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Pene Sostitutive: la Cassazione apre alla conversione

La Corte di Cassazione ha stabilito che un condannato può richiedere la conversione di una vecchia sanzione, come la libertà controllata, in una delle nuove pene sostitutive più favorevoli introdotte dalla Riforma Cartabia, come il lavoro di pubblica utilità. La sentenza chiarisce che la norma transitoria va interpretata in base al principio del favor rei, consentendo tale richiesta anche in fase esecutiva per le sentenze divenute irrevocabili dopo l’entrata in vigore della riforma. È stata così annullata la decisione di un Tribunale che aveva negato questa possibilità.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: La Cassazione Apre alla Conversione Post-Riforma Cartabia

Con la sentenza n. 20058/2025, la Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale della Riforma Cartabia: l’applicazione delle nuove pene sostitutive a condanne definite sotto il vigore della vecchia normativa. La Corte ha stabilito un principio fondamentale a favore del condannato, chiarendo che è possibile chiedere la conversione di una vecchia pena sostitutiva, come la libertà controllata, in una sanzione più favorevole introdotta dalla riforma, quale il lavoro di pubblica utilità. Questa decisione si fonda sul principio del favor rei e sulla funzione ‘recuperatoria’ delle norme transitorie.

Il Caso in Esame: Dalla Libertà Controllata al Lavoro di Pubblica Utilità

Il caso trae origine dal ricorso di un uomo condannato a un anno di reclusione con una sentenza della Corte d’Appello di Firenze. La pena detentiva era stata sostituita con la libertà controllata. La sentenza era diventata irrevocabile dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022). L’interessato, tramite i suoi legali, si era rivolto al Tribunale di Livorno, in qualità di giudice dell’esecuzione, per chiedere che la libertà controllata fosse a sua volta sostituita con il lavoro di pubblica utilità, una delle nuove pene sostitutive ritenuta meno afflittiva e più orientata alla risocializzazione.

La Decisione Negativa del Giudice dell’Esecuzione

Il Tribunale di Livorno aveva rigettato l’istanza. La sua interpretazione si basava sull’articolo 95, comma 2, del D.Lgs. 150/2022, il quale stabilisce che le sanzioni sostitutive della semidetenzione e della libertà controllata, se ‘già applicate’ al momento dell’entrata in vigore della riforma, continuano a essere disciplinate dalle vecchie regole. Secondo il Tribunale, il termine ‘già applicate’ includeva anche i casi in cui la sentenza fosse diventata irrevocabile dopo l’entrata in vigore della riforma. Di conseguenza, il giudice aveva concluso che dovesse applicarsi la regola dell’ultrattività della disciplina previgente, impedendo di fatto la conversione nella pena più favorevole.

Le motivazioni della Cassazione sulle pene sostitutive

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del condannato, annullando la decisione del Tribunale e offrendo un’interpretazione della norma transitoria radicalmente diversa e in linea con i principi costituzionali.

La Suprema Corte ha innanzitutto chiarito che l’interpretazione del giudice dell’esecuzione era errata e contraria sia al principio del favor rei (art. 2, comma 4, c.p.) sia alla ratio della stessa norma transitoria. La funzione dell’art. 95 è ‘recuperatoria’, ossia volta a consentire ai condannati di accedere ai nuovi e più favorevoli istituti anche se il loro procedimento si trova in uno stato avanzato.

Il punto centrale della decisione riguarda il significato della locuzione ‘già applicate’. Secondo la Cassazione, essa deve essere riferita esclusivamente ai casi in cui la sentenza che ha disposto la sanzione sostitutiva (come la libertà controllata) sia divenuta irrevocabile prima dell’entrata in vigore della riforma, ovvero prima del 30 dicembre 2022. Solo in questi casi la vecchia disciplina continua ad applicarsi. Per tutte le sentenze divenute irrevocabili dopo tale data, invece, si apre la possibilità per il condannato di chiedere l’applicazione delle nuove e più vantaggiose pene sostitutive.

La Corte ha inoltre sottolineato che non vi è alcuna ragione logica per negare la conversione. Il lavoro di pubblica utilità, rispetto alla libertà controllata, è considerato più favorevole perché meglio risponde alle esigenze di risocializzazione e rieducazione del condannato, mentre la libertà controllata ha una connotazione maggiormente retributiva.

Le conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Essa sancisce il diritto del condannato di accedere alle pene sostitutive più favorevoli introdotte dalla Riforma Cartabia anche in fase esecutiva, ogni qualvolta tale richiesta non sia stata possibile durante il processo di merito perché la riforma non era ancora in vigore. La decisione rafforza la portata innovativa della Riforma Cartabia, orientata a ridurre il ricorso al carcere per le pene brevi e a promuovere percorsi sanzionatori alternativi che favoriscano il reinserimento sociale del reo. In conclusione, per tutte le sentenze passate in giudicato dopo il 30 dicembre 2022, il condannato ha il diritto di chiedere al giudice dell’esecuzione di sostituire una vecchia sanzione con una delle nuove pene sostitutive, se ritenuta più favorevole.

È possibile chiedere la conversione di una pena sostitutiva come la libertà controllata, applicata con sentenza divenuta irrevocabile dopo la Riforma Cartabia, in una delle nuove pene più favorevoli?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è possibile. Il condannato ha il diritto di chiedere al giudice dell’esecuzione la conversione della pena in una sanzione più favorevole, come il lavoro di pubblica utilità, in virtù della funzione ‘recuperatoria’ delle norme transitorie della riforma.

Come va interpretata la locuzione ‘già applicate’ contenuta nell’art. 95 del D.Lgs. 150/2022?
Secondo la Suprema Corte, la locuzione ‘già applicate’ si riferisce esclusivamente alle pene sostitutive contenute in sentenze divenute irrevocabili prima della data di entrata in vigore della Riforma Cartabia (30 dicembre 2022). Per le sentenze passate in giudicato dopo tale data, si applica la nuova e più favorevole disciplina.

Perché la Corte ritiene il lavoro di pubblica utilità più favorevole della libertà controllata?
La Corte evidenzia che il lavoro di pubblica utilità si adatta meglio alle esigenze di risocializzazione e rieducazione del condannato, che rappresentano la finalità costituzionale della pena. Al contrario, la libertà controllata è considerata una misura maggiormente espressiva dell’esigenza retributiva della pena, con maggiori limitazioni alla libertà personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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