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Pene sostitutive: no in Cassazione per ius superveniens

Un individuo, condannato per estorsione tramite patteggiamento, ha fatto ricorso in Cassazione chiedendo l’applicazione delle nuove, più favorevoli, pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che l’applicazione di uno ius superveniens non rientra tra i motivi validi per impugnare un patteggiamento. Inoltre, ha chiarito che la competenza per tale richiesta, per le sentenze precedenti la riforma, spetta al giudice dell’esecuzione.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Ius Superveniens: la Cassazione Fissa i Paletti

L’introduzione di nuove pene sostitutive con la Riforma Cartabia ha sollevato importanti questioni interpretative, specialmente riguardo la sua applicazione a procedimenti già definiti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 1325/2024) fa chiarezza su un punto cruciale: è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per chiedere l’applicazione di queste nuove, più favorevoli, sanzioni? La risposta della Suprema Corte è netta e traccia un confine preciso tra le competenze del giudice di legittimità e quelle del giudice dell’esecuzione.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un imputato che aveva concordato una pena (patteggiamento) per il reato di estorsione, con sentenza emessa dal Tribunale di Foggia il 21 dicembre 2022. Successivamente, a decorrere dal 30 dicembre 2022, è entrata in vigore la Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), che ha introdotto l’art. 20-bis del codice penale, ampliando la facoltà del giudice di applicare pene sostitutive in caso di condanna a pene detentive brevi. L’imputato, tramite il suo difensore, ha quindi proposto ricorso per cassazione, chiedendo l’annullamento della sentenza di patteggiamento per consentire al tribunale di valutare l’applicazione di una pena sostitutiva, in virtù della nuova legge più favorevole (ius superveniens).

I Motivi del Ricorso: l’Applicazione Retroattiva delle Pene Sostitutive

Il ricorrente lamentava la mancata applicazione dello ius superveniens. La sua tesi si basava sul fatto che l’accordo sulla pena era stato formalizzato prima dell’entrata in vigore della riforma. Sosteneva, inoltre, che le disposizioni transitorie gli precludessero la possibilità di adire il giudice dell’esecuzione, rendendo il ricorso in Cassazione l’unica via per beneficiare della nuova normativa. La richiesta, quindi, era quella di annullare la sentenza con rinvio al giudice di merito per una nuova valutazione alla luce delle pene sostitutive.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per due ordini di ragioni, una di natura procedurale e una di merito.

In primo luogo, ha ricordato che i motivi per impugnare una sentenza di patteggiamento sono tassativamente indicati dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questi includono vizi della volontà, errata qualificazione giuridica del fatto o illegalità della pena. La richiesta di applicare una legge sopravvenuta non rientra in nessuna di queste categorie.

In secondo luogo, e in ogni caso, il ricorrente ha errato nell’individuare il giudice competente a cui rivolgere la sua istanza.

Le Motivazioni della Sentenza: Limiti all’Appello e Competenza del Giudice dell’Esecuzione

La Corte ha sviluppato un ragionamento chiaro e lineare, basato sia sulla normativa specifica del patteggiamento sia sulle disposizioni transitorie della Riforma Cartabia.

Inammissibilità per i Limiti del Patteggiamento

Il patteggiamento è il risultato di un accordo tra le parti. La sentenza che lo ratifica può essere contestata solo per vizi specifici che ne inficiano la validità intrinseca (ad esempio, se il consenso dell’imputato non era libero e consapevole) o per errori macroscopici (come una pena illegale). La pretesa di rinegoziare l’accordo alla luce di una legge successiva esula completamente da questi confini. La sentenza, al momento della sua emissione, era perfettamente legale e rifletteva la volontà delle parti e il quadro normativo allora vigente. Di conseguenza, il motivo del ricorso è stato giudicato estraneo a quelli consentiti dalla legge.

L’Errata Individuazione del Giudice Competente

Anche superando il primo ostacolo, la Corte chiarisce che la strada corretta non è il ricorso per cassazione. La disciplina transitoria della Riforma Cartabia (in particolare l’art. 95 del D.Lgs. 150/2022) ha previsto un meccanismo specifico per le sentenze pronunciate prima del 30 dicembre 2022. La Corte, richiamando un suo precedente orientamento (Cass. Pen. n. 37022/2023), ha affermato che l’istanza di sostituzione della pena detentiva deve essere presentata non al giudice dell’impugnazione, ma al giudice dell’esecuzione, entro il termine di trenta giorni dal momento in cui la sentenza diviene irrevocabile. Pertanto, il ricorrente avrebbe dovuto attendere il passaggio in giudicato della sentenza e poi attivare la procedura corretta in fase esecutiva.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Imputati

Questa ordinanza fornisce un’indicazione pratica fondamentale. Chi è stato condannato con una sentenza emessa prima del 30 dicembre 2022 e intende beneficiare delle nuove pene sostitutive non deve impugnare la sentenza in Cassazione su questo presupposto. Tale ricorso sarebbe dichiarato inammissibile. La via maestra, indicata dalla legge e confermata dalla giurisprudenza, è quella di presentare un’apposita istanza al giudice dell’esecuzione, rispettando il termine perentorio di trenta giorni dalla data in cui la condanna diventa definitiva. La decisione chiarisce quindi la corretta procedura da seguire, evitando di intraprendere percorsi processuali destinati al fallimento.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento in Cassazione per chiedere l’applicazione di una nuova legge più favorevole sulle pene sostitutive?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’appello contro una sentenza di patteggiamento è consentito solo per motivi specifici (es. vizio della volontà, errore di qualificazione giuridica), tra i quali non rientra la richiesta di applicare uno ius superveniens come le nuove pene sostitutive.

Se una sentenza è stata emessa prima del 30 dicembre 2022, come si può chiedere l’applicazione delle pene sostitutive previste dalla Riforma Cartabia?
La richiesta non va presentata alla Corte di Cassazione durante l’appello, ma deve essere proposta al giudice dell’esecuzione entro trenta giorni dal momento in cui la sentenza diventa definitiva (irrevocabile).

Perché il ricorrente è stato condannato solo al pagamento delle spese processuali e non anche a una sanzione economica (ammenda)?
Sebbene il ricorso fosse inammissibile, la Corte ha ritenuto che la questione legale sollevata avesse natura interpretativa e complessa, escludendo quindi la “colpa” del ricorrente nel proporre l’appello, che è un presupposto per l’applicazione dell’ammenda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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