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Pene sostitutive patteggiamento: no all’art. 545-bis

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l’applicazione delle pene sostitutive a una condanna per spaccio definita con patteggiamento. La Corte ha stabilito che la procedura ex art. 545-bis c.p.p. per la sostituzione della pena detentiva è incompatibile con il rito del patteggiamento, essendo prevista solo per il giudizio ordinario, confermando un orientamento consolidato.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Patteggiamento: la Cassazione Conferma l’Incompatibilità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale in materia di pene sostitutive patteggiamento: la procedura per la conversione delle pene detentive brevi, introdotta dalla Riforma Cartabia, non trova applicazione nel rito del patteggiamento. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile, chiarendo i confini applicativi dell’articolo 545-bis del codice di procedura penale e le conseguenze per chi sceglie questo rito alternativo.

I Fatti del Caso: Il Ricorso contro la Sentenza di Patteggiamento

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale di Roma che, accogliendo la richiesta di patteggiamento, aveva condannato un imputato a una pena di due anni di reclusione e 4.000 euro di multa per un reato legato agli stupefacenti. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando l’erronea applicazione della legge processuale. In particolare, sosteneva che il giudice di merito avesse omesso di applicare l’articolo 545-bis del codice di procedura penale, non valutando la possibilità di sostituire la pena detentiva con una delle pene alternative previste dall’articolo 20-bis del codice penale.

Le Pene Sostitutive nel Patteggiamento: La Controversia Giuridica

La questione centrale del ricorso riguardava l’applicabilità delle pene sostitutive patteggiamento. Il ricorrente riteneva che, anche in caso di accordo sulla pena, il giudice dovesse comunque attivare la procedura di cui all’art. 545-bis c.p.p. Tale norma, introdotta per favorire alternative al carcere per pene non superiori a quattro anni, prevede che il giudice, in caso di condanna, dia avviso alle parti della possibilità di sostituire la pena detentiva. Secondo la difesa, questa opportunità doveva essere garantita anche a chi definiva il proprio procedimento con un patteggiamento.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, respingendo completamente la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno chiarito che l’articolo 545-bis c.p.p. è stato concepito e scritto esclusivamente per il giudizio ordinario. La sua struttura procedurale, che prevede un avviso del giudice e un’eventuale interlocuzione successiva alla condanna, è intrinsecamente incompatibile con la natura del patteggiamento.

Il patteggiamento, infatti, è un rito che si fonda su un accordo negoziale tra accusa e difesa, il quale ha per oggetto proprio la specie e la misura della pena da applicare. Introdurre in questo schema la procedura di sostituzione della pena snaturerebbe il rito stesso. La scelta di accedere al patteggiamento implica l’accettazione della pena così come concordata, senza possibilità di una successiva rinegoziazione o sostituzione d’ufficio da parte del giudice. La Corte ha richiamato numerosi precedenti conformi, sottolineando come l’orientamento giurisprudenziale sia ormai consolidato su questo punto.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La pronuncia conferma che la strada delle pene sostitutive ex art. 545-bis c.p.p. è preclusa a chi opta per il patteggiamento. La conseguenza pratica è che l’imputato e il suo difensore devono considerare, al momento della scelta del rito, che la pena concordata sarà quella effettivamente applicata, senza possibilità di conversione in sanzioni alternative in quella sede. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende. Questa decisione serve da monito: la scelta di un rito processuale alternativo comporta benefici specifici ma anche la rinuncia ad altre facoltà, come quella di accedere alla procedura di sostituzione della pena post-condanna.

È possibile richiedere la sostituzione di una pena detentiva breve con una pena alternativa in un procedimento di patteggiamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la procedura per la sostituzione della pena detentiva prevista dall’art. 545-bis c.p.p. non è applicabile al rito del patteggiamento, in quanto è concepita esclusivamente per il giudizio che si conclude con una sentenza di condanna all’esito del dibattimento o di un rito abbreviato.

Perché l’art. 545-bis del codice di procedura penale non si applica al patteggiamento?
La norma, per ragioni testuali e sistematiche, è incompatibile con la natura del patteggiamento. Quest’ultimo si basa su un accordo tra le parti che definisce la pena in modo irrevocabile, mentre l’art. 545-bis prevede un’interlocuzione successiva alla condanna che non ha spazio nel contesto di un accordo già raggiunto.

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione per chiedere l’applicazione delle pene sostitutive a una sentenza di patteggiamento?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato, basandosi su un orientamento giurisprudenziale consolidato. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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