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Pene sostitutive: omessa valutazione e annullamento

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per ricettazione, limitatamente alla mancata valutazione di una richiesta di applicazione delle pene sostitutive. L’imputato aveva presentato istanza prima dell’udienza d’appello, ma la Corte territoriale aveva omesso di pronunciarsi. La Suprema Corte ha ribadito che, a seguito della Riforma Cartabia, il giudice ha l’obbligo di esaminare tale richiesta, rinviando il caso per un nuovo giudizio su questo specifico punto e rendendo definitiva l’affermazione di responsabilità.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: Quando l’Omissione del Giudice Porta all’Annullamento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 17346/2024) ha riaffermato un principio cruciale introdotto dalla Riforma Cartabia: l’obbligo per il giudice d’appello di valutare esplicitamente la richiesta di applicazione delle pene sostitutive. L’omissione di tale valutazione costituisce un vizio di motivazione che porta all’annullamento della sentenza. Questo caso, riguardante un’accusa di ricettazione, offre importanti spunti sulla portata applicativa delle nuove norme e sui diritti dell’imputato nel processo penale.

I Fatti del Caso: Dalla Ricettazione al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo, sia in primo grado che in appello, per il reato di ricettazione di un assegno. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi su due motivi principali. Il primo, respinto dalla Corte, riguardava la mancata concessione dell’attenuante del risarcimento del danno. Il secondo, invece, si è rivelato decisivo: la difesa lamentava che la Corte d’Appello avesse completamente ignorato la richiesta, presentata formalmente prima dell’udienza, di sostituire la pena detentiva con una delle pene sostitutive previste dalla legge.

Il Principio Cardine: le Pene Sostitutive nella Riforma Cartabia

Il cuore della decisione ruota attorno al secondo motivo di ricorso. Con il D.Lgs 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), il legislatore ha introdotto una disciplina organica per le pene sostitutive delle pene detentive brevi, con l’obiettivo di favorire percorsi sanzionatori alternativi al carcere. L’articolo 95 del decreto ha stabilito una disciplina transitoria, rendendo queste nuove norme immediatamente applicabili anche ai processi in corso in grado di appello al momento della loro entrata in vigore.

La Cassazione ha chiarito che, sebbene l’applicazione di tali pene non avvenga d’ufficio, la presentazione di una specifica istanza da parte dell’imputato crea un obbligo per il giudice di pronunciarsi in merito. L’imputato può presentare tale richiesta fino all’udienza di discussione in appello. Nel caso di specie, l’imputato aveva depositato una memoria in cancelleria prima dell’udienza, manifestando la propria volontà di accedere alle sanzioni alternative.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rilevato un ‘difetto assoluto di motivazione’ da parte della Corte territoriale. Quest’ultima, non pronunciandosi affatto sull’istanza, ha violato il diritto dell’imputato a una valutazione nel merito della sua richiesta. I giudici hanno sottolineato che, una volta ricevuta la richiesta, la Corte d’Appello avrebbe dovuto verificare la sussistenza dei presupposti e decidere, anche con un rigetto motivato, ma non poteva semplicemente ignorarla. L’omissione ha quindi reso la sentenza illegittima su quel punto specifico.

Le Conclusioni

La sentenza è stata annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Palermo. L’affermazione di responsabilità per il reato di ricettazione è diventata definitiva, ma il nuovo giudice dovrà ora procedere a una rivalutazione, esaminando la possibilità di concedere le pene sostitutive come richiesto dalla difesa. Questa decisione consolida un importante orientamento giurisprudenziale: la richiesta di pene alternative è un diritto che, se esercitato correttamente, impone al giudice un preciso dovere di risposta, la cui violazione inficia la validità della sentenza.

È possibile chiedere l’applicazione delle pene sostitutive per la prima volta durante il processo d’appello?
Sì, la sentenza conferma che la richiesta di applicazione delle pene sostitutive, introdotte dalla Riforma Cartabia, può essere presentata anche nei giudizi d’appello pendenti, al più tardi nel corso dell’udienza di discussione.

Cosa succede se il giudice d’appello non si pronuncia su una richiesta di pene sostitutive?
Se l’imputato presenta una formale richiesta e il giudice omette completamente di valutarla, si verifica un vizio di motivazione. Ciò comporta l’annullamento della sentenza su quel punto, con rinvio a un nuovo giudice per la necessaria valutazione.

Per ottenere l’attenuante del risarcimento del danno nel reato di ricettazione, a chi bisogna risarcire?
Il risarcimento deve essere effettuato nei confronti della persona che ha subito il danno patrimoniale diretto dal reato presupposto (ad esempio, il proprietario della cosa rubata), non verso eventuali intermediari. Inoltre, per essere efficace ai fini dell’attenuante, il risarcimento deve avvenire prima del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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