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Pene sostitutive: la richiesta è necessaria in appello

Un imputato ha presentato ricorso in Cassazione contro una condanna per resistenza a pubblico ufficiale, lamentando sia vizi di motivazione sulla colpevolezza sia la mancata concessione delle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il primo motivo è stato giudicato una sterile ripetizione delle doglianze già respinte in appello. Riguardo le pene sostitutive, la Corte ha ribadito che, secondo la giurisprudenza consolidata, la loro applicazione in appello non è automatica ma richiede una specifica e tempestiva richiesta da parte dell’imputato, che nel caso di specie era mancata.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive in Appello: L’Importanza di una Richiesta Esplicita

L’introduzione delle pene sostitutive con la Riforma Cartabia ha rappresentato una svolta significativa nel sistema sanzionatorio penale, offrendo alternative concrete alla detenzione breve. Tuttavia, l’accesso a questi benefici non è automatico e richiede il rispetto di precisi oneri procedurali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per ottenere le pene sostitutive in appello, è indispensabile una richiesta esplicita da parte dell’imputato. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni della Suprema Corte.

Il Contesto del Ricorso: Resistenza e Mancata Richiesta

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro la sentenza della Corte d’Appello che confermava la sua condanna per il reato di resistenza a un pubblico ufficiale, previsto dall’art. 337 del codice penale.
Il ricorrente basava la sua impugnazione su due principali motivi:
1. Una presunta violazione di legge e un difetto di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale.
2. La mancata concessione di una pena sostitutiva della pena detentiva, in violazione dell’art. 20-bis del codice penale.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha ritenuto il ricorso interamente inammissibile, fornendo chiarimenti cruciali su entrambi i fronti, ma con un’attenzione particolare alla questione procedurale legata alle pene sostitutive.

L’Analisi della Cassazione sui Motivi di Ricorso

La Suprema Corte ha smontato le argomentazioni difensive evidenziando vizi procedurali che ne hanno precluso l’esame nel merito.

La Genericità del Primo Motivo

Il primo motivo, relativo alla colpevolezza, è stato liquidato come inammissibile perché non rappresentava una critica concreta e specifica alla sentenza d’appello. Secondo i giudici, il ricorrente si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel precedente grado di giudizio, senza confrontarsi efficacemente con le ragioni logiche e giuridiche esposte dalla Corte territoriale. Questo atteggiamento rende il motivo di ricorso non specifico, ma solo apparente, violando i requisiti imposti dal codice di procedura penale.

Il Principio Decisivo sulle Pene Sostitutive

Il secondo motivo, cuore della pronuncia, è stato giudicato manifestamente infondato. L’imputato lamentava che il giudice d’appello non avesse applicato le nuove pene sostitutive. La Cassazione ha però richiamato la sua consolidata giurisprudenza, formatasi all’indomani della Riforma Cartabia, per chiarire un punto essenziale. In base alla disciplina transitoria, affinché il giudice di appello possa pronunciarsi sull’applicabilità delle nuove sanzioni, è necessaria una richiesta esplicita da parte dell’imputato.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha specificato che tale richiesta non deve obbligatoriamente essere inserita nell’atto di gravame iniziale o in motivi nuovi, ma deve comunque pervenire al giudice al più tardi nel corso dell’udienza di discussione d’appello. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente rilevato che l’imputato non aveva mai formulato tale richiesta. L’applicazione delle pene sostitutive non è un dovere d’ufficio del giudice, ma un diritto dell’imputato che deve essere esercitato attraverso un’esplicita manifestazione di volontà. La mancata richiesta ha quindi reso impossibile per il giudice di secondo grado anche solo valutare la concessione del beneficio.

Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione pratica di fondamentale importanza per la difesa tecnica. L’accesso ai benefici previsti dalla legge, come le pene sostitutive, è subordinato non solo alla sussistenza dei requisiti sostanziali, ma anche al rigoroso rispetto degli oneri procedurali. La pronuncia conferma che la passività processuale può costare cara: per beneficiare delle alternative al carcere introdotte dalla Riforma Cartabia, è imperativo che la difesa si attivi e presenti una formale e tempestiva richiesta al giudice competente. In assenza di tale iniziativa, la possibilità di evitare la detenzione, anche quando teoricamente possibile, svanisce.

È possibile ottenere le pene sostitutive in appello senza farne esplicita richiesta?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che è necessaria una richiesta in tal senso da parte dell’imputato, da formulare al più tardi nel corso dell’udienza di discussione d’appello.

Perché il primo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché è stato ritenuto una mera reiterazione dei motivi già presentati e respinti in appello, senza un confronto critico e specifico con le argomentazioni della sentenza impugnata.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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