utilità, è un accertamento di fatto riservato al giudice di merito. Se la motivazione non è palesemente illogica, come nel caso in cui si basi sul curriculum criminale dell’imputato, la decisione non può essere contestata in sede di legittimità.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’applicazione delle pene sostitutive, introdotte per offrire alternative al carcere per reati di minore gravità, rappresenta un punto cruciale del nostro sistema sanzionatorio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini del sindacato di legittimità sulla decisione del giudice di merito di concedere o negare tali misure. La pronuncia chiarisce che la valutazione sulla sussistenza delle condizioni per l’applicazione delle sanzioni alternative è un accertamento di fatto, insindacabile in Cassazione se motivato in modo non manifestamente illogico.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato il diniego della concessione della pena sostitutiva del lavoro di pubblica utilità. L’unico motivo di ricorso si basava su un presunto vizio di motivazione da parte dei giudici di merito, i quali non avrebbero adeguatamente giustificato la loro decisione di non sostituire la pena detentiva breve.

La Discrezionalità del Giudice sulle Pene Sostitutive

Il cuore della questione risiede nella natura della valutazione che il giudice compie quando decide se applicare o meno una delle pene sostitutive. Secondo la normativa vigente, inclusa la riforma introdotta dal d.lgs. 150/2022, il giudice dispone di un potere discrezionale. Questo potere non è arbitrario, ma deve essere esercitato sulla base dei parametri indicati dall’articolo 133 del codice penale, che includono la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo, desumibile anche dai suoi precedenti penali (il cosiddetto ‘curriculum criminale’).

Il Ruolo della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, in quanto giudice di legittimità, non entra nel merito dei fatti. Il suo compito non è quello di stabilire se avrebbe concesso o meno la pena sostitutiva, ma solo di verificare che la decisione del giudice precedente sia stata presa nel rispetto della legge e con una motivazione coerente e logica. Un ricorso che mira a una nuova e diversa valutazione dei fatti è destinato a essere dichiarato inammissibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Nell’ordinanza in esame, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, allineandosi a un orientamento giurisprudenziale consolidato. I giudici hanno sottolineato che l’accertamento delle condizioni per applicare una sanzione sostitutiva è un’indagine di fatto che, se supportata da una motivazione non manifestamente illogica, sfugge al controllo della Cassazione.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano fondato il loro diniego su elementi negativi desunti dall’art. 133 c.p., facendo esplicito riferimento al curriculum criminale del ricorrente. Questa motivazione, secondo la Cassazione, è stata ritenuta congrua e sufficiente a giustificare la mancata sostituzione della pena. Pertanto, il ricorso è stato respinto e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni: Limiti al Sindacato di Legittimità

Questa pronuncia conferma un principio fondamentale: la scelta di concedere le pene sostitutive è rimessa alla prudente valutazione del giudice di merito. L’imputato che si veda negare tale beneficio può ricorrere in Cassazione solo se riesce a dimostrare una palese illogicità o una contraddittorietà nella motivazione della sentenza, non potendo semplicemente richiedere una riconsiderazione degli elementi di fatto. La decisione del giudice di merito, se adeguatamente giustificata con riferimento a elementi concreti come i precedenti penali, acquista una sostanziale definitività.

È possibile contestare in Cassazione il rifiuto di concedere una pena sostitutiva come il lavoro di pubblica utilità?
No, non è possibile se il diniego del giudice di merito è basato su una motivazione non manifestamente illogica. La valutazione delle condizioni per l’applicazione delle pene sostitutive è un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità.

Quali elementi può considerare il giudice per negare le pene sostitutive?
Il giudice può basare la sua decisione sugli elementi negativi previsti dall’art. 133 del codice penale. Nel caso specifico, è stato ritenuto sufficiente il riferimento al curriculum criminale dell’imputato, ovvero ai suoi precedenti penali.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione su questo tema viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nell’ordinanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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