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Pene sostitutive: l’obbligo di motivazione del giudice

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna della Corte d’Appello di Torino a causa di un vizio di motivazione. I giudici di secondo grado non avevano fornito alcuna spiegazione per aver respinto la richiesta dell’imputato di sostituire la pena detentiva con una pena pecuniaria, come previsto dalle nuove norme sulle pene sostitutive. La Suprema Corte ha ribadito che, sebbene la scelta sia discrezionale, il giudice ha sempre l’obbligo di motivare la propria decisione, specialmente di fronte a una richiesta esplicita della difesa e al parere favorevole del pubblico ministero.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Obbligo di Motivazione: la Cassazione Annulla per Difetto di Giustificazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 2595/2024) riafferma un principio fondamentale del diritto processuale penale: l’obbligo del giudice di motivare le proprie decisioni. Il caso in esame riguarda il diniego non giustificato di applicazione delle pene sostitutive, istituto potenziato dalla Riforma Cartabia, che rappresenta un pilastro per un sistema sanzionatorio più moderno e alternativo al carcere. La decisione evidenzia come la discrezionalità del giudice non possa mai tradursi in arbitrarietà.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per il reato di cui all’art. 642 del codice penale, confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Torino. Durante il processo d’appello, la difesa dell’imputato aveva avanzato una richiesta specifica: la sostituzione della pena detentiva con una pena pecuniaria, in applicazione delle nuove disposizioni introdotte dall’art. 20-bis del codice penale. Sorprendentemente, anche il Procuratore Generale aveva espresso parere favorevole a tale richiesta.

Nonostante ciò, la Corte d’Appello, nel confermare la condanna, ometteva completamente di pronunciarsi su questo punto nel corpo della motivazione. Di fronte a questo silenzio, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione per mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità, ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. e) del codice di procedura penale.

La Decisione della Cassazione sulle Pene Sostitutive

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Ha annullato la sentenza impugnata, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte di Appello di Torino per un nuovo giudizio, limitatamente alla questione dell’applicazione della sanzione sostitutiva. Il fulcro della decisione risiede nel mancato adempimento dell’obbligo di motivazione da parte del giudice di secondo grado.

Il Principio della Discrezionalità Motivata

La Cassazione ha chiarito che, sebbene l’applicazione delle pene sostitutive rientri nella discrezionalità del giudice, tale potere deve essere esercitato in modo trasparente e giustificato. Il giudice è tenuto a esporre le ragioni che lo hanno portato ad accogliere o, come in questo caso, a respingere la richiesta della difesa. Un’omissione totale della motivazione su un punto così cruciale, sollevato esplicitamente dalle parti, costituisce un grave vizio che inficia la validità della sentenza.

Le Motivazioni della Sentenza

Il Collegio ha ripercorso la logica della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), che ha inteso integrare stabilmente le pene sostitutive nel sistema penale generale, superando la logica della legislazione speciale precedente (Legge n. 689/1981). Le nuove norme, compreso l’art. 545-bis del codice di procedura penale, sono state concepite per favorire l’applicazione di sanzioni alternative alla detenzione per pene fino a quattro anni, a meno che non sia stata concessa la sospensione condizionale.

Nel caso di specie, la Corte territoriale non ha fornito alcun elemento per comprendere perché abbia deciso di disattendere una richiesta avanzata dalla difesa e supportata dalla pubblica accusa. Questo ‘vuoto’ motivazionale ha reso impossibile per la Cassazione verificare la correttezza del percorso logico-giuridico seguito dal giudice d’appello, imponendo di conseguenza l’annullamento della decisione. La sentenza afferma implicitamente che il silenzio del giudice equivale a una decisione non motivata, e quindi illegittima.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche. Anzitutto, rafforza le garanzie difensive, assicurando che le istanze per l’applicazione di misure alternative alla detenzione ricevano una risposta esplicita e ragionata. In secondo luogo, serve da monito per i giudici di merito sull’importanza di redigere motivazioni complete, che diano conto di tutte le questioni sollevate nel processo. Infine, consolida l’applicazione delle pene sostitutive come strumento effettivo del sistema sanzionatorio, la cui negazione non può essere lasciata a una scelta insindacabile e silente, ma deve fondarsi su ragioni concrete e verificabili.

Quando un giudice nega la richiesta di pene sostitutive, è obbligato a spiegare il perché?
Sì, assolutamente. La sentenza chiarisce che il potere del giudice è discrezionale ma non arbitrario. La totale assenza di motivazione sul rigetto di una richiesta di pena sostitutiva costituisce un vizio di legittimità che porta all’annullamento della sentenza.

Che ruolo ha avuto la Riforma Cartabia in questo caso?
La Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) è centrale, poiché ha introdotto nel codice penale (art. 20-bis) e nel codice di procedura penale (art. 545-bis) una disciplina organica per le pene sostitutive, rendendole applicabili ai procedimenti in corso e rafforzando il loro ruolo come alternativa alla detenzione per pene fino a quattro anni.

Cosa succede se un giudice d’appello non motiva il rigetto di una richiesta di pena sostitutiva?
Come dimostra questo caso, la sentenza viene annullata dalla Corte di Cassazione con rinvio. Ciò significa che il procedimento torna a un’altra sezione della Corte d’Appello, la quale dovrà emettere una nuova decisione che includa una motivazione specifica e adeguata sul punto della sanzione sostitutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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