LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pene sostitutive: la richiesta è necessaria in appello

La Corte di Cassazione ha rigettato un ricorso relativo all’applicazione delle pene sostitutive. Gli imputati, dopo aver ottenuto una riduzione di pena sotto i 4 anni in un giudizio di rinvio, contestavano la mancata applicazione delle sanzioni alternative previste dalla Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito che, per beneficiare delle pene sostitutive, è indispensabile una richiesta esplicita da parte dell’imputato durante il processo d’appello, richiesta che nel caso di specie era mancata. La sentenza ha anche ribadito i limiti del giudizio di rinvio, vincolato ai soli punti della decisione annullati dalla precedente pronuncia.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene sostitutive: la richiesta è necessaria in appello

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 13795 del 2024, offre chiarimenti cruciali sull’applicazione delle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia e sui limiti decisionali del giudice nel giudizio di rinvio. La pronuncia sottolinea un principio fondamentale: per beneficiare delle sanzioni alternative alla detenzione, l’imputato deve assumere un ruolo attivo, formulando una richiesta esplicita. La mera sussistenza dei presupposti di legge, come una condanna inferiore ai quattro anni, non è sufficiente a far scattare un obbligo di valutazione da parte del giudice d’appello.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un procedimento penale per un delitto previsto dalla normativa sull’immigrazione. Inizialmente, la Corte d’Appello aveva negato agli imputati le circostanze attenuanti generiche. Questi avevano presentato ricorso in Cassazione, ottenendo un annullamento della sentenza limitatamente a quel punto specifico. La causa era stata quindi rinviata a un’altra sezione della Corte d’Appello.

Nel giudizio di rinvio, la Corte ha riconosciuto le attenuanti generiche nella loro massima estensione, rideterminando la pena per ciascun imputato da cinque anni a tre anni e quattro mesi di reclusione. Nonostante la sensibile riduzione, che portava la sanzione al di sotto della soglia dei quattro anni, gli imputati hanno proposto un nuovo ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso

I ricorrenti hanno basato il loro nuovo ricorso su due motivi principali:

1. Mancata applicazione dell’attenuante del contributo di minima importanza (art. 114 c.p.): Sostenevano che, essendo stata rivalutata la concessione delle attenuanti generiche, il giudice del rinvio avrebbe dovuto considerare anche l’attenuante del minimo contributo concorsuale, in quanto punto essenzialmente connesso.
2. Violazione delle norme sulle pene sostitutive: Lamentavano che la Corte d’Appello, dopo aver ridotto la pena entro il limite dei quattro anni, non li avesse avvisati della facoltà di accedere alle pene sostitutive, come previsto dall’art. 545-bis del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, fornendo importanti precisazioni sulla portata del giudizio di rinvio e sulle modalità di accesso alle sanzioni alternative.

Sul Limite del Giudizio di Rinvio

Riguardo al primo motivo, la Corte ha ribadito la distinzione tra “capo” e “punto” della decisione. L’annullamento precedente era circoscritto al solo “punto” relativo alle attenuanti generiche. Di conseguenza, su tutte le altre questioni si era formato un “giudicato parziale”, che vincolava la Corte d’Appello. La valutazione sull’attenuante del contributo di minima importanza costituisce un “punto” autonomo e non era connessa in modo inscindibile a quella sulle attenuanti generiche. Pertanto, il giudice del rinvio non poteva, né doveva, riesaminare tale questione.

Sull’Applicazione delle Pene Sostitutive e la Riforma Cartabia

La parte più rilevante della sentenza riguarda il secondo motivo. La Cassazione riconosce che la disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95 d.lgs. n. 150/2022) rende le nuove pene sostitutive applicabili ai processi in corso. Tuttavia, l’applicazione non è automatica. La norma sull’avviso da parte del giudice (art. 545-bis c.p.p.) presuppone una struttura processuale “bifasica”, ma non crea un diritto incondizionato per l’imputato.

Citando precedenti conformi, la Corte ha affermato un principio di diritto chiaro: affinché il giudice d’appello sia tenuto a pronunciarsi sull’applicabilità delle pene sostitutive, è necessaria una richiesta in tal senso da parte dell’imputato. Tale richiesta deve intervenire al più tardi nel corso dell’udienza di discussione in appello. Nel caso di specie, non risultava che gli imputati avessero mai avanzato tale richiesta durante il giudizio di rinvio. Di conseguenza, non possono dolersi in sede di legittimità della mancata concessione di un avviso da parte del giudice.

Le Conclusioni

La sentenza consolida due importanti principi procedurali. In primo luogo, il giudizio di rinvio ha un perimetro decisorio rigido, limitato esclusivamente ai punti della sentenza annullati dalla Cassazione. In secondo luogo, e con maggiore impatto pratico, l’accesso alle pene sostitutive della Riforma Cartabia non è un automatismo, ma richiede un’istanza di parte. La difesa ha l’onere di attivarsi e richiedere esplicitamente la valutazione di tali sanzioni alternative. Un atteggiamento passivo preclude la possibilità di lamentare in seguito la loro mancata applicazione, anche qualora i presupposti di pena fossero soddisfatti.

Dopo un annullamento parziale della Cassazione, il giudice del rinvio può esaminare questioni non indicate nel primo ricorso?
No. Il giudice del rinvio è vincolato al giudicato parziale formatosi sulle parti della sentenza non annullate. La sua cognizione è strettamente limitata ai soli “punti” della decisione che sono stati oggetto dell’annullamento, non potendo riesaminare altre questioni, anche se relative allo stesso capo d’imputazione.

Per ottenere le pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia in appello, è sufficiente che la pena sia inferiore a 4 anni?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che, affinché il giudice d’appello sia tenuto a valutare l’applicazione delle pene sostitutive, è necessaria una richiesta esplicita in tal senso da parte dell’imputato o del suo difensore.

Cosa succede se la difesa non richiede esplicitamente l’applicazione delle pene sostitutive durante il processo di appello?
Se la difesa non sollecita l’esercizio dei poteri di sostituzione della pena, l’imputato non può successivamente, in sede di impugnazione, lamentarsi del fatto che il giudice non abbia dato l’avviso previsto dall’art. 545-bis c.p.p. o non abbia applicato d’ufficio le sanzioni alternative.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati