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Pene sostitutive: omessa motivazione e annullamento

Un imputato, condannato per truffa e sostituzione di persona, ha ottenuto l’annullamento della sentenza d’appello. La Cassazione ha accolto il ricorso basato sulla mancata pronuncia della Corte territoriale riguardo alla richiesta di applicazione delle pene sostitutive, introdotte dalla Riforma Cartabia. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio sul punto, affermando l’obbligo del giudice di valutare tali richieste anche nei procedimenti pendenti.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: Annullamento per Omessa Motivazione del Giudice

La recente introduzione delle pene sostitutive da parte della Riforma Cartabia ha segnato una svolta nel sistema sanzionatorio penale, offrendo alternative concrete alla detenzione breve. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 45428/2024) ha rafforzato l’importanza di queste misure, annullando una condanna a causa della mancata valutazione da parte del giudice d’appello di una richiesta di sostituzione della pena. Questo caso chiarisce l’obbligo del giudice di pronunciarsi su tali istanze, anche nei processi già in corso al momento dell’entrata in vigore della riforma.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo a 8 mesi di reclusione e 400 euro di multa per i reati di truffa e sostituzione di persona, pronunciata dal Tribunale di Udine e confermata dalla Corte di Appello di Trieste. Durante il processo d’appello, che si è svolto con trattazione cartolare, la difesa dell’imputato aveva depositato le proprie conclusioni scritte, chiedendo esplicitamente la sostituzione della pena detentiva con una pena pecuniaria, in applicazione delle nuove norme sulle pene sostitutive.

Nonostante la richiesta, la Corte d’Appello ha confermato la condanna senza fornire alcuna motivazione in merito alla possibile applicazione delle sanzioni alternative.

Il Ricorso in Cassazione e il Ruolo delle Pene Sostitutive

Il difensore ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il ricorso su un unico, decisivo motivo: la mancanza totale di motivazione in ordine alla richiesta di sostituzione della pena. La difesa ha sostenuto che, essendo la richiesta stata ritualmente avanzata, la Corte territoriale aveva l’obbligo di prenderla in esame e di giustificare la sua eventuale decisione negativa. L’omissione di qualsiasi pronuncia sul punto configurava, secondo il ricorrente, un vizio della sentenza tale da renderla nulla.

L’Applicabilità della Riforma Cartabia ai Processi Pendenti

La Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Il punto centrale della decisione riguarda l’applicazione delle norme della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) ai procedimenti penali pendenti. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: le nuove norme, se più favorevoli all’imputato, si applicano anche ai processi in corso in primo grado o in appello. Di conseguenza, la disciplina delle pene sostitutive era immediatamente applicabile al caso di specie, e il giudice d’appello era tenuto a valutarne le condizioni di applicabilità.

Quando e Come Chiedere le Pene Sostitutive

Un altro aspetto cruciale chiarito dalla sentenza riguarda le modalità di richiesta. La Corte ha specificato che la richiesta di applicazione delle pene sostitutive non deve essere necessariamente formulata nell’atto di impugnazione o con motivi nuovi. È sufficiente che intervenga al più tardi durante l’udienza di discussione, come avvenuto nel caso in esame attraverso le conclusioni scritte. Poiché il giudice d’appello era stato correttamente investito della questione, la sua omissione nel motivare ha costituito un vizio procedurale.

Inoltre, la Corte ha precisato che per la specifica richiesta di sostituzione della pena detentiva con quella pecuniaria, non è necessario il rilascio di una procura speciale da parte dell’imputato al difensore. Questo potere discrezionale del giudice può essere esercitato anche in assenza di un consenso formale dell’imputato, a differenza di altre pene sostitutive più afflittive come la semilibertà o il lavoro di pubblica utilità, per le quali il consenso è indispensabile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione di annullamento sulla base di un’interpretazione sistematica e teleologica delle nuove disposizioni. Il legislatore della Riforma Cartabia ha inteso ampliare l’uso delle pene sostitutive per deflazionare il sistema carcerario e promuovere percorsi sanzionatori più efficaci per i reati di minor gravità. Ignorare una richiesta ritualmente formulata dalla difesa vanificherebbe questo obiettivo. Il giudice, una volta investito della questione, ha il dovere di pronunciarsi, accogliendo o rigettando la richiesta con una motivazione adeguata. L’assenza totale di motivazione, come nel caso di specie, equivale a un diniego immotivato e, pertanto, illegittimo. La Corte ha quindi sottolineato che il vizio della pronuncia impugnata risiedeva proprio nell’aver ignorato un punto devoluto alla sua cognizione, violando così il diritto di difesa e i principi del giusto processo.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto di riferimento per l’applicazione delle pene sostitutive. Essa sancisce in modo inequivocabile l’obbligo per il giudice d’appello di motivare la propria decisione in merito a una richiesta di sostituzione della pena, anche se il processo era già pendente all’entrata in vigore della Riforma Cartabia. La decisione rafforza le garanzie difensive e promuove un’applicazione effettiva delle nuove sanzioni alternative, spingendo i giudici a considerare concretamente percorsi sanzionatori diversi dal carcere per le pene brevi. Per gli avvocati, ciò conferma la possibilità di sollevare la questione fino all’udienza di discussione, garantendo una maggiore flessibilità strategica nella difesa dei propri assistiti.

Le nuove norme sulle pene sostitutive della Riforma Cartabia si applicano ai processi già in corso?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che le norme sulle pene sostitutive, se più favorevoli, si applicano anche ai procedimenti penali pendenti in primo grado o in grado di appello al momento della loro entrata in vigore.

È necessario presentare la richiesta di pene sostitutive già nell’atto di appello?
No, non è necessario. La richiesta può essere formulata anche successivamente, purché intervenga al più tardi nel corso dell’udienza di discussione del processo, ad esempio tramite le conclusioni scritte depositate dalla difesa.

Per chiedere la sostituzione della pena detentiva con una pena pecuniaria serve una procura speciale del difensore?
No. La sentenza chiarisce che per la sostituzione della detenzione con la sola pena pecuniaria, il giudice può decidere anche in assenza di procura speciale, a differenza di altre pene sostitutive (come semilibertà o lavori di pubblica utilità) che richiedono il consenso espresso dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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