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Pene sostitutive: la Cassazione e la Riforma Cartabia

Un individuo è stato condannato per ricettazione e vendita di scarpe contraffatte. La Corte di Cassazione ha confermato la sua responsabilità, ma ha annullato la sentenza riguardo al diniego delle pene sostitutive. La Corte ha stabilito che le nuove norme più restrittive della Riforma Cartabia, che vietano il cumulo tra pene sostitutive e sospensione condizionale, non possono essere applicate retroattivamente a fatti commessi prima della loro entrata in vigore, in applicazione del principio della legge più favorevole al reo.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Riforma Cartabia: La Cassazione Chiarisce il Principio del Favor Rei

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un’importante questione relativa all’applicazione delle pene sostitutive a seguito della Riforma Cartabia. Il caso, originato da un’accusa di contraffazione di calzature di lusso, offre lo spunto per analizzare i principi che governano la successione delle leggi penali nel tempo, in particolare il principio del favor rei.

I Fatti del Caso: La Controversia sulle Scarpe Contraffatte

Il procedimento giudiziario ha inizio con la condanna di un individuo da parte del Tribunale di Udine, successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Trieste, per i reati di ricettazione e detenzione a scopo di vendita di 34 paia di scarpe. Tali calzature riproducevano illecitamente il marchio registrato di una nota azienda di moda, caratterizzato da un’iconica stella.

L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione dei giudici di merito, ha proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni sia di carattere processuale, relative alla valutazione delle prove, sia di carattere sostanziale, riguardanti la determinazione della pena.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su quattro motivi principali:

1. Errata applicazione della legge sulle pene sostitutive: Si contestava l’applicazione retroattiva di una norma della Riforma Cartabia (art. 61-bis della L. 689/1981) che vieta di concedere le pene sostitutive quando è già stata disposta la sospensione condizionale della pena.
2. Illogicità della motivazione sulla perizia: La difesa sosteneva che la perizia del consulente tecnico del Pubblico Ministero fosse viziata, in quanto basata su fotografie di un modello di scarpa non autentico usato come termine di paragone.
3. Inutilizzabilità della prova: Si deduceva che la perizia fosse inutilizzabile perché non vi era certezza che l’oggetto analizzato corrispondesse a quello sequestrato.
4. Travisamento della prova: Infine, si lamentava che la Corte d’Appello avesse ignorato le conclusioni del perito di parte, fondando la sua decisione esclusivamente sulla consulenza dell’accusa.

La Decisione della Corte: Respinte le Censure sulla Prova, Accolta la Questione sulle Pene Sostitutive

La Corte di Cassazione ha esaminato attentamente i motivi del ricorso, giungendo a una decisione articolata che distingue nettamente le questioni procedurali da quelle sostanziali.

Le Motivazioni

La Corte ha dichiarato inammissibili il secondo, terzo e quarto motivo di ricorso. I giudici hanno sottolineato che le censure relative a presunti errori nella consulenza tecnica del PM (l’uso di una foto di un prodotto non autentico e la mancata corrispondenza con il bene sequestrato) erano state sollevate per la prima volta in Cassazione. Tali doglianze, non essendo state presentate nel precedente grado di appello, sono state considerate nuove e quindi non ammissibili in sede di legittimità. Inoltre, la Corte ha chiarito che eventuali errori nel contenuto di una perizia non ne determinano l'”inutilizzabilità” ai sensi dell’art. 191 c.p.p., che si riferisce a prove acquisite in violazione di divieti di legge.

Al contrario, la Corte ha ritenuto fondato il primo motivo, quello relativo all’applicazione delle pene sostitutive. I giudici hanno ribadito un principio consolidato nella loro giurisprudenza: il divieto di applicare le pene sostitutive in caso di concessione della sospensione condizionale, introdotto dalla Riforma Cartabia, ha natura di legge penale sostanziale. In base al principio del favor rei (art. 2, comma 4, c.p.), in caso di successione di leggi penali, si applica quella più favorevole all’imputato. Poiché i fatti contestati risalivano al 2019, data anteriore all’entrata in vigore della Riforma, la Corte d’Appello aveva erroneamente applicato la nuova norma, più sfavorevole, negando la possibilità di sostituire la pena detentiva. La vecchia disciplina, più mite, non prevedeva tale incompatibilità.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al punto in cui era stata rigettata la richiesta di sostituzione della pena. La responsabilità penale dell’imputato per i reati di contraffazione è stata quindi confermata e resa definitiva. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Trieste, che dovrà riesaminare la richiesta di applicazione delle pene sostitutive, attenendosi alla normativa vigente all’epoca dei fatti, più favorevole al condannato. Questa decisione riafferma la centralità del principio di irretroattività della legge penale sfavorevole, un cardine dello stato di diritto.

La Riforma Cartabia si applica ai reati commessi prima della sua entrata in vigore?
No, in materia di pene sostitutive, se la nuova legge è meno favorevole, non può essere applicata retroattivamente. La Cassazione ha stabilito che il divieto di cumulare pene sostitutive e sospensione condizionale della pena, introdotto dalla Riforma, non vale per i fatti anteriori, in ossequio al principio della legge più favorevole al reo.

È possibile contestare per la prima volta in Cassazione la valutazione di una perizia?
No, la Corte ha dichiarato inammissibili le censure relative a presunti errori nella consulenza tecnica perché non erano state sollevate nel precedente grado di appello. Tali doglianze sono considerate nuove e non possono essere proposte per la prima volta in sede di legittimità.

La condanna per la contraffazione è stata annullata?
No, l’affermazione di responsabilità dell’imputato per i reati contestati è stata confermata ed è divenuta irrevocabile. La sentenza è stata annullata solo nella parte relativa al diniego della sostituzione della pena detentiva, punto che dovrà essere nuovamente giudicato dalla Corte d’Appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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