Pene Sostitutive e Discrezionalità del Giudice: Le Regole Dopo la Riforma Cartabia
L’applicazione delle pene sostitutive è uno degli strumenti più innovativi e discussi introdotti per deflazionare il sistema carcerario, ma quali sono i limiti e le condizioni per accedervi? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 9370/2024) fa luce su due aspetti cruciali: la discrezionalità del giudice e l’onere di richiesta da parte dell’imputato, specialmente alla luce della Riforma Cartabia.
I Fatti del Caso
Un imputato, condannato dalla Corte di Appello di Milano, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando una violazione procedurale. Nello specifico, il suo difensore ha sostenuto che il giudice d’appello avesse omesso di formulare l’avviso previsto dall’art. 545-bis del codice di procedura penale. Tale avviso serve a informare l’imputato della possibilità di sostituire la pena detentiva breve con una sanzione alternativa. La difesa riteneva che questa omissione costituisse un vizio della sentenza.
La Decisione della Corte di Cassazione sulle Pene Sostitutive
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo completamente le argomentazioni della difesa. La decisione si fonda su un’interpretazione consolidata della giurisprudenza e sulle novità introdotte dalla Riforma Cartabia. Secondo i giudici, non solo il ricorso era manifestamente infondato, ma l’imputato non aveva neppure adempiuto ai propri oneri procedurali per poter beneficiare delle sanzioni alternative.
Le Motivazioni della Sentenza
L’ordinanza della Cassazione offre spunti di riflessione fondamentali, articolando il proprio ragionamento su tre pilastri principali.
La Discrezionalità del Giudice
In primo luogo, la Corte ribadisce un principio cardine: in tema di pene sostitutive, il giudice non ha l’obbligo di proporre l’applicazione di una misura alternativa. Si tratta di un potere discrezionale. Di conseguenza, l’omissione dell’avviso previsto dall’art. 545-bis c.p.p. non comporta automaticamente la nullità della sentenza. Al contrario, tale omissione va interpretata come una valutazione implicita da parte del giudice, che ha ritenuto insussistenti i presupposti per accedere alla misura sostitutiva. Il giudice, quindi, valuta il caso e, se non vede le condizioni, non è tenuto a ‘invitare’ l’imputato a una richiesta.
L’Onere della Richiesta in Appello (Riforma Cartabia)
Il secondo punto, di grande rilevanza pratica, riguarda l’impatto della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022). La Corte chiarisce che, in base alla disciplina transitoria, affinché il giudice di appello possa pronunciarsi sull’applicabilità delle nuove pene sostitutive, è necessaria una richiesta esplicita da parte dell’imputato. Questa richiesta non deve essere necessariamente contenuta nell’atto di impugnazione, ma deve intervenire, al più tardi, durante l’udienza di discussione in appello. Nel caso di specie, il difensore non aveva avanzato alcuna richiesta in tal senso, rendendo di fatto impossibile per la Corte d’Appello valutare tale possibilità.
La Valutazione sulla Personalità dell’Imputato
Infine, la Cassazione evidenzia come la Corte d’Appello avesse comunque motivato, seppur implicitamente, la sua decisione di non concedere benefici. I giudici di merito avevano infatti valorizzato la “negativa personalità dell’imputato”, un elemento che li aveva indotti a formulare una prognosi di inosservanza delle prescrizioni. Questa valutazione negativa del carattere e del potenziale di rieducazione del condannato è un fattore legittimo che può precludere l’accesso a qualsiasi misura alternativa alla detenzione.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza conferma che l’accesso alle pene sostitutive non è un diritto automatico, ma il risultato di una valutazione complessa che coinvolge sia il giudice che la difesa. Per gli avvocati, emerge la necessità di un approccio proattivo: non è più sufficiente attendere una proposta dal giudice, ma è indispensabile formulare una richiesta esplicita e tempestiva in appello. Per gli imputati, la decisione ribadisce che il percorso verso una sanzione alternativa dipende non solo da aspetti formali, ma anche da una valutazione sostanziale della propria personalità e della prognosi di reinserimento sociale, elementi che il giudice è chiamato a ponderare con ampia discrezionalità.
Il giudice è sempre obbligato a proporre l’applicazione di una pena sostitutiva?
No, la proposizione di una pena sostitutiva rientra nel potere discrezionale del giudice. Secondo la Cassazione, l’omissione dell’avviso previsto dall’art. 545-bis c.p.p. non rende nulla la sentenza, ma implica una valutazione negativa sull’esistenza dei presupposti per la sua applicazione.
Dopo la Riforma Cartabia, come si può richiedere una pena sostitutiva in appello?
È necessaria una richiesta esplicita da parte dell’imputato (o del suo difensore). Questa richiesta deve essere formulata al più tardi nel corso dell’udienza di discussione in appello. La semplice menzione nell’atto di gravame potrebbe non essere sufficiente.
La personalità dell’imputato influisce sulla concessione delle pene sostitutive?
Sì, assolutamente. La Corte ha confermato che una valutazione negativa della personalità dell’imputato, che induca a prevedere una sua futura inosservanza delle prescrizioni, è un motivo legittimo per negare l’accesso alle misure sostitutive.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 9370 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 9370 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 06/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 23/06/2023 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME e la memoria depositata ;
considerato che l’unico motivo di ricorso, con il quale si censura l’omesso avviso di cui all’art. 545-bis cod. proc. pen.’ è manifestamente infondato alla luce della giurisprudenza di legittimità secondo cui in tema di sanzioni sostitutive di pene detentive brevi, il giudice non deve in ogni caso proporre all’imputato l’applicazione di una pena sostitutiva, essendo investito, al riguardo, di un potere discrezionale, sicché l’omessa formulazione, subito dopo la lettura del dispositivo, dell’avviso di cui all’art. 545-bis, comma 1, cod. proc. pen., non comporta la nullità della sentenza, presupponendo un’implicita valutazione dell’insussistenza dei presupposti per accedere alla misura sostitutiva. (Sez. 2 – , Sentenza n. 43848 del 29/09/2023 Ud. (dep. 31/10/2023 ) Rv. 285412 – 01)
Né va trascurato che in tema di pene sostitutive, ai sensi della disciplina transitoria contenuta nell’art. 95 d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 (cd. riforma Cartabia), affinché il giudice di appello sia tenuto a pronunciarsi in merito all’applicabilità o meno delle nuove pene sostitutive delle pene detentive brevi di cui all’art. 20-bis cod. pen., è necessaria una richiesta in tal senso dell’imputato, da formulare non necessariamente con l’atto di gravame, ma che deve comunque intervenire, al più tardi, nel corso dell’udienza di discussione in appello. (Sez. 6 – , Sentenza n. 33027 del 10/05/2023 Ud. (dep. 28/07/2023 ) Rv. 285090 – 01) e in caso di contraddittorio per iscritto con le conclusioni scritte;
Che nel caso in esame il difensore non ha avanzato alcuna richiesta in sede di appello e la corte ha comunque valorizzato la negativa personalità dell’imputato che induce a formulare una prognosi di inosservanza delle prescrizioni;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, il 6 febbraio 2024.