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Pene sostitutive: no se la prognosi è sfavorevole

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva la sostituzione della pena detentiva con la detenzione domiciliare. La decisione si fonda sull’impossibilità di formulare una prognosi favorevole a causa dei gravi precedenti penali, inclusa l’associazione mafiosa, che dimostrano un’alta probabilità di recidiva e l’inidoneità del soggetto a rispettare le prescrizioni delle pene sostitutive.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Precedenti Penali: Quando la Prognosi Negativa Chiude la Porta

L’introduzione delle pene sostitutive ha rappresentato una significativa evoluzione del nostro sistema sanzionatorio, offrendo alternative al carcere per pene detentive brevi. Tuttavia, l’accesso a tali misure non è automatico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 23482/2024) ribadisce un principio fondamentale: la concessione di benefici è strettamente legata a una valutazione prognostica sulla futura condotta del condannato. Se i precedenti penali e la storia personale indicano un’alta probabilità di recidiva, le porte delle misure alternative restano chiuse.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un ricorso presentato da un individuo condannato, avverso la decisione della Corte d’Appello di Bologna. Quest’ultima aveva respinto la sua richiesta di sostituire la pena detentiva con la detenzione domiciliare, una delle pene sostitutive previste dalla riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022). Il ricorrente contestava le motivazioni addotte dai giudici di merito, ritenendole insufficienti a giustificare il diniego.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e genericità. I giudici hanno sottolineato come il ricorso fosse meramente reiterativo, ovvero si limitasse a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Il Ruolo cruciale della Prognosi nelle Pene Sostitutive

Il cuore della decisione risiede nell’analisi della prognosi comportamentale del condannato. La Corte ha confermato la correttezza del ragionamento della Corte d’Appello, che aveva negato la misura alternativa sulla base dell’impossibilità di formulare un giudizio favorevole sul futuro comportamento del soggetto.

I fattori determinanti per questa prognosi negativa sono stati:

* Gravi precedenti penali: Il curriculum criminale del ricorrente era particolarmente pesante, includendo anche una condanna per associazione di tipo mafioso.
* Recidiva: Le numerose ricadute nel reato, avvenute anche dopo lunghi periodi di detenzione, sono state interpretate come un chiaro indicatore della sua incapacità di astenersi da attività delinquenziali.
* Inaffidabilità: La storia personale del condannato dimostrava una persistente incapacità di rispettare le prescrizioni e le regole, un elemento essenziale per la buona riuscita di qualsiasi misura alternativa alla detenzione.

La Cassazione ha ribadito che, anche alla luce delle recenti riforme, il giudice, nel decidere sulla concessione delle pene sostitutive, è vincolato ai criteri di valutazione stabiliti dall’articolo 133 del codice penale, che impongono di considerare la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo. Quando la motivazione del giudice di merito è logica, congrua e ben argomentata, come in questo caso, essa sfugge al sindacato di legittimità della Cassazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui limiti di applicabilità delle pene sostitutive. Non basta che la pena da scontare rientri nei limiti di legge per avere diritto a una misura alternativa. È indispensabile che il giudice possa formulare una prognosi favorevole, basata su elementi concreti, circa la capacità del condannato di intraprendere un percorso di reinserimento sociale e di rispettare le regole. In presenza di una storia criminale che depone in senso contrario, caratterizzata da reati gravi e da una sistematica tendenza a delinquere, il diniego della misura sostitutiva non solo è legittimo, ma appare come una scelta coerente con la finalità stessa della pena.

È possibile ottenere pene sostitutive alla detenzione anche in presenza di precedenti penali?
Sì, ma la loro concessione non è automatica. Il giudice deve valutare la gravità dei precedenti e la storia personale del condannato. Se questi elementi portano a una prognosi sfavorevole, indicando un’alta probabilità che il soggetto commetta nuovi reati, la richiesta di pene sostitutive verrà respinta, come accaduto nel caso di specie.

Quali criteri usa il giudice per decidere sulla concessione di pene sostitutive?
Il giudice è vincolato alla valutazione dei criteri indicati nell’art. 133 del codice penale. Questi includono la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo, desunta dai precedenti penali, dalla condotta di vita e da altri fattori che permettono di formulare una prognosi sulla sua futura affidabilità e capacità di rispettare le prescrizioni.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene giudicato “meramente reiterativo”?
Se il ricorso si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza contestare specificamente le motivazioni della decisione impugnata, la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile. Ciò comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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