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Pene sostitutive: obbligo di motivazione del giudice

La Corte di Cassazione ha confermato una condanna per furto di una bicicletta in un’area condominiale, qualificandola come pertinenza di privata dimora. Tuttavia, ha annullato la sentenza riguardo la pena, poiché il giudice d’appello non ha motivato il diniego delle pene sostitutive (lavori di pubblica utilità) richieste dall’imputato. La Corte ha sottolineato che, in base alla Riforma Cartabia, il giudice ha un preciso obbligo di valutazione e motivazione su tali istanze.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Riforma Cartabia: Il Giudice Deve Sempre Motivare

La recente Riforma Cartabia ha profondamente innovato il sistema sanzionatorio, introducendo un ruolo centrale per le pene sostitutive come alternativa al carcere. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 4332/2025) chiarisce un punto fondamentale: se l’imputato ne fa richiesta, il giudice ha il dovere di valutare l’istanza e di motivare la sua eventuale decisione di rigetto. L’omissione di questa motivazione comporta l’annullamento della sentenza sul punto.

I Fatti del Caso: un Furto in Cantina e l’Appello in Cassazione

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il furto di una bicicletta, sottratta dall’interno di uno scantinato condominiale. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano confermato la sua responsabilità penale per il reato di furto in abitazione, ai sensi dell’art. 624-bis del codice penale.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. La contraddittorietà della motivazione sulla sua colpevolezza, data l’incertezza sul luogo esatto in cui si trovava la bicicletta al momento del furto (all’interno di una cantina privata o nell’androne comune).
2. La nullità della sentenza per totale mancanza di motivazione riguardo alla richiesta, avanzata in udienza d’appello, di applicare i lavori di pubblica utilità in sostituzione della pena detentiva.

La Decisione della Corte: Condanna Confermata, Pena da Rivedere

La Corte di Cassazione ha adottato una decisione divisa in due parti.

Da un lato, ha dichiarato inammissibile il motivo relativo alla responsabilità, confermando in via definitiva la condanna. I giudici hanno ribadito il principio della “doppia conforme”, secondo cui, quando due gradi di giudizio giungono alle stesse conclusioni, il ricorso basato su una diversa valutazione dei fatti è difficilmente accoglibile. Inoltre, hanno chiarito che, ai fini del reato di furto in abitazione, anche l’androne delle cantine costituisce una “pertinenza” di privata dimora, in quanto luogo strumentale alla vita domestica e non accessibile al pubblico.

Dall’altro lato, la Corte ha accolto il secondo motivo, annullando la sentenza limitatamente alla questione delle pene sostitutive e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per una nuova valutazione.

Le Motivazioni: L’Impatto della Riforma Cartabia sull’Obbligo del Giudice

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi dell’obbligo di motivazione del giudice in tema di pene sostitutive, alla luce delle novità introdotte dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022).

La Corte ha evidenziato che, durante l’udienza d’appello, la difesa aveva formalmente chiesto l’applicazione dei lavori di pubblica utilità, producendo anche la disponibilità di un’associazione ad accogliere l’imputato. Nonostante ciò, la Corte d’Appello aveva confermato la pena detentiva senza fornire alcuna spiegazione sul perché avesse deciso di non accogliere tale richiesta.

Questo silenzio, secondo la Cassazione, costituisce un vizio di motivazione che rende nulla la sentenza sul punto. La Riforma Cartabia, infatti, ha reso le pene sostitutive direttamente applicabili dal giudice della cognizione (e non più solo dal magistrato di sorveglianza), creando un preciso onere per il giudice di verificare la sussistenza delle condizioni per la loro applicazione. Questo onere è funzionale all’obiettivo di “decarcerizzazione” promosso dalla riforma.

La Corte ha inoltre precisato che, grazie alle norme transitorie, le nuove e più favorevoli disposizioni si applicano anche ai processi pendenti in appello al momento dell’entrata in vigore della legge. Pertanto, se la difesa presenta una richiesta specifica, il giudice d’appello non può ignorarla, ma deve esaminarla e motivare adeguatamente la propria decisione, sia essa di accoglimento o di rigetto.

Le Conclusioni: un Principio di Garanzia per l’Imputato

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale di garanzia nel processo penale: ogni decisione del giudice, specialmente se incide sulla libertà personale, deve essere supportata da una motivazione chiara e comprensibile. Il silenzio del giudice di fronte a una richiesta legittima dell’imputato, come quella di accedere a pene sostitutive, non è ammissibile.

La sentenza conferma l’importanza della Riforma Cartabia nel valorizzare le alternative alla detenzione, imponendo ai giudici un ruolo attivo nel valutare queste opzioni. Per gli avvocati e i loro assistiti, ciò significa che l’istanza di applicazione di una pena sostitutiva, se ben formulata e supportata, deve ricevere una risposta esplicita, aprendo la strada all’annullamento della sentenza in caso di omissione.

Rubare in una cantina o in un androne condominiale è considerato furto in abitazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che anche le aree come cantine e androni condominiali sono considerate ‘pertinenze’ di una privata dimora ai fini dell’applicazione dell’art. 624-bis cod. pen., poiché sono luoghi funzionalmente collegati alla vita domestica e non liberamente accessibili a terzi.

Cosa succede se un imputato chiede le pene sostitutive e il giudice non risponde nella sentenza?
La sentenza è viziata per mancanza di motivazione e può essere annullata su quel punto. Il giudice ha l’obbligo di valutare la richiesta e di spiegare le ragioni della sua decisione, sia che accolga sia che respinga l’istanza di applicare una pena sostitutiva.

Le nuove norme sulle pene sostitutive della Riforma Cartabia si applicano ai processi che erano già in corso?
Sì, le disposizioni transitorie della Riforma Cartabia (art. 95, d.lgs. n. 150/2022) prevedono che le nuove norme, se più favorevoli per l’imputato, si applichino anche ai procedimenti penali pendenti in primo grado o in grado di appello alla data della sua entrata in vigore (30 dicembre 2022).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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