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Pene Sostitutive: la Cassazione chiarisce i criteri

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che negava le pene sostitutive a due sorelle, basandosi unicamente sui loro precedenti penali. La Suprema Corte ha chiarito che, per la concessione di pene sostitutive, il giudice deve effettuare una valutazione prognostica completa, considerando non solo il passato criminale, ma anche la condotta post-reato e le condizioni di vita personali del condannato, in linea con la Riforma Cartabia. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per un nuovo esame.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: La Valutazione Non Può Basarsi Solo sui Precedenti Penali

L’introduzione delle Pene Sostitutive con la Riforma Cartabia ha segnato una svolta nel sistema sanzionatorio italiano, mirando a ridurre il ricorso al carcere per pene detentive brevi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 12137 del 2024, interviene per delineare con precisione i confini della discrezionalità del giudice in materia, stabilendo che la decisione di negare una sanzione alternativa non può fondarsi esclusivamente sul curriculum criminale del condannato.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Sostituzione della Pena

Il caso riguarda due sorelle condannate a una pena di un anno e otto mesi di reclusione con una sentenza divenuta irrevocabile. Avvalendosi delle nuove disposizioni introdotte dal d.lgs. n. 150/2022, le due donne hanno presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la sostituzione della pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità o, in subordine, con la detenzione domiciliare.

La Decisione della Corte di Appello

La Corte di Appello di Bologna, tuttavia, ha respinto la richiesta. La motivazione del rigetto si basava su un giudizio prognostico negativo. Secondo i giudici di merito, la personalità delle condannate, desunta dai loro numerosi precedenti penali e da un cumulo di pene concorrenti, rendeva le misure alternative inadeguate a un percorso di rieducazione. La decisione si fondava, in sostanza, esclusivamente sul loro passato criminale.

L’Analisi della Cassazione: Oltre il Curriculum Criminale per le Pene Sostitutive

Le due sorelle hanno impugnato l’ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge e una motivazione illogica. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la decisione e rinviando il caso a un nuovo esame.

Il Ruolo del Giudizio Prognostico

La Cassazione ha ribadito che, secondo la nuova normativa (in particolare l’art. 58 della L. 689/1981, come modificato), il giudice deve effettuare un’attenta valutazione prognostica. L’obiettivo è stabilire se le sanzioni sostitutive siano più idonee alla rieducazione del condannato e alla prevenzione del pericolo di commissione di nuovi reati.

L’Importanza della Valutazione Personologica Complessiva

Il punto cruciale della sentenza risiede nell’affermazione che tale giudizio non può essere “meramente imperniato sulle precedenti condanne”. Il giudice dell’esecuzione ha il dovere di condurre una valutazione più ampia e approfondita, che tenga conto di tutti i criteri indicati dall’art. 133 del codice penale.

Le Motivazioni della Sentenza

Nelle motivazioni, la Suprema Corte ha specificato che una valutazione completa deve necessariamente includere:

1. La gravità del fatto: Analisi delle modalità con cui il reato è stato commesso.
2. I precedenti penali: Il curriculum criminale rimane un elemento rilevante, ma non esclusivo.
3. La condotta post delictum: Il comportamento tenuto dal condannato dopo la commissione del reato è un indicatore cruciale del suo percorso di revisione critica.
4. Le condizioni di vita e personali: È necessario considerare il contesto sociale, familiare e lavorativo del condannato.

La Corte di Appello, limitandosi a citare i precedenti penali, ha fornito una motivazione incompleta, omettendo quel doveroso giudizio prognostico che la legge richiede. È mancata una valutazione personologica a tutto tondo, essenziale per capire se le misure alternative potessero effettivamente assicurare la rieducazione e prevenire future recidive.

Le Conclusioni: Quali Implicazioni Pratiche?

Questa sentenza rappresenta un importante vademecum per i giudici dell’esecuzione. Affermando che il curriculum criminale non può essere l’unico parametro di giudizio, la Cassazione rafforza lo spirito della Riforma Cartabia: le pene sostitutive non sono un beneficio concesso con diffidenza, ma uno strumento ordinario del sistema sanzionatorio. La decisione impone ai tribunali di motivare in modo approfondito un eventuale diniego, conducendo un’analisi completa e personalizzata che guardi non solo al passato, ma anche e soprattutto alle prospettive future di reinserimento sociale del condannato.

È sufficiente il solo curriculum criminale per negare l’accesso alle pene sostitutive?
No, secondo la Corte di Cassazione non è sufficiente. La decisione del giudice deve basarsi su una valutazione prognostica più ampia, che non può essere imperniata esclusivamente sui precedenti penali del condannato.

Quali elementi deve considerare il giudice per decidere sulla concessione delle pene sostitutive?
Il giudice deve effettuare una valutazione completa della personalità del condannato, tenendo conto dei criteri dell’art. 133 c.p., che includono la gravità del reato, i precedenti penali, ma anche la condotta successiva al reato (post delictum) e le sue condizioni di vita e personali.

Qual è l’obiettivo del nuovo giudizio per le pene sostitutive?
L’obiettivo è accertare se le sanzioni sostitutive siano più idonee alla rieducazione del condannato e a prevenire la commissione di nuovi reati rispetto alla detenzione, scegliendo la misura che comporta il minor sacrificio della libertà personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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