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Pene Sostitutive: la richiesta in appello è valida

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile una richiesta di applicazione di pene sostitutive. La richiesta, presentata dall’avvocato difensore all’interno dei motivi d’appello, è stata ritenuta valida, poiché la procura conferita per l’impugnazione copre anche tale istanza. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione nel merito della richiesta di sostituzione della pena.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: la Cassazione Conferma la Validità della Richiesta nell’Atto d’Appello

L’introduzione delle pene sostitutive con la Riforma Cartabia ha aperto nuove prospettive per la gestione delle pene detentive brevi. Tuttavia, le modalità procedurali per richiederle possono generare incertezze. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8421 del 2025, fa chiarezza su un punto fondamentale: la richiesta di sostituzione della pena con i lavori di pubblica utilità, se inserita nei motivi di appello dall’avvocato, è pienamente valida e non necessita di un atto separato firmato personalmente dall’imputato.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Messina. L’imputato, dopo la condanna in primo grado, presentava appello. Con la sentenza d’appello, la pena veniva ridotta, ma la Corte territoriale dichiarava inammissibile la richiesta di sostituire la pena detentiva con i lavori di pubblica utilità.

La motivazione della Corte d’Appello si basava su un presupposto formalistico: la richiesta non era stata avanzata personalmente dall’imputato né da un suo procuratore speciale. Contro questa decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che la richiesta era stata legittimamente inserita all’interno dell’atto di gravame e che il difensore era munito della necessaria procura.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle Pene Sostitutive

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata limitatamente al punto relativo alla pena sostitutiva e rinviando la questione a un’altra sezione della Corte d’Appello di Messina per un nuovo giudizio. I giudici di legittimità hanno ritenuto errata la decisione della corte territoriale, stabilendo un principio di fondamentale importanza pratica.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su una chiara interpretazione delle norme procedurali, alla luce delle novità introdotte dalla Riforma Cartabia.

Il punto centrale della motivazione risiede nel fatto che la stessa sentenza d’appello riconosceva che la richiesta di pene sostitutive era contenuta in uno specifico motivo dell’atto di gravame. L’imputato aveva conferito al proprio difensore una procura per presentare l’appello. Di conseguenza, la volontà di richiedere la pena sostitutiva era stata espressa in modo inequivocabile all’interno di un atto processuale per il quale il difensore aveva pieno potere rappresentativo.

La Cassazione ha chiarito che, in tale contesto, non era necessaria un’ulteriore e separata manifestazione di volontà da parte dell’imputato. L’aver incluso la richiesta nei motivi di appello è una modalità pienamente legittima per portare tale istanza all’attenzione del giudice. La Corte territoriale, pertanto, ha commesso un errore escludendo l’esistenza di una richiesta valida e dichiarandola inammissibile su basi puramente formali.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche per la difesa. Essa conferma che l’avvocato difensore può, e deve, inserire la richiesta di accesso alle pene sostitutive direttamente nell’atto di appello, senza la necessità di ulteriori formalità che potrebbero complicare o ritardare il processo. La decisione rafforza il diritto dell’imputato a veder esaminata nel merito la propria istanza di accedere a misure alternative al carcere, evitando che cavilli procedurali possano precludere tale possibilità. In sintesi, la volontà espressa attraverso l’atto di gravame redatto dal difensore è sufficiente a incardinare validamente la richiesta davanti al giudice dell’impugnazione.

È necessario che l’imputato presenti personalmente la richiesta di pene sostitutive in appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la richiesta è valida se è inclusa nell’atto di appello presentato dal difensore munito di procura, in quanto la volontà dell’imputato è già espressa in modo inequivocabile all’interno del gravame.

Cosa ha sbagliato la Corte d’Appello secondo la Cassazione?
La Corte d’Appello ha erroneamente dichiarato inammissibile la richiesta, ritenendo necessaria una domanda personale dell’imputato o una procura speciale ad hoc, senza considerare che l’istanza era già validamente contenuta nell’atto di appello per il quale il difensore aveva ricevuto mandato.

Qual è l’effetto della decisione della Cassazione in questo caso?
La sentenza della Corte d’Appello è stata annullata limitatamente al punto sulla pena sostitutiva. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della stessa Corte, che dovrà ora valutare nel merito la richiesta di applicazione dei lavori di pubblica utilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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