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Pene sostitutive: no se c’è prognosi negativa

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per rapina impropria, a cui erano state negate le pene sostitutive. La Corte ha stabilito che la valutazione negativa della personalità, basata sui precedenti penali e sulla tendenza a delinquere, è una motivazione sufficiente per escludere il beneficio, essendo la concessione delle pene sostitutive una scelta discrezionale del giudice e non un diritto.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: La Discrezionalità del Giudice di Fronte a Precedenti Penali

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 18396/2024 offre un importante chiarimento sui criteri di applicazione delle pene sostitutive. Queste misure, introdotte per favorire la rieducazione del condannato al di fuori del carcere, non costituiscono un diritto automatico. La decisione di concederle rientra nella piena discrezionalità del giudice, il quale deve formulare una prognosi sul futuro comportamento del reo. Analizziamo come i precedenti penali e la personalità dell’imputato possano diventare un ostacolo insormontabile per ottenere questo beneficio.

Il Caso: Dalla Rapina Impropria al Ricorso in Cassazione

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di una donna per il reato di rapina impropria, commesso sottraendo due bottiglie di alcolici da un supermercato. La sentenza di primo grado, confermata dalla Corte di Appello di Milano, aveva negato all’imputata l’accesso alle pene sostitutive della detenzione.

L’imputata ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione. A suo dire, i giudici di merito avevano respinto la sua richiesta con una formula generica, basandosi esclusivamente sui suoi precedenti penali senza una valutazione approfondita. La difesa sosteneva che un precedente per furto era stato estinto grazie all’esito positivo della messa alla prova e un altro per rapina era stato interamente espiato, circostanze che avrebbero dovuto essere valutate positivamente.

La Decisione della Cassazione: Legittimo il Diniego delle Pene Sostitutive

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato, confermando la decisione dei giudici di merito. La sentenza ribadisce principi fondamentali in materia di sanzioni sostitutive, delineando i confini della discrezionalità del giudice.

Le Motivazioni della Corte

Il fulcro della decisione risiede nella natura delle pene sostitutive. L’art. 58 della legge 689/1981 stabilisce che il giudice può applicare tali pene se le ritiene più idonee alla rieducazione del condannato e alla prevenzione di nuovi reati. La legge, tuttavia, pone un limite chiaro: la pena detentiva non può essere sostituita quando sussistono fondati motivi per ritenere che le prescrizioni non saranno adempiute.

La Suprema Corte ha chiarito che la scelta di concedere o negare questo beneficio non è un atto dovuto, ma rientra nell’ambito della valutazione discrezionale del giudice. Tale valutazione deve essere condotta secondo i criteri dell’art. 133 del codice penale, che includono l’analisi della personalità del condannato e delle modalità del fatto.

Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva correttamente formulato una prognosi negativa sulla base della personalità dell’imputata, desunta dai suoi numerosi precedenti penali. Secondo la Cassazione, la circostanza che l’imputata avesse già beneficiato in passato di misure alternative (come la messa alla prova) e avesse poi commesso un nuovo reato, dimostrava una sua “refrattarietà all’intervento riabilitativo”. Questo elemento è stato ritenuto sufficiente a giustificare la previsione che non si sarebbe attenuta alle prescrizioni di un’eventuale pena sostitutiva.

Inoltre, la Corte ha specificato che, una volta formulata una valutazione negativa sulla idoneità della misura a rieducare il condannato sulla base dei precedenti, il giudice non è tenuto a compiere ulteriori accertamenti, come quelli sulle condizioni economiche e patrimoniali previsti dall’art. 545-bis del codice di procedura penale.

Le Conclusioni

La sentenza n. 18396/2024 consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la concessione delle pene sostitutive è subordinata a una prognosi favorevole sulla futura condotta del reo. Una storia criminale significativa e la tendenza a reiterare i reati, anche dopo aver usufruito di percorsi riabilitativi, possono legittimamente fondare un giudizio di inaffidabilità. La valutazione della personalità del condannato, basata su elementi concreti come i precedenti penali, prevale su ogni altro aspetto, rendendo la decisione del giudice incensurabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.

La concessione delle pene sostitutive è un diritto dell’imputato?
No, la sostituzione della pena detentiva non costituisce un diritto dell’imputato. Rientra nell’ambito della valutazione discrezionale del giudice, che deve considerare se tale misura sia idonea alla rieducazione del condannato e a prevenire futuri reati.

I precedenti penali possono da soli giustificare il diniego delle pene sostitutive?
Sì. Secondo la Corte, una prognosi negativa basata sui precedenti penali dell’imputato, che ne evidenziano una personalità non meritevole del beneficio e una tendenza a delinquere, è una motivazione sufficiente per negare l’applicazione delle pene sostitutive.

Se il giudice nega le pene sostitutive per la personalità dell’imputato, deve comunque fare accertamenti sulle sue condizioni economiche?
No. La Corte ha precisato che se il giudice valuta la pena sostitutiva non idonea alla rieducazione del condannato a causa dei suoi precedenti penali, non è tenuto a compiere ulteriori accertamenti sulle condizioni economiche e patrimoniali previsti dall’art. 545-bis cod. proc. pen.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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