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Pene sostitutive: la richiesta è necessaria in appello

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13383 del 2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia. La Corte ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per furto, il quale lamentava la mancata applicazione delle sanzioni alternative alla detenzione. È stato chiarito che, nei giudizi di appello, il giudice non è tenuto a valutare d’ufficio l’applicazione delle pene sostitutive se non vi è una richiesta esplicita da parte dell’imputato, da presentarsi al più tardi nel corso dell’udienza di discussione.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Riforma Cartabia: L’Onere della Richiesta in Appello

La recente Riforma Cartabia ha introdotto importanti novità nel sistema sanzionatorio penale, ampliando il ricorso alle pene sostitutive come alternativa alla detenzione. Tuttavia, la loro applicazione pratica continua a sollevare questioni interpretative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 13383/2024) ha chiarito un punto fondamentale: nei processi d’appello, l’imputato deve fare una richiesta esplicita per poter beneficiare di queste misure. Vediamo insieme il caso e le motivazioni della Corte.

Il Contesto del Caso: Dal Furto in Abitazione al Ricorso in Cassazione

La vicenda giudiziaria inizia con una condanna in primo grado per un furto in abitazione aggravato. La Corte di Appello di Genova, in parziale riforma della prima sentenza, aveva ridotto la pena a due anni e due mesi di reclusione e 400 euro di multa, ma senza concedere la sospensione condizionale della pena.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sollevando un’unica questione: la violazione di legge. Secondo la difesa, la Corte di Appello avrebbe dovuto avvisare l’imputato della possibilità di sostituire la pena detentiva con una delle pene sostitutive previste dalla nuova normativa, innescando il meccanismo procedurale dell’art. 545-bis del codice di procedura penale.

La Questione Giuridica sulle Pene Sostitutive

Il cuore del ricorso si basava sulla disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95 del D.Lgs. 150/2022), che rende le nuove norme sulle pene sostitutive applicabili anche ai processi in corso in primo grado e in appello al momento della sua entrata in vigore (30 dicembre 2022).

L’art. 545-bis c.p.p. prevede che, quando il giudice applica una pena detentiva non superiore a quattro anni e non concede la sospensione condizionale, deve informare le parti della possibilità di sostituire la pena. Questo meccanismo, definito a “struttura bifasica”, apre un contraddittorio specifico su questo punto. La difesa sosteneva che la Corte di Appello, non avendo attivato questa procedura, avesse violato la legge.

La Decisione della Cassazione: Nessun Automatismo in Appello

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che l’applicazione delle pene sostitutive non è un automatismo che il giudice deve considerare d’ufficio in ogni caso, specialmente in grado di appello.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della sentenza si fonda su un principio cardine: la natura discrezionale della scelta del giudice e la necessità di un impulso di parte. La Corte ha sottolineato che, sebbene la Riforma Cartabia sia applicabile ai processi in corso, per attivare la valutazione del giudice d’appello è necessaria una richiesta specifica dell’imputato. Questa richiesta non deve essere necessariamente contenuta nell’atto di gravame, ma può essere formulata fino all’udienza di discussione. In assenza di una tale istanza, il giudice non ha l’obbligo di motivare la mancata applicazione delle sanzioni alternative. La scelta di sostituire la pena, infatti, è una valutazione discrezionale basata sui criteri dell’art. 133 del codice penale, come l’idoneità della misura alla rieducazione del condannato e la prevenzione di futuri reati. Poiché nel caso specifico l’imputato non aveva mai avanzato alcuna richiesta in tal senso, la Corte di Appello ha legittimamente omesso qualsiasi valutazione sul punto.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante orientamento giurisprudenziale: la transizione verso un sistema sanzionatorio più moderno, che privilegia misure alternative al carcere, non esonera la difesa da un ruolo attivo. Per beneficiare delle pene sostitutive in appello, non basta sperare in una valutazione d’ufficio del giudice; è indispensabile formulare una richiesta chiara e tempestiva. Questa pronuncia serve da monito per gli operatori del diritto, ricordando che l’esercizio dei diritti processuali richiede un’azione proattiva e consapevole.

Dopo la Riforma Cartabia, il giudice d’appello deve sempre valutare l’applicazione delle pene sostitutive?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice è tenuto a pronunciarsi sull’applicabilità delle pene sostitutive solo se l’imputato ne fa esplicita richiesta.

Entro quale momento deve essere presentata la richiesta per le pene sostitutive in appello?
La richiesta non deve necessariamente essere contenuta nell’atto di appello, ma deve essere formulata al più tardi durante l’udienza di discussione davanti alla Corte di Appello.

Cosa succede se l’imputato non chiede l’applicazione delle pene sostitutive?
Se non viene avanzata alcuna istanza da parte dell’imputato, il giudice d’appello non ha l’obbligo di motivare la mancata applicazione delle pene sostitutive e può legittimamente confermare la pena detentiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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