Pene Sostitutive e Discrezionalità del Giudice: L’Analisi della Cassazione
L’applicazione di pene sostitutive in luogo della detenzione breve rappresenta un pilastro del sistema sanzionatorio moderno, volto al recupero del condannato e all’efficienza della giustizia. Tuttavia, la loro concessione non è un diritto automatico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini del potere discrezionale del giudice nel decidere se applicare o meno queste misure, anche alla luce delle recenti riforme legislative.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per un reato in materia di stupefacenti, qualificato come di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti. La condanna, emessa in primo grado dal Tribunale di Forlì, è stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Bologna.
L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la mancata sostituzione della pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità. I motivi del ricorso si basavano su una presunta violazione di legge e su un vizio di motivazione da parte dei giudici di merito nel negare la sanzione alternativa.
La Decisione della Corte di Cassazione sulle Pene Sostitutive
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: il ricorso era meramente riproduttivo di censure già esaminate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello. In sostanza, il ricorrente non ha presentato nuovi argomenti di legittimità, ma ha tentato di ottenere un nuovo giudizio sul merito della questione, operazione preclusa in sede di Cassazione.
Le Motivazioni: Il Potere Discrezionale del Giudice
Il cuore della pronuncia risiede nella riaffermazione della natura discrezionale della decisione del giudice in materia di pene sostitutive. La Corte ha chiarito che la sostituzione di una pena detentiva breve è una facoltà, non un obbligo, per il magistrato.
L’esercizio di questo potere, tuttavia, non è arbitrario, ma deve essere guidato dai criteri stabiliti dall’articolo 133 del Codice Penale. Questi criteri includono, tra gli altri:
* Le modalità del fatto commesso.
* La personalità del condannato.
La Corte ha sottolineato che il giudice non è tenuto ad analizzare minuziosamente ogni singolo parametro elencato nell’art. 133 c.p. Può, invece, basare la sua decisione sugli aspetti che ritiene decisivi per il caso specifico, come ad esempio la valutazione dell’inefficacia di una sanzione sostitutiva per quel determinato reo.
Importante è il richiamo alle recenti modifiche legislative (D.Lgs. 150/2022, noto come Riforma Cartabia), le quali, pur avendo ampliato l’ambito delle pene sostitutive, non hanno intaccato questo nucleo di potere discrezionale. Pertanto, se la decisione del giudice di negare la sostituzione è supportata da una motivazione adeguata, logica e non contraddittoria, essa sfugge al sindacato di legittimità della Cassazione.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. La principale implicazione è che la richiesta di accesso a pene sostitutive deve essere supportata da elementi concreti che convincano il giudice della loro adeguatezza al fine rieducativo e della loro efficacia nel prevenire la commissione di nuovi reati. Non è sufficiente appellarsi semplicemente alla brevità della pena.
Per la difesa, ciò significa che un eventuale ricorso contro un diniego deve concentrarsi su specifici vizi di legittimità della motivazione (es. manifesta illogicità o contraddittorietà), piuttosto che tentare di rimettere in discussione la valutazione di merito del giudice. La discrezionalità motivata del giudice di merito rimane il perno del sistema sanzionatorio anche in tema di pene alternative alla detenzione.
Un giudice può sempre rifiutare di sostituire una pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità?
Sì, il giudice ha un potere discrezionale in merito. La concessione di pene sostitutive non è un atto dovuto, ma una valutazione che il magistrato compie caso per caso. Tuttavia, l’eventuale diniego deve essere sempre supportato da una motivazione adeguata.
Su quali basi un giudice può negare la sostituzione della pena?
La decisione deve fondarsi sui criteri indicati dall’art. 133 del Codice Penale, che riguardano sia le modalità del reato commesso sia la personalità del condannato. Il giudice può basare il suo diniego anche solo su alcuni di questi aspetti, se li ritiene decisivi, come ad esempio la valutazione di inefficacia della sanzione alternativa per quel soggetto.
È possibile fare ricorso in Cassazione contro il diniego delle pene sostitutive?
Sì, è possibile, ma il ricorso sarà accolto solo se si dimostra un vizio di legittimità nella decisione del giudice, come una motivazione mancante, manifestamente illogica o contraddittoria. La Corte di Cassazione non può riesaminare il merito della scelta, ma solo controllare che sia stata presa nel rispetto della legge e con una motivazione corretta.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 26215 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 26215 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 25/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato il 07/04/1977
avverso la sentenza del 14/10/2024 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con la sentenza in epigrafe indicata, la Corte di appello di Bologna confermato la pronuncia di condanna emessa dal Tribunale Forlì il 6 luglio 202 nei confronti di NOME per il reato di cui all’art. 73, comma d.P.R. 9 ottobre 1990, così riqualificata l’originaria imputazione.
Avverso tale pronuncia ha proposto ricorso il difensore dell’imputat fondandolo su due motivi, con cui rispettivamente deduce violazione di legge vizio di motivazione con riguardo alla mancata sostituzione della pena nel lavo di pubblica utilità.
Il ricorso è inammissibile, perché meramente riproduttivo di profili censura già adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuri dalla Corte territoriale (p 2. sent. impugnata). Giova rammentare che sostituzione delle pene detentive brevi è rimessa ad una valutazione discrezion del giudice, che deve essere condotta con l’osservanza dei criteri di cui all’a cod. pen., prendendo in esame, tra l’altro, le modalità del fatto per il intervenuta condanna e la personalità del condannato (Sez. 3, n. 19326 d 27/01/2015, COGNOME, Rv. 263558; Sez. 2, n. 25085 del 18/06/2010, COGNOME, Rv. 247853; Sez. 2, n. 5989 del 22/11/2007, dep. 2008, COGNOME, Rv. 239494), pu senza dover esaminare tutti i parametri contemplati nella suddetta previsio potendo la sua discrezionalità essere esercitata motivando sugli aspetti rit decisivi in proposito, quali l’inefficacia della sanzione (Sez. 5, n. 109 26/01/2011, Orabona, Rv. 249717). In tema di pene sostitutive di pene detenti brevi, anche a seguito delle modifiche introdotte dal d.lgs. 10 ottobre 2022 n. il giudice resta vincolato nell’esercizio del suo potere discrezionale alla valut dei criteri di cui all’art. 133 cod. pen., sicché il suo giudizio, se adeguatamente motivato, come avvenuto nel caso di specie, sfugge al sindacato di legittimità (Sez. 3, n. 9708 del 16/02/2024, Tornese, Rv. 286031). Corte di Cassazione – copia non ufficiale
Alla declaratoria di inammissibilità del ricorso segue la condanna del ricorr al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore de Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento del spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa del
ammende.
Così deciso in Roma il 25 marzo 2025
Il Consigliere estensore
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