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Pene sostitutive: la Cassazione chiarisce i termini

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante l’applicazione delle pene sostitutive. L’imputato le aveva richieste in fase esecutiva, ma la Corte ha chiarito che, essendo il procedimento pendente in appello all’entrata in vigore della Riforma Cartabia, la richiesta doveva essere formulata dinanzi alla Corte d’Appello. La domanda è stata quindi ritenuta tardiva, stabilendo un importante principio sulla competenza e sulla tempistica per accedere a tali benefici.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Riforma Cartabia: la Cassazione fissa i paletti sulla richiesta

Con la recente ordinanza n. 45912 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire un aspetto cruciale della disciplina transitoria della Riforma Cartabia: la corretta tempistica e la sede processuale per richiedere l’applicazione delle pene sostitutive. La decisione sottolinea come un errore procedurale possa precludere l’accesso a benefici di legge, anche quando astrattamente applicabili. Il caso esaminato offre uno spaccato preciso delle regole che governano la transizione al nuovo sistema sanzionatorio.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza della Corte d’Appello di Venezia, che aveva respinto l’istanza di un condannato volta a ottenere la sostituzione della pena detentiva in fase esecutiva, ai sensi dell’art. 95 del D.Lgs. 150/2022. La Corte territoriale aveva giudicato la richiesta tardiva, argomentando che l’imputato avrebbe dovuto presentarla durante il giudizio di appello, svoltosi dopo l’entrata in vigore della riforma.

L’imputato, invece, ricorreva in Cassazione sostenendo che, alla data di entrata in vigore della normativa (30 dicembre 2022), il suo procedimento era ancora pendente proprio dinanzi alla Suprema Corte. Infatti, una precedente sentenza d’appello era stata annullata con rinvio dalla Cassazione stessa il 6 dicembre 2022. Secondo la sua tesi, questa circostanza avrebbe legittimato la richiesta al giudice dell’esecuzione una volta divenuta definitiva la condanna.

La questione sulle pene sostitutive e il giudizio della Cassazione

Il ricorrente insisteva su un’interpretazione della norma transitoria che, secondo la Suprema Corte, si poneva in netto contrasto sia con il tenore letterale della legge sia con la consolidata giurisprudenza di legittimità. Il nodo centrale era stabilire quale fosse l’autorità giudiziaria competente a decidere sull’istanza di pene sostitutive nel momento in cui la Riforma Cartabia è divenuta efficace.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso palesemente infondato, offrendo una spiegazione chiara e lineare della disciplina applicabile. I giudici hanno stabilito che, al momento dell’entrata in vigore della riforma, il procedimento non era pendente in Cassazione, bensì in grado d’appello, a seguito della precedente sentenza di annullamento con rinvio. Di conseguenza, l’autorità cui l’imputato avrebbe dovuto rivolgere la richiesta era la Corte d’Appello, e il termine ultimo per farlo era l’udienza di discussione dell’appello stesso.

La Corte ha richiamato il proprio orientamento (sent. n. 4934/2024), secondo cui la richiesta non necessita di forme particolari come l’atto di gravame o i motivi nuovi, ma deve comunque intervenire prima della chiusura della discussione in appello.

I giudici hanno inoltre precisato il perimetro applicativo dell’art. 95 D.Lgs. 150/2022, che prevede un’ultrattività della norma anche in fase esecutiva. Questa possibilità, tuttavia, è riservata esclusivamente ai procedimenti che erano pendenti dinanzi alla Corte di Cassazione al 31 dicembre 2022 e che si sono successivamente conclusi con un provvedimento definitivo. Solo in questo scenario, una volta formatosi il giudicato, il condannato può adire il giudice dell’esecuzione. Nel caso di specie, mancava il presupposto fondamentale: la formazione del giudicato. Il procedimento era ancora nella fase di cognizione (appello), e la richiesta doveva essere gestita in quella sede. Presentarla successivamente, dinanzi al giudice dell’esecuzione, si è rivelata una mossa proceduralmente errata e, pertanto, tardiva.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la richiesta di applicazione delle pene sostitutive deve essere presentata tempestivamente all’autorità giudiziaria dinanzi alla quale il procedimento è pendente. La disciplina transitoria della Riforma Cartabia, sebbene preveda una finestra di applicabilità in fase esecutiva, la circoscrive a condizioni ben precise che non erano soddisfatte nel caso in esame. La decisione serve da monito sulla necessità di una corretta interpretazione delle norme procedurali, il cui mancato rispetto può comportare la perdita definitiva di un beneficio di legge, con conseguenze dirette sulla libertà personale del condannato.

Quando va presentata la richiesta di applicazione delle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia?
La richiesta deve essere presentata al giudice dinanzi al quale il procedimento è pendente. Se il processo è in grado di appello, la richiesta deve essere formulata, al più tardi, nel corso dell’udienza di discussione d’appello.

In quali casi la richiesta di pene sostitutive può essere presentata al giudice dell’esecuzione?
La richiesta può essere presentata al giudice dell’esecuzione solo per i procedimenti che erano pendenti davanti alla Corte di Cassazione alla data del 31 dicembre 2022 e che si sono successivamente conclusi con una sentenza definitiva (passata in giudicato).

Cosa succede se la richiesta di pene sostitutive viene presentata all’autorità giudiziaria sbagliata o fuori termine?
Se la richiesta viene presentata tardivamente o a un giudice incompetente (ad esempio, al giudice dell’esecuzione quando era competente la Corte d’Appello), viene considerata inammissibile o tardiva e, di conseguenza, rigettata, precludendo la possibilità di ottenere il beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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