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Pene sostitutive: la richiesta spetta all’imputato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per guida senza patente con recidiva nel biennio. La Corte ha stabilito che la recidiva era correttamente configurata e, soprattutto, che l’applicazione delle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia non è un dovere d’ufficio del giudice, ma deve essere esplicitamente richiesta dalla difesa durante il giudizio di merito. L’omessa proposta da parte del giudice d’appello non costituisce motivo di nullità della sentenza.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Riforma Cartabia: la Richiesta Spetta all’Imputato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nell’applicazione delle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia: l’onere della richiesta grava sull’imputato e non è un obbligo del giudice proporle d’ufficio. Questa decisione chiarisce un aspetto cruciale della nuova disciplina, con importanti implicazioni per le strategie difensive nei procedimenti penali.

I Fatti del Caso: Dalla Guida Senza Patente alla Cassazione

Il caso riguarda un automobilista condannato per guida senza patente, reato contestatogli per aver commesso la violazione per la terza volta nel giro di due anni. La legge, infatti, prevede che la guida senza patente, se ripetuta in un biennio (la cosiddetta “recidiva nel biennio”), si trasformi da illecito amministrativo a reato.

Dopo la conferma della condanna a cinque mesi di arresto (con pena sospesa) da parte della Corte di Appello, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali: una sulla corretta configurazione della recidiva e l’altra, più rilevante, sulla mancata applicazione delle nuove pene sostitutive.

I Motivi del Ricorso: Due Questioni Giuridiche Cruciali

La difesa ha articolato il ricorso su due argomenti principali:

1. Errata configurazione della recidiva: Secondo il ricorrente, le due violazioni precedenti non potevano costituire il presupposto per la recidiva, in quanto già coperte da un precedente decreto penale di condanna. In sostanza, si sosteneva che il giudicato penale avesse “assorbito” le violazioni precedenti, impedendo che venissero usate per qualificare come reato il terzo episodio.
2. Mancata proposta delle pene sostitutive: Il motivo centrale del ricorso lamentava che la Corte d’Appello non avesse informato l’imputato della possibilità di sostituire la pena detentiva con una delle misure alternative previste dalla Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), come il lavoro di pubblica utilità o la detenzione domiciliare. La difesa riteneva che il giudice avesse l’obbligo di dare questo avviso, per incentivare l’uso delle nuove sanzioni.

Le Motivazioni della Cassazione sulle Pene Sostitutive

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, ritenendo il ricorso infondato.

Sul primo punto, i giudici hanno rapidamente liquidato la questione, affermando che l’impugnazione non si confrontava adeguatamente con la motivazione della sentenza d’appello, la quale aveva accertato con prove documentali l’irrevocabilità delle violazioni amministrative precedenti, che costituivano valido presupposto per la recidiva.

La parte più significativa della sentenza riguarda il secondo motivo, quello relativo alle pene sostitutive. La Corte ha stabilito con chiarezza che il giudice d’appello non ha alcun obbligo di proporre d’ufficio l’applicazione di tali pene. La richiesta deve provenire dalla parte interessata, ovvero dall’imputato.

I giudici hanno sottolineato diversi punti a sostegno della loro decisione:

* L’onere della richiesta: La normativa, così come interpretata dalla giurisprudenza consolidata, pone in capo all’imputato l’onere di avanzare la richiesta di sostituzione della pena. Tale richiesta deve essere formulata al più tardi durante l’udienza di discussione in appello.
* L’impossibilità in un rito non partecipato: Nel caso specifico, il processo d’appello si era svolto con rito “cartolare” (basato solo su atti scritti), senza la presenza delle parti. In un simile contesto, sarebbe stato impossibile per la Corte dare un avviso a una parte non presente.
* Il potere discrezionale del giudice: La Corte ha ribadito un principio fondamentale: “il giudice non deve in ogni caso proporre all’imputato l’applicazione di una pena sostitutiva, essendo investito, al riguardo, di un potere discrezionale”. Di conseguenza, l’omessa formulazione dell’avviso non comporta la nullità della sentenza, ma presuppone una valutazione implicita del giudice circa l’insussistenza dei presupposti per accedere alla misura.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre un’indicazione pratica di estrema importanza per gli avvocati difensori. L’introduzione delle pene sostitutive da parte della Riforma Cartabia ha aperto nuove possibilità per mitigare le conseguenze di una condanna a pene detentive brevi, ma l’accesso a tali benefici non è automatico. La decisione della Cassazione conferma che la difesa deve assumere un ruolo proattivo, formalizzando una specifica richiesta nei tempi e nei modi previsti dalla procedura. Attendere un’iniziativa del giudice non solo è infruttuoso, ma preclude la possibilità di lamentarsi successivamente della mancata applicazione di queste misure. Pertanto, la valutazione e la formulazione di un’istanza per le pene sostitutive devono diventare parte integrante della strategia difensiva fin dal primo grado di giudizio e, al più tardi, in appello.

Quando la guida senza patente diventa reato?
Secondo quanto emerge dalla sentenza, la guida senza patente si configura come reato quando la violazione viene commessa nuovamente entro due anni dalla precedente (recidiva nel biennio).

Dopo la Riforma Cartabia, il giudice d’appello deve proporre d’ufficio le pene sostitutive?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice non ha l’obbligo di proporre l’applicazione delle pene sostitutive. È onere dell’imputato farne esplicita richiesta al più tardi nel corso dell’udienza di discussione del gravame.

L’omessa proposta di applicare una pena sostitutiva da parte del giudice rende nulla la sentenza?
No, l’omessa formulazione dell’avviso o della proposta non comporta la nullità della sentenza. Secondo la Corte, tale omissione presuppone una valutazione implicita e discrezionale del giudice sull’insussistenza dei presupposti per concedere la misura alternativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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