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Pene sostitutive: obbligo di motivazione del giudice

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per reati fiscali a carico di un amministratore, poiché la Corte d’Appello aveva omesso di motivare il rigetto della richiesta di applicazione delle pene sostitutive. La Suprema Corte ha ribadito che, in seguito alla Riforma Cartabia, il giudice ha il preciso dovere di pronunciarsi su tale istanza, valutando i presupposti per la sua concessione. L’omissione di questa valutazione costituisce un vizio di motivazione che porta all’annullamento della decisione.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Riforma Cartabia: Il Dovere di Motivazione del Giudice

L’introduzione delle pene sostitutive da parte della Riforma Cartabia ha segnato una svolta nel sistema sanzionatorio penale, offrendo alternative concrete al carcere per le pene detentive brevi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8892 del 2025, chiarisce un aspetto procedurale cruciale: il giudice d’appello non può ignorare la richiesta di applicazione di queste pene, ma ha il preciso dovere di motivare la sua decisione. Questo principio rafforza le garanzie difensive e assicura che le nuove normative trovino concreta applicazione.

I Fatti del Caso: La Condanna e l’Appello Dimenticato

Il caso riguarda un amministratore di fatto di una società, condannato in primo e secondo grado alla pena di un anno di reclusione per il reato di occultamento e distruzione di scritture contabili, previsto dall’art. 10 del D.Lgs. 74/2000.

Durante il giudizio di appello, la difesa dell’imputato, tenuto conto dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), aveva presentato una richiesta subordinata per la sostituzione della pena detentiva con una delle pene sostitutive pecuniarie previste dalla nuova normativa. Tuttavia, la Corte di Appello di Brescia, nel confermare la condanna, ometteva completamente di pronunciarsi su tale istanza. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando proprio la totale mancanza di motivazione sul punto.

L’Impatto delle Pene Sostitutive nel Processo

La questione centrale ruota attorno all’obbligo del giudice di valutare e motivare una richiesta di applicazione delle pene sostitutive. La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali, resi ancora più attuali dalla recente riforma.

La Disciplina Transitoria della Riforma Cartabia

Un punto chiave della decisione è l’applicazione della disciplina transitoria. L’art. 95 del D.Lgs. 150/2022 stabilisce che le nuove norme sulle pene sostitutive, se più favorevoli all’imputato, si applicano anche ai procedimenti pendenti in primo grado o in appello al momento della loro entrata in vigore (30 dicembre 2022). Ciò significa che anche se il processo era iniziato con la vecchia normativa, l’imputato aveva pieno diritto a beneficiare delle nuove e più ampie possibilità di sostituzione della pena.

Quando e Come Chiedere le Pene Sostitutive

La Suprema Corte ha chiarito che la richiesta di sostituzione della pena non deve essere necessariamente formulata nell’atto di appello o con motivi nuovi. È sufficiente che essa intervenga al più tardi durante l’udienza di discussione, come avvenuto nel caso di specie tramite le conclusioni scritte della difesa. Questa interpretazione garantisce flessibilità e permette alla difesa di adeguare le proprie strategie alle evoluzioni normative e processuali.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, affermando un principio di diritto inequivocabile: quando l’imputato formula una specifica richiesta di sostituzione della pena detentiva, il giudice ha l’obbligo di motivare sulle ragioni dell’eventuale diniego. La valutazione sulla concessione delle pene sostitutive è strettamente legata agli stessi criteri utilizzati per la determinazione della pena (art. 133 c.p.), come la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo. Pertanto, il silenzio del giudice su un’istanza così rilevante costituisce un vizio di motivazione che inficia la validità della sentenza.

La Corte ha specificato che, poiché la Corte d’Appello era stata ritualmente investita della richiesta, il suo silenzio equivaleva a una mancata risposta a un punto devoluto alla sua cognizione, rendendo la sentenza illegittima. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello di Brescia, che dovrà nuovamente pronunciarsi tenendo conto della richiesta difensiva.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, consolida il diritto dell’imputato a ottenere una risposta motivata sulla richiesta di accesso alle pene sostitutive. In secondo luogo, obbliga i giudici di merito a un esame attento e scrupoloso delle nuove disposizioni introdotte dalla Riforma Cartabia, anche nei processi già in corso. Infine, ribadisce che la difesa ha un ruolo attivo nel sollecitare l’applicazione di istituti più favorevoli, con la certezza che le proprie istanze non possano essere semplicemente ignorate. La decisione rappresenta un passo avanti per la piena attuazione dei principi della Riforma Cartabia, orientati a ridurre il ricorso al carcere e a promuovere sanzioni alternative efficaci.

Il giudice d’appello è obbligato a rispondere a una richiesta di applicazione delle pene sostitutive?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice, se investito di una richiesta di sostituzione della pena detentiva, ha l’obbligo di motivare sulle ragioni dell’eventuale diniego, non potendo ignorare la richiesta.

Le nuove norme sulle pene sostitutive della Riforma Cartabia si applicano anche ai processi già in corso?
Sì, l’art. 95 del D.Lgs. 150/2022 (Riforma Cartabia) prevede che le nuove norme si applichino, se più favorevoli, anche ai procedimenti penali pendenti in primo grado o in grado di appello al momento della sua entrata in vigore.

Entro quale momento processuale si può chiedere la sostituzione della pena in appello?
La richiesta può essere formulata non necessariamente con l’atto di impugnazione, ma deve intervenire al più tardi nel corso dell’udienza di discussione del gravame, ad esempio tramite le conclusioni scritte della difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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