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Pene sostitutive: la richiesta in appello è valida

Un automobilista, condannato per guida in stato di ebbrezza, ha richiesto l’applicazione di pene sostitutive, come i lavori di pubblica utilità, durante il processo d’appello. La Corte d’Appello ha ignorato la richiesta. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, stabilendo che la domanda di pene sostitutive è ammissibile fino all’udienza di discussione in appello e il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive in Appello: Fino a Quando si Può Fare Richiesta? La Cassazione Chiarisce

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione procedurale relativa alla richiesta di pene sostitutive nel corso del giudizio di appello. La decisione chiarisce i termini temporali per presentare tale istanza, affermando un principio di garanzia fondamentale per l’imputato e un preciso dovere di valutazione per il giudice. Il caso riguarda un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza che si è visto negare, per omissione, la possibilità di convertire la pena detentiva in lavori di pubblica utilità.

I Fatti del Caso

I fatti risalgono al febbraio 2020, quando un uomo, alla guida della sua auto, usciva di strada e si ribaltava. L’incidente causava danni a un palo della pubblica illuminazione e al cancello di un’abitazione privata. Gli accertamenti successivi rivelavano un tasso alcolemico nel sangue pari a 1,20 g/l, ben al di sopra del limite legale. A seguito di ciò, l’uomo veniva condannato sia in primo grado dal Tribunale di Forlì che in secondo grado dalla Corte di appello di Bologna per il reato di guida in stato di ebbrezza aggravata dall’aver provocato un incidente stradale.

Il Ricorso in Cassazione e le Pene Sostitutive

L’imputato, tramite il suo difensore, presentava ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando due principali vizi della sentenza d’appello.

La Tempistica della Richiesta

Il ricorrente sosteneva che la Corte d’appello avesse errato nel non applicare le nuove disposizioni sulle pene sostitutive introdotte dal D.Lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia). Pur avendo ricevuto la notifica dell’udienza di appello, l’imputato aveva prontamente depositato una richiesta per la sostituzione della pena detentiva con i lavori di pubblica utilità. Tale richiesta era stata poi ribadita oralmente durante l’udienza stessa.

L’Omessa Motivazione del Giudice

Il secondo motivo di ricorso, strettamente collegato al primo, denunciava una totale omissione di motivazione da parte della Corte d’appello. I giudici di secondo grado, infatti, non avevano in alcun modo menzionato né valutato la richiesta di applicazione dei lavori di pubblica utilità, né in senso positivo né negativo. Questo silenzio, secondo la difesa, costituiva un grave vizio della sentenza.

Le Motivazioni: Il Termine per la Richiesta delle Pene Sostitutive

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il secondo motivo di ricorso, assorbendo di fatto il primo. La Suprema Corte ha chiarito un punto cruciale introdotto dalla Riforma Cartabia: la tempistica per la richiesta di accesso alle pene sostitutive.

Richiamando il proprio orientamento prevalente, la Corte ha stabilito che, grazie alla disciplina transitoria (art. 95, D.Lgs. 150/2022), le nuove e più favorevoli sanzioni sostitutive sono immediatamente applicabili ai giudizi di appello in corso. Affinché il giudice sia tenuto a pronunciarsi, è necessaria una richiesta dell’imputato. Tuttavia, questa richiesta non deve essere necessariamente formulata nell’atto di appello iniziale.

La Corte ha specificato che l’istanza può intervenire in un momento successivo, purché avvenga al più tardi nel corso dell’udienza di discussione d’appello. Nel caso di specie, l’imputato aveva rispettato tale termine, presentando la richiesta dopo la notifica dell’avviso di fissazione udienza e ribadendola durante la stessa.

Di conseguenza, la Corte d’appello aveva l’obbligo di esaminare la domanda e di fornire una risposta motivata. Il fatto che non l’abbia nemmeno menzionata integra un vizio di omessa motivazione che impone l’annullamento della sentenza sul punto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Innanzitutto, rafforza le garanzie difensive, consentendo all’imputato di valutare l’opportunità di richiedere le pene sostitutive fino all’ultimo momento utile del processo d’appello. In secondo luogo, ribadisce il dovere del giudice di pronunciarsi su ogni istanza ritualmente presentata dalle parti, non potendo semplicemente ignorarla. La sentenza impugnata è stata quindi annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’appello di Bologna, che dovrà riesaminare il caso e decidere specificamente sulla richiesta di sostituzione della pena con i lavori di pubblica utilità.

È possibile chiedere le pene sostitutive per la prima volta durante il processo d’appello?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la richiesta può essere presentata anche dopo l’atto di appello, purché avvenga al più tardi durante l’udienza di discussione.

Cosa succede se il giudice d’appello non risponde alla richiesta di applicare i lavori di pubblica utilità?
La mancata pronuncia sulla richiesta costituisce un vizio di omessa motivazione. Questo comporta l’annullamento della sentenza, limitatamente al punto non deciso, con rinvio a un altro giudice per una nuova valutazione.

Le nuove norme sulle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia si applicano ai processi già in corso?
Sì, la sentenza conferma l’immediata applicabilità delle nuove e più favorevoli disposizioni sulle pene sostitutive ai giudizi di appello pendenti al momento dell’entrata in vigore della riforma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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