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Pene sostitutive: la Cassazione chiarisce la riforma

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza della Corte di Appello che negava l’applicazione delle nuove pene sostitutive, introdotte dalla Riforma Cartabia, a un condannato a sei mesi di reclusione. La Corte ha stabilito che la disciplina transitoria va interpretata in senso favorevole al reo, considerando che il ‘maggior favore’ non risiede solo nella possibilità di sostituzione, ma anche nelle condizioni più vantaggiose, come il nuovo criterio di calcolo per la pena pecuniaria. Il diritto di accedere alle nuove pene sostitutive, per i processi già in Cassazione al momento della riforma, prescinde dal fatto che la sostituzione fosse o meno possibile con la vecchia legge.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: La Cassazione Apre alla Riforma Cartabia anche per il Passato

La recente Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022) ha profondamente innovato il sistema sanzionatorio penale, potenziando l’istituto delle pene sostitutive per le pene detentive brevi. Una recentissima sentenza della Corte di Cassazione (n. 33840/2024) ha fornito un chiarimento fondamentale sulla sua applicazione nel tempo, affermando un principio di ampia portata a favore dei condannati.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato in via definitiva a una pena di sei mesi di reclusione. Successivamente, con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, presentava istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la sostituzione della pena detentiva in una pena pecuniaria, avvalendosi delle nuove e più favorevoli disposizioni.

La Corte di appello, tuttavia, dichiarava l’istanza inammissibile. Secondo i giudici di merito, la disciplina transitoria della riforma si applicherebbe solo se le nuove norme risultassero concretamente più favorevoli. Poiché una pena di sei mesi poteva essere sostituita anche con la vecchia normativa, la Corte non ravvisava alcun ‘maggior favore’ e, di conseguenza, precludeva l’intervento del giudice dell’esecuzione. Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle pene sostitutive

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. I giudici di legittimità hanno censurato l’interpretazione restrittiva della Corte di appello, delineando due principi cardine per l’applicazione delle nuove norme sulle pene sostitutive.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione si fonda su una duplice argomentazione, che tocca sia l’aspetto procedurale che quello sostanziale della nuova disciplina.

La Funzione ‘Recuperatoria’ della Norma Transitoria

In primo luogo, la Corte ha sottolineato la ‘funzione recuperatoria’ dell’art. 95 del d.lgs. n. 150/2022. Questa norma è stata pensata per consentire a chi si trovava già in fase di Cassazione al momento dell’entrata in vigore della riforma di non perdere l’opportunità di beneficiare delle nuove misure.

Secondo la Cassazione, il ‘maggior favore’ non va cercato solo nel confronto tra vecchia e nuova disciplina, ma risiede nella stessa possibilità, offerta dalla norma transitoria, di riaprire i termini per chiedere la sostituzione. Si tratta di un’opzione procedurale di favore che prescinde dalla circostanza che la sostituzione fosse, in astratto, già possibile sotto il vigore della legge precedente. In sostanza, la legge offre una nuova chance, e questa chance è di per sé un beneficio.

Il Principio del ‘Favor Rei’ e le Nuove Condizioni Sostanziali

Anche a voler seguire l’impostazione della Corte d’appello (basata sulla ricerca di un vantaggio sostanziale), la sua conclusione sarebbe comunque errata. La Cassazione evidenzia che la valutazione del ‘maggior favore’ deve essere completa e non può limitarsi al solo tetto di pena sostituibile.

Nel caso specifico della sostituzione in pena pecuniaria, la Riforma Cartabia ha radicalmente modificato il criterio di ragguaglio, ossia il calcolo per convertire i giorni di detenzione in euro. Con la nuova legge, il valore minimo giornaliero è stato abbassato, rendendo la conversione molto più vantaggiosa per il condannato. Pertanto, anche per una pena di sei mesi, la nuova disciplina si rivela sempre più favorevole rispetto alla precedente, in quanto porta a un ammontare della pena pecuniaria sostitutiva significativamente inferiore.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un punto fermo nell’interpretazione della Riforma Cartabia. Stabilisce che le nuove e più favorevoli pene sostitutive sono accessibili anche per sentenze passate in giudicato, attraverso il meccanismo previsto dalle norme transitorie. La valutazione del ‘maggior favore’ deve essere onnicomprensiva, tenendo conto di tutti gli elementi di novità, inclusi quelli procedurali e i criteri di calcolo, e non può essere limitata a un mero confronto sui limiti di pena. Questa decisione garantisce un’applicazione più equa e coerente dei nuovi istituti, in linea con la volontà del legislatore di ridurre il ricorso alle pene detentive brevi e promuovere percorsi sanzionatori alternativi.

La Riforma Cartabia sulle pene sostitutive si applica anche a sentenze diventate definitive prima della sua entrata in vigore?
Sì, la sentenza chiarisce che le norme transitorie (in particolare l’art. 95 del d.lgs. 150/2022) sono state create appositamente per consentire l’applicazione delle nuove disposizioni in fase esecutiva, anche per processi i cui ricorsi erano pendenti in Cassazione alla data di entrata in vigore della riforma.

Per applicare le nuove norme sulle pene sostitutive, è necessario dimostrare che la sostituzione non era possibile con la vecchia legge?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che il ‘maggior favore’ può consistere nella semplice opportunità procedurale di presentare l’istanza, grazie a una ‘funzione recuperatoria’ della norma che riapre i termini. Questo diritto sussiste indipendentemente dal fatto che la sostituzione fosse teoricamente ammissibile anche con la normativa precedente.

In che modo la nuova legge è considerata ‘più favorevole’ per la sostituzione della pena detentiva con una pena pecuniaria?
La sentenza sottolinea che la Riforma Cartabia ha innovato in melius (cioè in meglio) il criterio di ragguaglio per la conversione della pena. Il nuovo meccanismo di calcolo risulta economicamente più vantaggioso per il condannato, rendendo la disciplina novellata intrinsecamente più favorevole in tutti i casi di sostituzione con pena pecuniaria, a prescindere dall’entità della pena detentiva da sostituire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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