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Pene sostitutive: no all’obbligo di relazione UEPE

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva l’applicazione di pene sostitutive alla detenzione breve, in base alle norme transitorie della Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito che la procedura speciale per le sentenze già irrevocabili, gestita dal giudice dell’esecuzione, non richiede l’acquisizione obbligatoria della relazione dell’ufficio per l’esecuzione penale esterna, a differenza di quanto previsto per le nuove sentenze emesse dal giudice di cognizione.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Riforma Cartabia: La Cassazione Fa Chiarezza sulle Norme Transitorie

Con la sentenza n. 19777 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale relativa all’applicazione delle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022). La pronuncia chiarisce un importante aspetto procedurale riguardante le sentenze di condanna divenute irrevocabili prima dell’entrata in vigore della riforma, delineando i poteri e gli obblighi del giudice dell’esecuzione.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Sostituzione della Pena Detentiva

Il caso riguarda un uomo condannato con una sentenza divenuta definitiva nel marzo 2023 per fatti giudicati nel 2021. In seguito all’entrata in vigore della Riforma Cartabia, la sua difesa ha presentato un’istanza al Tribunale di Roma, in funzione di giudice dell’esecuzione, per ottenere la sostituzione della pena detentiva con misure alternative, quali la detenzione domiciliare o la semilibertà sostitutiva, avvalendosi delle norme transitorie previste dall’art. 95 del decreto riformatore.

Il Tribunale di Roma, tuttavia, ha rigettato la richiesta. Contro questa decisione, il condannato ha proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso: Logicità della Motivazione e Violazione Procedurale

La difesa ha articolato il ricorso su due principali motivi:

1. Vizio di motivazione: Si contestava la logicità delle argomentazioni del giudice, che aveva negato il beneficio basandosi sulla gravità della condotta, sull’inidoneità delle misure a prevenire la recidiva e sui precedenti penali. Secondo il ricorrente, il giudice non aveva adeguatamente considerato lo spirito della riforma, che mira a evitare il carcere per pene brevi.
2. Violazione di legge: Si sosteneva che il giudice dell’esecuzione avesse violato l’art. 545-bis del codice di procedura penale, omettendo di acquisire, prima della decisione, una relazione dall’ufficio per l’esecuzione penale esterna (UEPE).

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulle pene sostitutive

La Suprema Corte ha respinto entrambi i motivi, offrendo chiarimenti fondamentali sull’applicazione della nuova disciplina. La decisione si fonda su una distinzione netta tra il procedimento ordinario e quello transitorio.

Sulla Motivazione del Giudice dell’Esecuzione

La Cassazione ha ritenuto che la motivazione del Tribunale di Roma fosse pienamente logica e corretta. Il giudice dell’esecuzione aveva esercitato il proprio potere discrezionale in modo congruo, valutando elementi concreti come la condotta e i precedenti del condannato. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma solo di verificare la correttezza giuridica e la logicità del provvedimento impugnato, che in questo caso sono state confermate.

Sull’Inapplicabilità dell’Art. 545-bis c.p.p. al Rito Transitorio

Questo è il punto centrale e più innovativo della sentenza. La Corte ha spiegato che l’art. 545-bis c.p.p., che impone al giudice di acquisire una relazione dall’UEPE, è stato pensato per il giudice della cognizione, ovvero il giudice che emette la sentenza di condanna dopo l’entrata in vigore della riforma.

Il caso in esame, invece, rientrava nell’ambito delle norme transitorie (art. 95, d.lgs. 150/2022). Queste norme disciplinano una situazione specifica e diversa: la sostituzione di pene detentive inflitte con sentenze già passate in giudicato. Questa procedura, affidata al giudice dell’esecuzione, ha una natura particolare e non è soggetta agli stessi obblighi procedurali del rito ordinario. Pertanto, l’obbligo di acquisire la relazione UEPE non si applica a questa fase, che segue regole proprie.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica: la procedura per la richiesta di pene sostitutive in base alle norme transitorie della Riforma Cartabia è distinta e autonoma rispetto a quella ordinaria. Il giudice dell’esecuzione, nel decidere su pene inflitte prima della riforma, non è tenuto a seguire le modalità previste dall’art. 545-bis c.p.p., tra cui l’acquisizione della relazione dell’UEPE. La sua valutazione si basa sugli atti a sua disposizione, esercitando un potere discrezionale che, se motivato in modo logico e coerente, è insindacabile in sede di legittimità.

In base alle norme transitorie della Riforma Cartabia, il giudice dell’esecuzione è obbligato ad acquisire la relazione dell’ufficio esecuzione penale esterna prima di decidere sulla sostituzione di una pena?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo previsto dall’art. 545-bis cod. proc. pen. riguarda il giudice della cognizione in sede di condanna e non si applica al procedimento speciale e transitorio davanti al giudice dell’esecuzione per le pene già inflitte con sentenze irrevocabili.

Può il giudice dell’esecuzione negare le pene sostitutive basandosi sulla gravità dei fatti e sui precedenti penali del condannato?
Sì. La sentenza conferma che il giudice dell’esecuzione ha il potere discrezionale di valutare elementi come la condotta del condannato e i suoi precedenti penali per decidere se concedere o meno le pene sostitutive, purché fornisca una motivazione logica e congrua.

Qual è la differenza tra l’applicazione delle pene sostitutive da parte del giudice della cognizione e quella del giudice dell’esecuzione secondo le norme transitorie?
Il giudice della cognizione applica le pene sostitutive al momento della sentenza, seguendo la procedura ordinaria che include l’art. 545-bis cod. proc. pen. Il giudice dell’esecuzione, invece, interviene su sentenze già irrevocabili in base a norme transitorie (art. 95 d.lgs. 150/2022), seguendo una procedura diversa e specifica che non prevede l’applicazione dell’art. 545-bis.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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