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Pene sostitutive: no nullità senza avviso ex 545-bis

Un imputato, condannato per reati di droga, ha impugnato la sentenza d’appello lamentando la mancata informazione sulla possibilità di accedere alle pene sostitutive, come previsto dalla Riforma Cartabia (art. 545-bis c.p.p.). La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che l’omissione dell’avviso non comporta la nullità della sentenza. Secondo la Corte, il giudice ha un potere discrezionale e la sua omissione implica una valutazione negativa sui presupposti per concedere la misura. Inoltre, la difesa non può lamentarsi se non ha mai richiesto attivamente l’applicazione di tali pene.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene sostitutive: nessun vizio di nullità per l’omesso avviso del giudice

Con la sentenza n. 14963/2024, la Corte di Cassazione affronta una questione cruciale introdotta dalla Riforma Cartabia: le conseguenze del mancato avviso all’imputato sulla possibilità di accedere alle pene sostitutive. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: l’omissione dell’avviso previsto dall’art. 545-bis del codice di procedura penale non determina la nullità della sentenza, soprattutto se la difesa non ha mai manifestato l’intenzione di avvalersi di tale facoltà.

I fatti del processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Pistoia nei confronti di un individuo per tre episodi di spaccio di lieve entità. A seguito di giudizio abbreviato, l’imputato veniva condannato alla pena di otto mesi di reclusione e 2.000 euro di multa. La Corte d’appello di Firenze confermava integralmente la sentenza di primo grado.

Il motivo del ricorso in Cassazione: il mancato avviso sulle pene sostitutive

La difesa ha proposto ricorso per cassazione basandosi su un unico motivo: la violazione dell’art. 545-bis del codice di procedura penale. Tale norma, introdotta dal D.Lgs. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia), è applicabile ai processi in corso al 30 dicembre 2022.

L’articolo in questione prevede che, dopo la lettura del dispositivo di condanna a una pena detentiva non superiore a quattro anni, il giudice debba avvisare le parti della facoltà di sostituire la pena detentiva. Nel caso di specie, la pena inflitta era ben al di sotto di tale soglia.

Secondo il ricorrente, poiché il giudizio d’appello si era svolto in camera di consiglio senza la presenza delle parti, la Corte avrebbe dovuto informarle di questa possibilità e, data la loro assenza, fissare un’udienza apposita per consentire la richiesta delle pene sostitutive. La mancata attivazione di questa procedura avrebbe, secondo la tesi difensiva, viziato la sentenza.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile, sulla base di una solida argomentazione giuridica.

La preclusione per mancata richiesta della difesa

In primo luogo, i giudici di legittimità hanno evidenziato come la doglianza fosse preclusa. Dagli atti processuali non emergeva che il difensore avesse mai richiesto l’applicazione di una pena sostitutiva, né nelle conclusioni del giudizio d’appello né subito dopo la lettura della sentenza. La Cassazione ha affermato un principio di auto-responsabilità processuale: non ci si può lamentare in sede di impugnazione del mancato avviso relativo all’esercizio di una facoltà che non si è mai dichiarato di voler esercitare. La richiesta di pene sostitutive deve essere sollecitata dalla parte interessata.

L’omesso avviso non determina la nullità della sentenza

Il punto centrale della decisione riguarda la natura dell’omissione dell’avviso. La Corte ha chiarito che tale mancanza non determina la nullità della sentenza. Il giudice, infatti, non ha l’obbligo di proporre in ogni caso le pene sostitutive, ma è titolare di un potere discrezionale.

L’omessa formulazione dell’avviso, pertanto, non è una mera dimenticanza, ma presuppone una valutazione implicita e negativa sull’esistenza dei presupposti per accedere a tali misure. In altre parole, se il giudice non avvisa, è perché ha già ritenuto, in base agli elementi a sua disposizione, che l’imputato non sia meritevole del beneficio.

La valutazione implicita del giudice

Nel caso specifico, la Corte d’appello aveva confermato il trattamento sanzionatorio formulando, seppur implicitamente, un giudizio sulla gravità del fatto e sulla personalità negativa dell’imputato, basato anche sui suoi precedenti. Questa valutazione, sebbene finalizzata alla determinazione della pena, è stata ritenuta valida anche per giustificare il diniego implicito delle pene sostitutive.

Le conclusioni

La sentenza n. 14963/2024 offre un’importante chiave di lettura dell’art. 545-bis c.p.p. e del ruolo delle pene sostitutive nel nuovo assetto processuale. La Corte di Cassazione ribadisce che l’accesso a benefici e facoltà processuali richiede un ruolo attivo della difesa. Non è possibile rimanere inerti e poi lamentare una violazione procedurale. La decisione sottolinea inoltre la natura discrezionale del potere del giudice nella concessione delle pene alternative, il cui mancato avviso non costituisce un vizio di nullità, ma riflette un giudizio di merito sull’inidoneità del condannato ad accedere a percorsi sanzionatori diversi dal carcere.

L’omissione dell’avviso sulla possibilità di accedere alle pene sostitutive rende nulla la sentenza?
No, secondo la Cassazione l’omissione dell’avviso previsto dall’art. 545-bis c.p.p. non determina la nullità della sentenza, in quanto presuppone una valutazione implicita del giudice circa l’insussistenza dei presupposti per accedere a tali misure.

La difesa può lamentare in Cassazione il mancato avviso sulle pene sostitutive se non ne ha mai chiesto l’applicazione?
No, la Corte ha ritenuto la doglianza preclusa. Il difensore che non ha sollecitato l’applicazione delle pene sostitutive nelle conclusioni o subito dopo la lettura del dispositivo non può dolersi in sede di impugnazione del mancato avviso da parte del giudice.

Il giudice è sempre obbligato a proporre all’imputato l’applicazione di una pena sostitutiva?
No, il giudice non è obbligato a proporla in ogni caso. È investito di un potere discrezionale e può formulare, anche implicitamente, un giudizio negativo sulla personalità dell’imputato o sulla gravità del fatto, ritenendolo non idoneo a beneficiare delle pene sostitutive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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