LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pene sostitutive: quando il giudice non dà l’avviso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava la mancata notifica della possibilità di accedere alle pene sostitutive per una condanna a 8 mesi. La Corte ha chiarito che l’avviso ex art. 545-bis c.p.p. non è un obbligo automatico e, soprattutto, che l’applicazione delle nuove pene in appello richiede una specifica richiesta da parte della difesa, in assenza della quale il giudice non è tenuto a pronunciarsi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene sostitutive: la Cassazione chiarisce l’onere della richiesta

Con la sentenza n. 9468 del 2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sulle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia, delineando con precisione i doveri del giudice e gli oneri della difesa. La decisione sottolinea un principio fondamentale: l’accesso a queste misure alternative in appello non è automatico, ma presuppone un’esplicita richiesta dell’imputato. Vediamo nel dettaglio il caso e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I fatti del processo

Il caso trae origine da una condanna per cessione di una modica quantità di sostanza stupefacente. La Corte di Appello di Palermo, in parziale riforma della sentenza di primo grado, aveva rideterminato la pena inflitta a un individuo in 8 mesi di reclusione e una multa. Nonostante la pena fosse ampiamente al di sotto della soglia dei 4 anni prevista dalla legge per l’applicazione delle pene sostitutive, il giudice d’appello non aveva disposto la sostituzione né aveva dato avviso alle parti di questa possibilità.

Il ricorso in Cassazione: la questione delle pene sostitutive

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su un unico motivo: la violazione dell’art. 545-bis del codice di procedura penale. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe dovuto, in base alle nuove disposizioni della Riforma Cartabia, dare avviso della possibilità di sostituire la pena detentiva. Tale omissione avrebbe violato il diritto della difesa di interloquire sulla scelta della sanzione più adeguata.

La difesa sosteneva che, essendo la pena inferiore a 4 anni e non sussistendo condizioni ostative, il giudice avrebbe dovuto attivare d’ufficio la procedura per la valutazione delle pene sostitutive, informando le parti subito dopo la lettura del dispositivo.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, respingendo integralmente le argomentazioni della difesa con motivazioni chiare e nette.

La natura dell’avviso ex art. 545-bis c.p.p.

In primo luogo, i giudici hanno chiarito che l’avviso previsto dalla norma non è parte integrante della sentenza. Esso è un atto successivo alla lettura del dispositivo e la sua omissione non comporta alcuna nullità. L’eventuale mancato avviso, spiega la Corte, presuppone una valutazione negativa implicita, da parte del giudice, sulla sussistenza dei presupposti per accedere a una misura sostitutiva. Il potere del giudice di proporre l’applicazione di una sanzione sostitutiva è, infatti, discrezionale e non costituisce un obbligo automatico per tutte le condanne sotto i quattro anni.

L’onere della richiesta per le pene sostitutive da parte della difesa

Il punto cruciale della decisione risiede però in un altro aspetto. La Cassazione, in linea con il suo orientamento consolidato, ha ribadito che, affinché il giudice d’appello sia tenuto a pronunciarsi sull’applicabilità delle nuove pene sostitutive, è necessaria una richiesta specifica da parte dell’imputato o del suo difensore. Tale richiesta può essere formulata con l’atto di appello o, al più tardi, durante la discussione in udienza.

Nel caso di specie, la difesa non aveva mai richiesto l’applicazione di una pena sostitutiva in nessuna fase del giudizio di secondo grado. Di conseguenza, non può dolersi in sede di legittimità del fatto che il giudice non abbia attivato una procedura mai sollecitata. In sostanza, chi non chiede non può lamentare di non aver ricevuto.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio di auto-responsabilità processuale: la Riforma Cartabia ha ampliato gli strumenti a disposizione della difesa per evitare il carcere, ma spetta alla difesa stessa attivarli tempestivamente. Il difensore che intende far valere per il proprio assistito il diritto alle pene sostitutive deve farne esplicita richiesta nel corso del giudizio di merito. Attendere la decisione e poi lamentare in Cassazione la mancata applicazione d’ufficio è una strategia processuale destinata al fallimento. La decisione consolida un’interpretazione che bilancia le nuove opportunità sanzionatorie con la necessità di un’esplicita manifestazione di volontà da parte dell’interessato, evitando automatismi e garantendo che la discussione su tali misure avvenga nella sede processuale più appropriata, ovvero il giudizio di merito.

È obbligatorio per il giudice avvisare sempre l’imputato della possibilità di applicare pene sostitutive quando la condanna è inferiore a 4 anni?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il potere del giudice di proporre l’applicazione di una sanzione sostitutiva è discrezionale. L’omesso avviso non comporta la nullità della sentenza e presuppone una valutazione negativa, anche implicita, del giudice sulla sussistenza dei presupposti per accedere a tali misure.

Per ottenere le pene sostitutive in appello, è sufficiente che la pena sia bassa?
No, non è sufficiente. Secondo la sentenza, è necessaria una richiesta esplicita in tal senso da parte dell’imputato o del suo difensore. Questa richiesta deve essere formulata al più tardi nel corso dell’udienza di discussione in appello.

Cosa succede se la difesa non richiede esplicitamente le pene sostitutive durante il processo d’appello?
Se la difesa non sollecita l’esercizio del potere di sostituzione della pena, non può successivamente, in sede di ricorso per cassazione, lamentare né la mancata applicazione delle pene sostitutive né l’omissione dell’avviso da parte del giudice. Il relativo motivo di ricorso sarà dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati