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Pene sostitutive: omessa pronuncia, Cassazione annulla

Un imputato, condannato per spaccio, chiede in appello la conversione della pena detentiva in pecuniaria. La Corte d’Appello omette di pronunciarsi sulla richiesta. La Cassazione annulla la sentenza per questo vizio, affermando l’obbligo del giudice di valutare la domanda di applicazione delle pene sostitutive, se tempestiva.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: la Cassazione Annulla per Omessa Pronuncia

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 35707/2024, offre un importante chiarimento sull’obbligo del giudice d’appello di pronunciarsi sulla richiesta di applicazione delle pene sostitutive. Questa decisione sottolinea come l’omessa valutazione di una tale istanza, se presentata tempestivamente, costituisca un vizio procedurale che porta all’annullamento della sentenza. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso emblematico.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per detenzione illecita e cessione di cocaina. La Corte di appello di L’Aquila aveva confermato integralmente la sentenza di primo grado, che condannava l’imputato a una pena di quattro mesi e dieci giorni di reclusione e 800,00 euro di multa.

Durante il giudizio di appello, svoltosi con rito cartolare, la difesa aveva presentato conclusioni scritte chiedendo, in via subordinata, la sostituzione della pena detentiva con quella pecuniaria. A sostegno della richiesta, venivano evidenziate le precarie condizioni economiche dell’imputato, comprovate dalla sua ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Tuttavia, la Corte d’Appello, nella sua decisione, non forniva alcuna risposta a tale specifica richiesta, omettendo completamente di pronunciarsi sul punto.

Di fronte a questa omissione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, denunciando la violazione di legge e la carenza di motivazione della sentenza impugnata.

La Decisione della Corte: l’obbligo di valutare le pene sostitutive

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. I giudici supremi hanno stabilito che l’omissione di pronunzia da parte della Corte territoriale costituisce un errore procedurale che impone l’annullamento della sentenza.

La Corte ha chiarito che la richiesta di applicazione delle pene sostitutive, introdotte e disciplinate dalla cosiddetta Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), non deve essere necessariamente formulata con l’atto di appello o con motivi nuovi. È sufficiente che essa intervenga al più tardi nel corso dell’udienza di discussione, come avvenuto nel caso di specie attraverso le conclusioni scritte. La richiesta era, dunque, pienamente tempestiva.

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, limitatamente alla valutazione sulla richiesta di conversione della pena, e ha rinviato il caso alla Corte di appello di Perugia per un nuovo giudizio sul punto.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale che valorizza i diritti della difesa e l’effettività delle nuove norme sulle pene sostitutive. I giudici hanno ribadito che, a fronte di una richiesta tempestiva e ritualmente formulata, il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi. Ignorare la richiesta equivale a un diniego di giustizia su uno specifico punto sollevato dalla parte.

La Cassazione ha evidenziato come la disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95 del d.lgs. n. 150/2022) renda immediatamente applicabili le nuove norme più favorevoli all’imputato. Il silenzio del giudice d’appello su una richiesta basata su tali norme non è ammissibile e vizia la sentenza per omissione di pronunzia. L’annullamento con rinvio è la conseguenza logica per consentire al giudice del merito di compiere quella valutazione che era stata illegittimamente omessa.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale del giusto processo: il dovere del giudice di rispondere a tutte le istanze presentate dalle parti. Nel contesto delle pene sostitutive, ciò assume particolare rilevanza, poiché queste misure rappresentano uno strumento cruciale per l’individualizzazione della pena e per favorire alternative al carcere per reati di minore gravità. Per gli avvocati, la decisione conferma la possibilità di presentare la richiesta di sostituzione della pena fino all’udienza di discussione in appello. Per gli imputati, garantisce che tale richiesta venga effettivamente esaminata e non semplicemente ignorata, assicurando una più completa tutela dei loro diritti.

Cosa succede se un giudice d’appello ignora una richiesta di applicazione delle pene sostitutive?
La Corte di Cassazione annulla la sentenza per omissione di pronunzia, limitatamente al punto non deciso, e rinvia il caso a un altro giudice d’appello per una nuova valutazione.

Entro quale momento si può presentare la richiesta di pene sostitutive in appello?
Secondo la sentenza, la richiesta è tempestiva se presentata al più tardi nel corso dell’udienza di discussione del processo d’appello, anche tramite le conclusioni scritte, e non necessariamente con l’atto di impugnazione iniziale.

La Riforma Cartabia sulle pene sostitutive è applicabile ai processi già in corso?
Sì, la sentenza conferma l’immediata applicabilità delle norme più favorevoli all’imputato, come quelle sulle pene sostitutive, anche ai procedimenti in corso al momento della loro entrata in vigore, in base alla disciplina transitoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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