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Pene sostitutive: no con rapina aggravata

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21964/2024, ha stabilito che le pene sostitutive non possono essere concesse a chi è imputato per rapina aggravata. Questa preclusione opera a prescindere dal fatto che nel processo siano state riconosciute circostanze attenuanti prevalenti su quelle aggravanti. La Corte ha chiarito che il bilanciamento delle circostanze incide solo sulla misura della pena (quoad poenam) e non sulla qualificazione giuridica del reato come ostativo, la quale impedisce l’accesso a tali benefici.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Rapina Aggravata: La Cassazione Fa Chiarezza

Con la recente sentenza n. 21964 del 2024, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un tema cruciale introdotto dalla Riforma Cartabia: l’accesso alle pene sostitutive. La decisione chiarisce in modo definitivo che la condanna per un reato grave come la rapina aggravata preclude la possibilità di sostituire il carcere con misure alternative, anche quando al condannato siano state riconosciute attenuanti prevalenti.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di rapina aggravata in concorso. Inizialmente, il Tribunale di Milano aveva emesso una sentenza di condanna. Successivamente, la Corte d’Appello di Milano, accogliendo una richiesta concorde delle parti, aveva parzialmente riformato la sentenza, rideterminando la pena.

In seguito alla lettura del dispositivo, era stata avanzata una richiesta di sostituzione della pena detentiva ai sensi dell’art. 545 bis del codice di procedura penale. Tuttavia, la stessa Corte d’Appello, su eccezione del Procuratore Generale, revocava la precedente ordinanza e rigettava la richiesta, ritenendo il reato in questione ostativo alla concessione del beneficio. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e le Pene Sostitutive

La difesa dell’imputato ha basato il ricorso su due argomentazioni principali:

1. L’efficacia del bilanciamento delle circostanze: Secondo il ricorrente, il fatto che il giudice di merito avesse giudicato le circostanze attenuanti generiche come prevalenti sull’aggravante della rapina avrebbe dovuto ‘neutralizzare’ la natura ostativa del reato. Di conseguenza, non vi sarebbe stato alcun impedimento all’applicazione delle pene sostitutive.

2. L’interpretazione dell’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario: La difesa sosteneva che la preclusione per i reati gravi, come la rapina aggravata, opera solo se vi sono collegamenti accertati con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva, circostanze assenti nel caso di specie.

La Disciplina Transitoria della Riforma Cartabia

La Corte ha preliminarmente affrontato la questione della legge applicabile. Il processo era pendente quando è entrato in vigore il D.Lgs. 150/2022 (Riforma Cartabia). La nuova normativa, pur introducendo la preclusione per i reati ex art. 4 bis, ha anche innalzato da due a quattro anni la soglia della pena detentiva sostituibile. Essendo quest’ultima modifica più favorevole nel caso concreto, la Corte ha stabilito che l’intera nuova disciplina dovesse essere applicata, comprese le sue parti sfavorevoli come la nuova preclusione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettando entrambe le argomentazioni della difesa.

In primo luogo, ha demolito la tesi sull’efficacia del bilanciamento delle circostanze. I giudici hanno chiarito che il giudizio di comparazione tra aggravanti e attenuanti (ex art. 69 c.p.) rileva solo quoad poenam, ovvero ai soli fini della determinazione della misura della pena. Tale giudizio non incide in alcun modo sulla qualificazione giuridica del reato. La norma che preclude le pene sostitutive (art. 59, l. 689/1981) fa riferimento al titolo di reato per cui si è ‘imputato’, guardando quindi alla fattispecie astratta contestata. La rapina aggravata rientra nell’elenco dei reati ostativi di cui all’art. 4 bis della legge sull’ordinamento penitenziario, e tale classificazione non viene meno per effetto del riconoscimento di attenuanti prevalenti.

In secondo luogo, la Corte ha respinto l’argomento relativo alla necessità di accertare legami con la criminalità organizzata. Ha spiegato che tale accertamento è previsto per ottenere benefici durante la fase di esecuzione della pena ed è di competenza del Tribunale di Sorveglianza, non del giudice della cognizione che decide sulla condanna. L’intento della Riforma Cartabia era proprio quello di ‘coordinare’ il sistema delle sanzioni sostitutive con le preclusioni già esistenti nell’ordinamento penitenziario, per evitare che le prime potessero diventare un modo per eludere le seconde. La preclusione, quindi, opera in via automatica per il solo fatto di essere stati condannati per uno dei reati elencati.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di diritto molto chiaro: per i reati considerati ostativi, come la rapina aggravata, la porta delle pene sostitutive è chiusa già in fase di cognizione. La valutazione del giudice si deve fermare al titolo del reato, senza che il giudizio sulle circostanze o l’assenza di legami con contesti criminali organizzati possano superare la preclusione legislativa. Questa pronuncia ribadisce la netta separazione tra il giudizio di merito, finalizzato all’accertamento della responsabilità e alla commisurazione della pena, e la fase esecutiva, unico ambito in cui possono essere valutate le condizioni per l’accesso a specifici benefici penitenziari.

Le circostanze attenuanti prevalenti su quelle aggravanti possono consentire l’applicazione di pene sostitutive per un reato ostativo come la rapina aggravata?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il bilanciamento delle circostanze ha effetto solo sulla determinazione della quantità di pena (quoad poenam) e non modifica la qualificazione giuridica del reato, che rimane ‘ostativo’ all’applicazione delle pene sostitutive.

Per negare le pene sostitutive per rapina aggravata, il giudice deve accertare un collegamento con la criminalità organizzata?
No. La preclusione all’accesso delle pene sostitutive opera per il solo fatto di essere imputati per un reato previsto dall’art. 4 bis della legge sull’ordinamento penitenziario, come la rapina aggravata. L’accertamento dei collegamenti con la criminalità organizzata è una valutazione riservata ad altri benefici e alla fase di esecuzione della pena, di competenza del Tribunale di Sorveglianza.

Quale disciplina si applica ai processi in corso al momento dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia in materia di pene sostitutive?
Si applica la legge considerata complessivamente più favorevole. Se la nuova normativa, pur contenendo aspetti sfavorevoli (come l’introduzione di una preclusione), è nel suo insieme più vantaggiosa per l’imputato (ad esempio, perché innalza la soglia di pena sostituibile), essa deve essere applicata nella sua interezza, compresi gli elementi peggiorativi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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