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Pene sostitutive: no se c’è rischio di recidiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per evasione. La richiesta di applicazione delle pene sostitutive è stata respinta a causa dei numerosi e gravi precedenti penali e delle modalità del reato (evasione notturna di oltre sei ore), elementi che hanno fondato una prognosi negativa sulla futura condotta dell’imputata, giustificando la decisione del giudice di merito.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Precedenti Penali: Quando il Giudice Può Negarle

L’applicazione delle pene sostitutive rappresenta uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento per evitare il carcere in caso di condanne a pene detentive brevi. Tuttavia, la loro concessione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del potere discrezionale del giudice, sottolineando come i precedenti penali e le modalità del reato possano giustificare un diniego. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso: Evasione e Richiesta di Misure Alternative

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una persona condannata per il reato di evasione dalla detenzione domiciliare. L’imputata, tramite il suo legale, aveva presentato ricorso avverso la decisione della Corte di Appello, la quale aveva negato la sostituzione della pena detentiva con una delle misure previste dalla legge n. 689 del 1981. Il motivo del ricorso si basava su una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione da parte dei giudici di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicando il motivo addotto come manifestamente infondato. Secondo gli Ermellini, la decisione della Corte di Appello era corretta e adeguatamente motivata. I giudici di secondo grado avevano confermato la valutazione del Tribunale, basata sull’insussistenza dei presupposti per concedere le pene sostitutive.

Le Motivazioni: Perché Sono State Negate le Pene Sostitutive?

La decisione della Corte si fonda su un’analisi attenta e rigorosa della situazione personale e processuale dell’imputata. Il diniego del beneficio non è stato arbitrario, ma ancorato a elementi concreti che delineavano un quadro di elevata pericolosità sociale e scarsa affidabilità.

La Valutazione dei Precedenti Penali

Un elemento centrale nella valutazione del giudice è stata la presenza di numerosi e gravi precedenti penali a carico dell’imputata. I reati pregressi (furto, stupefacenti, ricettazione e invasione di terreni) sono stati considerati indicatori di una spiccata tendenza a delinquere. Questa storia criminale ha contribuito a formulare una prognosi negativa, ovvero la previsione che l’imputata non si sarebbe astenuta da future condotte illecite.

Le Modalità del Reato e l’Intensità del Dolo

Oltre ai precedenti, i giudici hanno dato peso alle specifiche modalità dell’evasione. Il fatto che fosse avvenuta in orario notturno e si fosse protratta per oltre sei ore è stato interpretato come un segnale di un’intensa volontà criminale (dolo). La lunga durata della violazione ha dimostrato una deliberata e persistente intenzione di sottrarsi alla misura restrittiva, minando la fiducia nella possibilità di un percorso rieducativo attraverso misure alternative al carcere.

Le Conclusioni: Il Potere Discrezionale del Giudice

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il giudice, nel decidere sulla concessione delle pene sostitutive, esercita un potere discrezionale che deve essere guidato dai criteri stabiliti dall’articolo 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del reo). Anche a seguito delle recenti riforme, questa valutazione rimane centrale. Se la motivazione del giudice è logica, coerente e basata su elementi concreti, come in questo caso, la sua decisione è insindacabile in sede di legittimità. L’ordinanza conferma quindi che la concessione delle misure alternative non è un diritto, ma una possibilità subordinata a una valutazione prognostica positiva, che in presenza di gravi indizi contrari può essere legittimamente negata.

A quali condizioni un giudice può negare l’applicazione delle pene sostitutive?
Un giudice può negare le pene sostitutive quando, sulla base dei criteri dell’art. 133 del codice penale, formula una prognosi negativa sulla futura condotta del condannato. Ciò accade se ritiene probabile che la persona commetta nuovi reati, basandosi su elementi come gravi precedenti penali e le modalità del reato commesso.

I precedenti penali di un imputato influenzano la possibilità di ottenere le pene sostitutive?
Sì, i precedenti penali sono un elemento fondamentale. Come dimostra il caso in esame, numerosi e gravi precedenti per reati come furto, stupefacenti e ricettazione possono essere considerati indicativi di una tendenza a delinquere e portare a una valutazione negativa, precludendo l’accesso alle pene sostitutive.

In caso di evasione, quali elementi valuta il giudice per decidere sulla concessione delle pene sostitutive?
Per il reato di evasione, il giudice valuta le concrete modalità del fatto (ad esempio, se è avvenuta di notte e la sua durata) e l’intensità del dolo (la volontà criminale). Una lunga evasione notturna, unita a una storia di precedenti penali, può dimostrare un’alta pericolosità sociale e giustificare il diniego delle pene sostitutive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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