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Pene sostitutive: no all’applicazione retroattiva

La Corte di Cassazione ha stabilito che le nuove pene sostitutive, introdotte dalla Riforma Cartabia, non possono essere applicate a condanne divenute definitive prima dell’entrata in vigore della legge. La richiesta di un condannato di sostituire una pena detentiva con una pecuniaria è stata respinta, poiché la disciplina transitoria limita l’applicazione delle nuove norme ai soli processi in corso. La Corte ha ribadito il principio di intangibilità del giudicato, escludendo una violazione del principio del favor rei.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Le Pene Sostitutive della Riforma Cartabia: la Cassazione nega la Retroattività

Con la sentenza n. 13112 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale relativa all’applicazione delle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia. La decisione chiarisce in modo definitivo che le nuove sanzioni, seppur più favorevoli, non possono essere applicate retroattivamente a condanne passate in giudicato prima dell’entrata in vigore della riforma. Questa pronuncia consolida il principio della certezza del diritto e dell’intangibilità del giudicato.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Condannato

Il caso ha origine dal ricorso di un soggetto condannato in via definitiva, con una sentenza del 2018, a una pena di un anno di reclusione. A seguito dell’entrata in vigore della cosiddetta Riforma Cartabia (D.Lgs. n. 150/2022), il condannato ha presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione, chiedendo che la sua pena detentiva fosse sostituita con la più favorevole pena pecuniaria, una delle nuove pene sostitutive previste dalla normativa.

Il giudice dell’esecuzione del Tribunale di Brescia aveva dichiarato inammissibile tale richiesta. La motivazione si basava sulla disciplina transitoria della riforma (art. 95), la quale limita l’applicabilità delle nuove norme ai soli procedimenti penali pendenti in primo grado o in appello al momento della sua entrata in vigore (30 dicembre 2022).

La Decisione della Corte di Cassazione sulle Pene Sostitutive

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del condannato, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. I giudici hanno stabilito che l’istanza di sostituzione della pena non poteva essere accolta, poiché la sentenza di condanna era divenuta irrevocabile ben prima dell’introduzione delle nuove pene sostitutive.

La Corte ha chiarito che, in assenza di una specifica previsione normativa che estenda l’applicazione delle nuove norme ai giudicati, la scelta della pena è una prerogativa esclusiva del giudice del processo di cognizione (cioè il giudice che accerta il reato e determina la pena) e non può essere rimessa in discussione in fase esecutiva.

Le Motivazioni: Perché la Riforma Cartabia non è Retroattiva per i Giudicati

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri fondamentali: l’interpretazione della disciplina transitoria e il principio di intangibilità del giudicato.

Il Principio di Intangibilità del Giudicato

La Cassazione ha sottolineato che duplicare la competenza sulla scelta della pena in capo al giudice dell’esecuzione minerebbe il principio di intangibilità del giudicato. Una volta che una sentenza diventa definitiva, i rapporti giuridici da essa definiti devono essere stabili e certi. Permettere una rinegoziazione della pena in fase esecutiva sulla base di leggi successive creerebbe incertezza e andrebbe contro questo principio cardine dell’ordinamento.

La Disciplina Transitoria e il Principio del Favor Rei

Il ricorrente aveva invocato il principio del favor rei, secondo cui si dovrebbe applicare la legge successiva più favorevole. Tuttavia, la Corte ha precisato che tale principio non è assoluto e inderogabile. Il legislatore può prevedere delle deroghe, specialmente per salvaguardare la certezza dei rapporti coperti dal giudicato. L’art. 95 della Riforma Cartabia rappresenta proprio una di queste deroghe legittime, limitando espressamente il campo di applicazione delle nuove pene sostitutive ai processi ancora in corso. La Corte ha inoltre dichiarato manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata, ribadendo che la scelta del legislatore di non estendere la retroattività ai giudicati rientra nella sua discrezionalità e non viola gli articoli 3, 24 e 27 della Costituzione.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce un confine chiaro: le opportunità offerte dalle pene sostitutive della Riforma Cartabia sono riservate a chi era sotto processo al momento dell’entrata in vigore della legge. Per tutti coloro la cui condanna era già definitiva, la pena originaria rimane valida e non può essere modificata. La decisione rafforza la stabilità delle sentenze definitive, confermando che le riforme legislative, anche se migliorative per i condannati, non possono, di norma, riaprire casi già chiusi dalla giustizia.

Le nuove pene sostitutive della Riforma Cartabia si applicano a sentenze già definitive?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che le nuove pene sostitutive si applicano solo ai procedimenti penali che erano in corso (in primo grado o in appello) al momento dell’entrata in vigore della riforma (30 dicembre 2022) e non a quelle già passate in giudicato.

Perché la Corte non ha applicato il principio del favor rei (legge più favorevole)?
La Corte ha spiegato che il principio del favor rei non è assoluto e può essere derogato dal legislatore. La disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95) rappresenta una deroga legittima, finalizzata a salvaguardare la certezza del diritto e l’intangibilità delle sentenze definitive.

Chi è competente a decidere sull’applicazione delle pene sostitutive?
La competenza a scegliere e applicare le pene, incluse quelle sostitutive, appartiene esclusivamente al giudice della cognizione, ovvero il giudice che si occupa del processo di merito prima che la sentenza diventi definitiva. Il giudice dell’esecuzione non ha il potere di modificare una pena già stabilita in una sentenza irrevocabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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