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Pene Sostitutive: No dalla Cassazione in fase esecutiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata che chiedeva l’applicazione delle pene sostitutive, introdotte dalla Riforma Cartabia, in fase di esecuzione. La sentenza era diventata irrevocabile dopo l’entrata in vigore della riforma, ma il procedimento era ancora in fase di merito in quel momento. La Corte ha stabilito che, in base alle norme transitorie, la richiesta doveva essere presentata al giudice della cognizione e non a quello dell’esecuzione, rigettando anche la questione di legittimità costituzionale e privilegiando la certezza del giudicato.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive della Riforma Cartabia: Quando e Come si Applicano?

La Riforma Cartabia ha introdotto importanti novità nel sistema sanzionatorio penale, tra cui le pene sostitutive delle pene detentive brevi. Tuttavia, la loro applicazione è vincolata a precise regole procedurali e temporali, come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso in esame riguarda la richiesta di applicare tali pene in fase esecutiva per una condanna relativa a un processo ancora in corso al momento dell’entrata in vigore della riforma. La Suprema Corte ha fornito una risposta netta, tracciando un confine chiaro tra la fase di cognizione e quella di esecuzione.

I Fatti del Caso

Una persona veniva condannata dal Tribunale nel novembre 2022. La sentenza veniva poi parzialmente riformata in Appello, diventando irrevocabile nel novembre 2024. Nel frattempo, il 30 dicembre 2022, era entrata in vigore la Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), che ha introdotto le pene sostitutive. L’interessata, quindi, presentava un’istanza al Giudice dell’esecuzione per ottenere l’applicazione di una di queste nuove pene, più favorevoli rispetto alla detenzione. La Corte d’Appello, in funzione di Giudice dell’esecuzione, dichiarava l’istanza inammissibile. Contro tale decisione, la difesa proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle Pene Sostitutive

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di inammissibilità. Secondo i giudici, il ricorso era riproduttivo dell’istanza originaria e proponeva un’interpretazione in contrasto con la normativa e la giurisprudenza consolidata. La questione centrale non era se la nuova legge fosse più favorevole, ma quale fosse il momento e il giudice competente per chiederne l’applicazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si articola su due punti fondamentali: la corretta applicazione delle norme transitorie e la manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale.

Il Principio del Tempus Regit Actum e le Norme Transitorie

Il cuore della decisione risiede nell’articolo 95 del D.Lgs. 150/2022, la norma che disciplina il passaggio dal vecchio al nuovo sistema. La Corte ha sottolineato che, al momento dell’entrata in vigore della riforma (30 dicembre 2022), il procedimento in questione era ancora pendente nella fase di merito e non era ancora giunto in Cassazione.
In questi casi, la norma transitoria prevede esplicitamente che la richiesta di applicazione delle pene sostitutive debba essere presentata al giudice della cognizione, ovvero il giudice che sta celebrando il processo. Non è possibile, quindi, attendere che la sentenza diventi definitiva per poi avanzare la richiesta in sede esecutiva. La scelta del legislatore è stata quella di circoscrivere l’applicazione delle nuove norme alla fase processuale in cui la pena viene decisa e commisurata.

La Questione di Costituzionalità e la Tutela del Giudicato

La difesa aveva sollevato, in subordine, un dubbio di legittimità costituzionale, sostenendo che impedire l’applicazione delle nuove norme in fase esecutiva violasse gli articoli 3, 24 e 27 della Costituzione. La Cassazione ha ritenuto tale questione manifestamente infondata, richiamando una propria precedente pronuncia (Sez. 3, n. 47042/2023).

I giudici hanno ribadito che il principio di retroattività della legge penale più favorevole non è assoluto e inderogabile. Il legislatore può legittimamente porre dei limiti alla sua applicazione, specialmente quando sussiste l’esigenza di salvaguardare la certezza e la stabilità dei rapporti giuridici coperti dal giudicato. Le norme transitorie della Riforma Cartabia rappresentano una di queste deroghe, pienamente rientranti nella discrezionalità legislativa, finalizzate a evitare una riapertura generalizzata di processi già conclusi.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre un’indicazione chiara e perentoria agli operatori del diritto. Le pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia non possono essere richieste in sede esecutiva se, al momento dell’entrata in vigore della legge, il procedimento era ancora pendente in fase di merito. Questa interpretazione rafforza la distinzione tra la fase di cognizione, deputata alla determinazione della pena, e la fase di esecuzione, destinata all’attuazione di una sentenza ormai definitiva. La decisione bilancia l’innovazione normativa con il principio fondamentale della certezza del diritto e della stabilità del giudicato.

È possibile chiedere le pene sostitutive della Riforma Cartabia in fase di esecuzione per una sentenza diventata definitiva dopo l’entrata in vigore della riforma?
No, la Corte ha chiarito che se il procedimento era pendente in fase di merito all’entrata in vigore della riforma, la richiesta andava fatta al giudice della cognizione (il giudice del processo), non a quello dell’esecuzione.

La norma transitoria che limita l’applicazione delle pene sostitutive è incostituzionale?
Secondo la Cassazione, no. La Corte ha ritenuto la questione manifestamente infondata, affermando che il principio di retroattività della legge più favorevole non è assoluto e può essere derogato dal legislatore per tutelare la certezza dei rapporti giuridici coperti da giudicato.

Qual è il criterio principale per stabilire dove e quando chiedere le pene sostitutive?
Il criterio fondamentale è lo stato del procedimento alla data di entrata in vigore della Riforma Cartabia (30 dicembre 2022). Se il processo era ancora in corso nel merito, la richiesta doveva essere presentata in quella sede; non è possibile presentarla successivamente in fase esecutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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